giovedì 22 novembre 2012 - angelo umana

Elles - Immaginarsi un’altra vita

Immaginare un’altra vita, leggermente più sregolata, staccandosi dai canoni che regolano i ruoli familiari dove è pur sempre la donna, anche se in carriera, a doversi occupare dei due figli, uno dei quali adolescente e “imprendibile”, della cucina, del bucato e della spesa, procurandosi o vagheggiando un po’ più di piacere, anche sessuale, o qualche deviazione dai soliti temi.

Ad Anne Benoit (Juliette Binoche), giornalista a Parigi, capita proprio di immaginarsi vite diverse (“Vite che non sono la mia” del film Tutti i nostri desideri) attraverso le esperienze di due giovani escort, che gliele raccontano lungo numerose interviste per un servizio che Anne sta scrivendo. Le avviene perfino di immaginarsi i partner occasionali delle “Elles” seduti alla sua tavola, ammiccanti, accanto agli amici invitati a cena che parlano noiosamente. È probabilmente per l’atmosfera interiore che queste due ragazze le creano che Anne si lascia un po’ andare, sembra ri-scoprire che i frutti di mare hanno un aspetto e un profumo che richiama il sesso femminile. 

Dal titolo e dal tema sembrava un film sociologico, di indagine sul mondo della prostituzione come scelta economica, visto il prezzo delle camere in città per le studentesse, che così si possono permettere i bei vestiti o “un super appartamento con un mese di quel lavoro a Parigi”. Lo è solo in parte, perché il film divaga poi su aspetti della vita familiare che non apportano alcun valore aggiunto e che resta, da questa parte, come un lavoro incompiuto.

L’indagine sul mondo delle escort rivela che queste si portano addosso quell’”odore orribile”, non quello degli uomini che le pagano, ma quello di muffa delle case popolari, dei mezzi insufficienti e degli stenti. Una delle voci di “Elles” dice che “ogni giorno decido che presto smetterò di farlo ma poi… è un po’ come fumare, è difficile smettere”. Gli uomini chiedono loro del “normalissimo sesso” o di essere semplicemente ascoltati, parlano soprattutto di lavoro e non si interessano minimamente della vita delle loro venditrici di piacere. Si tratta spesso di mariti annoiati o frustrati, cercano la pratica delle loro fantasie erotiche, cosa impossibile nel rapporto abitudinario domestico, del resto “una puttana è una puttana”, come dice il marito di Anne. Uno di essi vuole solo preparare alla escort il pollo al barolo con la ricetta di sua madre. Le “richieste particolari” non sono umilianti ma, nella vita privata delle ragazze, “mentire è l’aspetto più difficile”. Ne esce un quadro di ragazze consolatrici del mondo e la giornalista deve pure essersi chiesta se la sua vita è poi tanto meglio.

Nella parte familiare del film, quella non “compiuta”, Anne incontra solo una volta suo padre e non sembra entrarci molto col resto; gli presta un amorevole massaggio ai piedi mentre questo le dice “Il tempo è un compagno ingannatore, di colpo ci si trova vecchi”. Qualcosa di simile viene detto pure in This must be the place. Molte riserve sul film: per quanto Juliette Binoche riempia la scena e interpreti da par suo, pare che Malgoska Szumowska crei delle aspettative che poi non soddisfa. Indugiante e inconcludente.




Lasciare un commento