lunedì 27 novembre 2017 - Aldo Giannuli

Elezioni | Che risultati si profilano con questa legge elettorale?

Sembra che a marzo voteremo, dico sembra perché pare che siamo ancora piuttosto lontani dalla definizione dei collegi uninominali a proposito dei quali si è accesa una diatriba fra Minniti e la Boschi che lamenta alcune incongruenze nella mappa approntata dall’apposita commissione dell’Istat.

 

Per quanto ci sia un lasso minimo-massimo sin troppo ampio, è ovvio che lo spostamento di un paese da un collegio all’altro, poi mette in moto a ricaduta una serie di spostamenti e non è facile trovare la quadra, anche perché, se si apre il discorso, ogni parlamentare che pensa al suo collegio poi lo vuole disegnato come gli fa comodo e pretende di metterci bocca. Insomma, staremo a vedere.

Ora, però, facciamo un altro discorso: che risultati si profilano con questa legge elettorale?

Ovviamente, i sondaggi valgono quel che valgono, soprattutto quando non hai il disegno di collegi e circoscrizioni, non sai che liste si presenteranno, con quali alleanze e candidati, ecc. ma, tanto per iniziare a ragionarci su teniamo presente, con buona approssimazione, i dati che ci propongono i sondaggi, poi faremo in tempo a correggere tutto.

Il quadro sembra essere questo (ci riferiamo solo alla Camera):

Pd: dato fra il 22 ed il 25% è in costante diminuzione e non sappiamo se subirà una nuova scissione; al solito sembra molto forte nelle 4 regioni rosse (Toscana, Emilia, Umbria, Marche) e in qualche chiazza del meridione, mentre nel nord sembra avere qualche speranza solo in pochi collegi liguri e forse piemontesi. Unici alleati possibili sarebbero Alfano e Pisapia, oltre un po’ di microbi (radicali, socialisti, verdi ecc.) che, però, si erano reciprocamente esclusi, in ogni caso, si tratterebbe di un apporto complessivo che, nella migliore delle ipotesi, andrebbe fra il 3 ed il 4%. Dunque una coalizione fra il 25 ed il 29%, per cui assumiamo il valore medio del 27%.
Centro destra: in ascesa: 14- 16% tanto la Lega, quanto Forza Italia; 4-5% Fratelli d’Italia, eventuali altre liste di “quarta gamba” come quelle di Sgarbi-Tremonti o di Quagliariello-Tosi eccetera, un altro 1-4% nel migliore dei casi. E’ in ascesa, ma, ovviamente, un successo delle liste di “quarta gamba”, probabilmente toglierebbe qualcosa alle altre maggiori e vice versa, così come un’ avanzata della Lega toglierebbe a Fi e vice versa. Quindi, un risultato complessivo fra il 35 ed il 36% che gli darebbe la maggioranza relativa. Massiccia prevalenza nei collegi uninominali del nord, prevalenza in quelli del sud, quasi nessuno nel quadrilatero rosso.

M5s: accreditato di un 27-29%, ma con tendenza a calare. Nessun alleato. Nei collegi uninominali è possibile che ne conquisti doversi in Sicilia, qualcuno in Piemonte, Puglia, Sardegna, Lazio.
Sinistra: accreditata di un 5% circa (ma in Sicilia è andata sotto i pronostici), sostanzialmente stabile, tuttavia, potrebbe crescere sensibilmente nel caso di una nuova scissione del Pd. Prevalente presenza nelle regioni rosse e in alcune metropoli (restando, comunque, su livelli fortemente sotto maggioritari) Non si prevede che conquistino collegi uninominali salvo eventuali eccezioni.

Non sembra che ci siano altre liste che possano superare la soglia di sbarramento del 3% per cui accantoniamo momentaneamente questa fascia, come se non esistesse.

La legge attribuisce 232 seggi ai collegi uninominali e 398 alle circoscrizioni proporzionali, inoltre è previsto un premio di maggioranza per la lista di maggioranza relativa che superi il 40%.

Stando alle previsioni che abbiamo fatto, nessuno dei tre blocchi maggiori raggiungerebbe il 40%, anche se il centro destra potrebbe avvicinarsi sensibilmente all’obiettivo.

Applicando in modo assolutamente approssimativo le percentuali indicate (35% centro destra, 28% M5s, 27% Pd, 5% Sinistra) e riservando 4 seggi per le minoranze nazionali (Svp e Uv) abbiamo, molto approssimativamente)

Centro destra 150 seggi
M5s 120
Pd 117
Sinistra 7
Svp-Uv 4
Tot 398

Per i collegi uninominali la previsione è totalmente arbitraria sia perché non sappiamo neppure quale sarà la distribuzione dei seggi fra le diverse regioni, (ed in una grande regione come la Lombardia il totale può variare anche di 5-6 seggi), sia perché manca il disegno dei singoli collegi, sia perché è del tutto imprevedibile il risultato dei 12 collegi degli italiani all’estero.

