mercoledì 19 aprile 2017 - Ercole Marchi

Egitto: l’Isis attacca il monastero di Santa Caterina

Ieri nella notte l’Isis ha attaccato il monastero di Santa Caterina, sulle montagne del Sinai, uno dei luoghi simbolo del cristianesimo in Medio Oriente. Un commando ha aperto il fuoco sul posto di polizia a guardia del monastero.

Un agente è stato ucciso, quattro feriti. Proteggevano il luogo sacro e la speranza dell’Egitto di continuare ad attirare viaggiatori stranieri. Poco dopo l’attacco è stato rivendicato sull’agenzia Aamaq. I terroristi hanno sparato da una posizione elevata, su una collina vicina al monastero. Santa Caterina è uno dei monasteri cristiani più antichi, in una valle desertica sacra pure ai musulmani, in mezzo a quello che gli storici egiziani chiamano lo «scatolone di sabbia». Che continua a eruttare pietre e violenza, anche se il presidente Abdel Fattah Al Sisi vuole riportare l’ordine nella penisola del Sinai. I suoi sceriffi piazzano posti di blocco da Nord a Sud, dalle montagne dominate dai beduini e dai gruppi che hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico al Mar Rosso con i villaggi di pescatori trasformati in resort turistici. Dopo gli attentati contro i cristiani copti, una quarantina di morti mentre si celebrava la domenica delle Palme, e a pochi giorni dalla visita di Papa Francesco in Egitto il prossimo 28 aprile, la protezione era aumentata. Anche davanti al monastero di Santa Caterina, che del Sinai è una delle attrazioni più conosciute. Infatti chi è stato in vacanza a Sharm sicuramente ha fatto l’escursione per visitare il Monastero.

Il responsabile del dipartimento informazione del ministero dell'Interno egiziano ha dichiarato in un comunicato che "molti elementi armati provenienti dalla montagna, di fronte a un check point sulla strada del monastero di Santa Caterina hanno aperto il fuoco contro le forze di polizia del Sinai. Si è avuto uno scambio di colpi d'arma da fuoco e i servizi di sicurezza hanno preso il controllo della situazione ferendo alcuni degli assalitori, obbligandoli a fuggire".

L’intelligence israeliana aveva mantenuto alto il livello di allerta e la frontiera era rimasta chiusa. Il Sinai collega due continenti, l’Africa e l’Asia, e si estende per 61 mila chilometri quadrati, due volte la valle e il delta del Nilo messi insieme, tre volte Israele e duecento la Striscia di Gaza. Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, lo definisce «il Far West sul nostro fronte Sud» e per evitare che la violenza tracimi collabora con il governo di Al Sisi. La penisola è rimasta fuori controllo per troppi decenni, i clan tribali che spadroneggiano sui pick-up armati di mitragliatrici sono tentati dalle dottrine oltranziste dei fondamentalisti e dalla sfida militare contro il governo centrale del Cairo. Le battaglie e gli scontri più pesanti sono di solito combattuti più a Nord, nella zona di El Arish. Per un paio di anni l’esercito è riuscito a contenere l’offensiva verso il Mar Rosso e gli obiettivi più riconosciuti come il monastero dedicato a Santa Caterina d’Alessandria.




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