lunedì 14 dicembre 2015 - Giorgio Zintu

EcoRadicali a congresso. COP 21 deludente, così la febbre non si abbasserà

 Vittorio Ceradini e Fabrizio Cianci

ROMA – Qui a via di Torre Argentina, nella storica sede dei radicali italiani, i baci e gli abbracci tra i delegati per la chiusura della ventunesima Conferenza sul clima di Parigi non sembrano aver contagiato i partecipanti all’assemblea nazionale degli EcoRadicali, l’Associazione ecologista rifondata nel 2014 e oggi al suo secondo congresso.

Per Fabrizio Cianci, segretario uscente, è fuori luogo parlare di un accordo troppo frettolosamente annunciato come “storico” e del quale, per quanto non siano ancora noti i dettagli, paiono evidenti i limiti e le contraddizioni di fondo. Tagliare le emissioni sarà infatti una decisione che le nazioni adotteranno su base volontaria e con controlli poco chiari, il tutto proiettato in tempi tali da dilazionare “l’agonia del pianeta” più che rappresentare – sottolinea Cianci – l’uscita da un “modello di sviluppo al di fuori dei cicli di rigenerazione ecologica”. Insomma, l’accordo parigino è definito “storico” da quelle stesse élite che stanno trattando in segreto per il TTIP e che intravedono nell’emergenza climatica un nuovo business su cui puntare con i crediti di emissione o i certificati verdi .

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Vittorio Ceradini e Simone Lelli

Se sullo scenario globale domineranno le scelte al ribasso della COP 21, per gli Ecoradicali collocati nella nutrita galassia radicale il tema del giorno è cosa fare per Roma e per l’Italia, verificando la capacità di incidere con proposte e iniziative originali in un panorama affollato da associazioni e movimenti locali e nazionali.

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Marco Serventi

Al tradizionale cavallo di battaglia della caccia, approdato alla Camera dei deputati con una proposta di legge sulla riforma della caccia presentata dai deputati Rizzetto e Rostellato, gli ecologisti di area radicale hanno affiancato la difesa del “verde storico” romano, l’amianto e la necessità di un censimento per determinarne estensione e stato, il corretto uso degli oneri di urbanizzazione per verde e servizi , la coltivazione della canapa di cui l’Italia ha detenuto il primato della produzione e in procinto di ritornare in auge con una legge in dirittura d’arrivo in Parlamento, il contrasto all’irresistibile avanzata del biogas e agli incentivi pubblici alle industrie energivore che hanno drogato il mercato lasciando il conto alle economie familiari. Il “nostro paese, a dispetto dei particolarismi tanto cari agli italiani è straordinariamente unito nella illegalità, nel saccheggio di territorio e salute” – dice Cianci - e se Roma ha attirato le maggiori energie dell’associazione ecologista radicale, la spiegazione è semplice: la Capitale è il “palcoscenico ideale per rappresentare tutti i mali di un paese” divorato dalle “Grandi Opere” inutili, dalla BREBEMI all’Autostrada Tirrenica e alle trivelle tanto celebrate nei decreti “Sfascia Italia” e Decresci Italia”.

Nella relazione di Fabrizio Cianci c’è spazio anche per la polemica interna nei confronti del neo segretario dei Radicali Italiani Riccardo Magi, dal quale non è arrivata neanche una mail di risposta all’invito al congresso, nonostante avesse dichiarato di “tornare a rialzare le bandiere della laicità, del libertarismo e dell’ecologia”. Dell’esistenza di un’associazione ecologista radicale, Magi non deve essersene dimenticato del tutto perché in un SMS ha indirizzato gli auguri di buon lavoro al congresso giustificando l’assenza perché in viaggio per Torino.

Per il futuro gli ecoradicali, oltre i temi già individuati, puntano su due aree che sotto il profilo dei “cambiamenti climatici”, più realisticamente definiti da Vandana Shiva come Climate Chaos, sono sicuramente importanti: la campagna, che con l’agricoltura fornisce cibo al mondo, e la città, dove la concentrazione di abitanti ne fa lo spazio ideale per l’affermazione di una ineludibile responsabilità individuale negli stili di vita, nei consumi e nell’ambiente. Realtà diverse, in corso di trasformazione, ma entrambe determinanti per la salute del pianeta e dei suoi abitanti, uomini e animali compresi.

Così Marco Serventi, un esperto di agricoltura e in particolare di agricoltura biodinamica intervenuto nel dibattito, fa un richiamo esplicito all’importanza del cibo che non può essere considerato un bene industriale qualsiasi. E come dargli torto visto che spesso ignoriamo cosa introduciamo nel nostro organismo, quali trattamenti chimici o irradiazioni subisce il grano o la farina che finisce nel nostro pane. Eppure l’agricoltura e il ruolo delle buone pratiche nel trattamento della terra passano in secondo piano rispetto al prezzo finale del prodotto che si vuole sempre più basso, anche quando sono evidenti e provate le responsabilità dell’inquinamento del suolo, causate dalla moltitudine di prodotti chimici impiegati o della contaminazione delle falde acquifere. Che poi si sappia poco, salvo qualche scandalo isolato, dell’allevamento di animali è un dato di fatto. Spesso conta solo il prezzo al consumo, ma la grande quantità di latte per singola vacca nasconde i metodi utilizzati per ottenerla, accuratamente nascosti a chi quel latte lo consuma giornalmente, perché il diritto alla conoscenza non è affatto garantito.

Le strade per vincere la febbre del pianeta sono tante, passano per un uomo nuovo e un nuovo modello di sviluppo a cui gli Ecoradicali intendono contribuire, una sfida molto difficile alla quale non si sottraggono Fabrizio Cianci e Simone Lelli, confermati rispettivamente segretario e tesoriere, e Vittorio Ceradini nominato presidente.




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