Per cui ci regoliamo con valori convenzionali, oltre che del tutto approssimativi, tenendo presente che il centro destra è accreditato di prendere quasi tutti i seggi del nord ed il Pd quelli del quadrilatero rosso, mentre i 5s., avendo un elettorato distribuito più o meno equamente fra le varie regioni ne prenderebbero pochi qui e lì facciamo questa ipotesi (ripeto: ipotesi)

Centro destra 141
M5s 12
Pd 76
Minoranze 3
(Totale 232)

Abbiamo (avremmo) questi totali:
Centro destra 291
Pd 193
M5s 132
Sinistra 7
Uv-Spd 7

Per cui:
il centro destra, con il 35%dei voti popolari, avrebbe il 46,4% dei seggi,
il Pd con il 27% dei voti popolari avrebbe il 30,6% dei seggi,
il M5s con il 28% dei voti popolari avrebbe il 20,8% dei seggi
la sinistra con il 5% dei voti avrebbe l’1,1% dei seggi.

Il che, pur senza il premio di maggioranza, segnala un indice di disrappresentatività del 15% circa, che è già più del premio del 14%, anche se, in questo caso ad essere premiate sono due liste e non una.

Comunque, nessuno avrebbe la maggioranza assoluta e questo rimanda al problema di come fare un governo di coalizione e no ripetiamo cose già dette. Però il discorso non finisce qui, perché dobbiamo considerare due possibili 2sorprese”, cioè risultati anomali, oggi poco prevedibili ma che potrebbero verificarsi.

Prima sorpresa: per effetto congiunto di due dinamiche, il centro destra potrebbe raggiungere i 316 seggi della maggioranza assoluta. In primo luogo, se prendesse più seggi in collegi uninominali (ad esempio in tutti i 98 seggi del nord, 60 seggi nel sud e 8 nel centro totalizzerebbe 166 collegi uninominali che, con i 150 del proporzionale, darebbe, appunto, 316 seggi); in secondo luogo se ci fosse una forte dispersione con un alto numero di liste che prendono meno del 3%, per cui va disperso un 20% dei voti, i rispettivi seggi andrebbero redistribuito fra quelle che hanno superato la soglia, quindi ci sarebbero, in questo caso, ben 78 seggi da redistribuire ed ovviamente il centro destra sarebbe il più favorito: nel caso in ipotesi, potrebbe trattarsi fra i 25 ed i 30 seggi, sufficienti a produrre una maggioranza assoluta. Ma, ovviamente, potrebbe verificarsi un mix fra le due cose ( una dozzina di seggi di uninominale in più e una dozzina per effetto della redistribuzione dei voti dispersi) ed il risultato sarebbe lo stesso. Non è probabile che una di queste eventualità si verifichi, ma è possibile ed occorre tenerne contro. A questo proposito va detto che, stando ai sondaggi, l’unico contendente che potrebbe aspirare a questo risultato è il centro destra.

Seconda sorpresa: immaginiamo che si produca una seconda scissione nel Pd e che questa produca risultati apprezzabili nei collegi del quadrilatero rosso, vediamo cosa potrebbe accadere. Nel collegio X il Pd attualmente vince con il 43% dei voti, seguito dalla lista M5s con il 29% e, dunque, quello attualmente è un collegio sicuro (con uno stacco di oltre il 10%), ma, per effetto della scissione, che porta localmente la lista di sinistra al 15%, il Pd scende al 28% e, ad aggiudicarsi il collegio, è il M5s con il suo 29%. Ovviamente è un esempio puramente aritmetico, poi occorrerebbe vedere le dinamiche del voto utile, il travaso dei voti verso altre liste o verso l’astensione eccetera, ma anche questa è una possibilità di cui tenere conto, per di più, l’esempio che abbiamo fatto riguarda un collegio “blindato, ma ci sono parecchi collegi-bilico dove il Pd ha vinco con un margine del 2 o 3%e dove è molto più facile che questo possa accadere a vantaggio del M5s soprattutto nel quadrilatero rosso, e del centro destra soprattutto nel sud. Uno studio del Corriere valutava che i seggi a rischio potrebbero essere 35-40 di quelli dell’ultima tornata, ma si tratta di un conto totalmente aleatorio, non essendoci ancora i collegi.

Ultima riflessione: non convince la somma aritmetica fra i voti del Pd e quelli della sinistra, che dovrebbe incoraggiare l’alleanza, perché non è affatto detto che gli elettori della sinistra seguirebbero piattamente i loro dirigenti, infatti è prevedibile che una quota da precisare potrebbe spostarsi verso il M5s o l’astensione.

Morale: la cosa più probabile è che nessuno abbia la maggioranza assoluta ma questa possibilità c’è per il solo centro destra, il quadro è ancora in movimento e chi rischia l’osso del collo è il Pd che difficilmente terrà quota 25% e potrebbe anche scendere sotto il 20% per effetto tanto di eventuali scissioni, sia della “tassa sul terzo” che sposta il “voto utile” a favore per primi due contendenti. Auguri!




Lasciare un commento