mercoledì 25 agosto 2021 - La bottega del Barbieri

Ecuador: 9 bambine sconfiggono le grandi industrie petrolifere

Il 29 luglio 2021 i giudici della provincia ecuadoregna di Sucumbios, hanno emesso una sentenza storica: i “mecheros de la muerte” devono essere fermati.

di Maria Teresa Messidoro (*)

“Mecheros de la muerte” è il nome con cui le popolazioni delle province amazzoniche indicano i luoghi in cui si brucia il gas prodotto dall’estrazione del petrolio a 400 gradi (1).

Ciò avviene da più di cinquanta anni, da quando la multinazionale Chevron-Texaco perforò il primo pozzo commerciale nel 1967.

Vengono considerati “de la muerte” perché i gas emessi sono contaminanti, primi fra tutti il monossido di carbonio, il diossido di carbonio el’ossido di zolfo.

Dopo trent’anni di attività inquinante, la multinazionale Texaco, ora Chevron, era stata condannata al pagamento di 9 milioni di dollari, per rimediare nel limite del possibile ai danni effettuati; risarcimento che non è mai stato effettuato dalla compagnia, che in seguito ha abbandonato il paese, sostituita dalle altre imprese, come la Petroamazonas, statale.

Il documento “Mecheros en Ecuador”, pubblicato nel gennaio del 2020 dal collettivo “Eliminen los mecheros que encendemos la Vida” (Eliminate i mecheros per poter accendere la Vita), è risultato chiave nel processo, segnalando la presenza di ben 447 torri di combustione dei gas .

Inoltre, nella Riserva della Biosfera Yasuni, zona protetta per la sua biodiversità e divenuta durante la pandemia il luogo dell’isolamento volontario delle popolazioni indigene, sono stati contati 73 località con la presenza di mecheros.

Infine, il documento ricorda che chi corre più rischi di contrarre il cancro sono le bambini ed i bambini fino ai sei anni, dovuto al fatto che trascorrono più tempo per terra, portano alla bocca qualsiasi cosa e sono più a contatto con la polvere contaminante.

I tassi di incidenza del cancro riscontrati nella zona dove sono presenti i mecheros sono allarmanti: si parla di 535 casi ogni 100 mila abitanti, quando la media nazionale è di 152, secondo la Agencia Internacional para la Investigación en Cáncer (IARC), appartenente alla OMS. Secondo i dati ufficiali, nelle zone ecuadoregne dove è stata presente la Texaco questa cifra aumenta fino a 560 ogni 100 mila abitanti.

Le bambine Leonela, Daniela, Jhamilet, Skarlett, Dannya, Denisse, Evelin, Kerly e Jeyner, supportate da un gruppo di avvocate e avvocati ambientalisti, presentarono ufficialmente una denuncia il 18 febbraio del2020 nella provincia de Sucumbios, dove vive la maggioranza di loro.

Nella prima istanza, il Tribunale di Sucumbios negò la Acción de Protección, argomentando che non c’era violazione di diritti costituzionali; la sentenza fu condizionata dalle pressioni subite dalla giudice, minacciata di essere a sua volta denunciata se avesse accettato la domanda, con l’accusa di boicottaggio dell’industria petrolifera.

Il 26 marzo del 2020, le bambine hanno presentato un ricorso in appello alla Corte Provincial di Sucumbios, preoccupate per il trascorrere del tempo senza ottenere la giustizia sperata, per coloro che sono stati colpiti dal cancro e per coloro che sono già morti.

Ora, la sentenza storica ha affermato che lo Stato equadoregno non ha riconosciuto il diritto delle bambine a vivere in un ambiente sano ed ecologicamente equilibrato, non ha rispettato il loro diritto alla salute, senza promuovere l’uso di tecnologie pulite e energie non contaminanti e di basso impatto.

Come atto riparativo, la sentenza dispone che lo Stato debba eliminare i mecheros, quelli più vicini ai centri abitati entro 18 mesi, quelli più lontani entro il 2030; inoltre impone che si conceda il permesso di bruciare i gas soltanto in luoghi isolati, sempre e soltanto quando si utilizzeranno tecnologie a basso valore di contaminazione.

Inoltre il Ministero dell’Ambiente dovrà realizzare un piano annuale di monitoraggio di verifica del ristabilimento degli ambienti naturali dove risultano attualmente presenti i mecheros; questa misura dovrà avere carattere permanente, nel rispetto della Natura. Infine, lo stesso Ministero, in coordinazione con altre istituzioni pubbliche e imprese private, dovrà verificare la qualità e idoneità delle risorse idriche a disposizione della popolazione, soprattutto quelle che vivono attualmente vicino ai mecheros e spesso non dispongono di acqua potabile.

Il Ministero di Salute, invece, entro sei mesi dovrà effettuare una indagine ed uno studio medico che permetta di stabilire quanto l’attività idrocarborifera danneggia la popolazione e qualora si riscontrino dati significativi, dovrà essere implementata una Unità Clinica Oncologica.

Il Ministero Energia e Risorse Naturali non rinnovabili si impegnerà a scusarsi pubblicamente nei confronti delle bambine denuncianti e indirettamente di tutta la popolazione amazzonica, per non aver fatto rispettare le leggi statali in materia ambientale nel caso dei mecheros.

Secondo Luis Xavier Solis, avvocato specializzato in Diritti Umani della Natura e attivista, è sicuramente una sentenza insperata, anche se rimane un po’ di amaro in bocca per quei mecheros che rimarranno attivi fino al 2030.

“Le bambine hanno compiuto il loro dovere, ora tocca allo Stato compiere il proprio, in un atto di riparazione per le ingiustizie subite dalla popolazione in quasi sessant’anni di sfruttamento petrolifero” (2).

Secondo Maria Espinosa, avvocata di Amazon Frontlines, una delle organizzazioni non governative che hanno sostenuto la richiesta presentata dalle bambine, è una nuova vittoria storica per i diritti delle comunità, come quella ottenuta nel 2019 dagli indigeni waorani quando riuscirono ad impedire lo sfruttamento petrolifero del Bloque 22 o quella degli indigeni kichwa di Santa Clara quando si impedì la costruzione di una centrale idroelettrica sul fiume Platúa, per la quale non si era effettuata la prevista consultazione popolare e conteneva delle imprecisioni nello studio di impatto ambientale (4).

  1. Mechero letteralmente è l’accendisigari
  2. https://www.resumenlatinoamericano.org/2021/08/11/ecuador-nueve-ninas-de-orellana-y-sucumbios-vencen-a-la-industria-petrolera/
  3. https://es.mongabay.com/2021/02/ninas-ganan-demanda-mecheros-quema-de-gas-y-petroleo-ecuador/
  4. https://es.mongabay.com/2021/02/ninas-ganan-demanda-mecheros-quema-de-gas-y-petroleo-ecuador/

(*) vicepresidente Associazione Lisangà culture in movimento OdV




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