lunedì 3 ottobre 2022 - Mario Barbato

Ecco perché il governo Meloni potrebbe durare poco

Forza Italia, Lega Nord, Partito Democratico, Lega di Salvini, Movimento Cinque Stelle. Avevano cominciato con grandi propositi, avevano inculcato nel popolo grandi speranze. Sono finiti tutti male. Dall'ascesa alla discesa il passato è stato breve. Meteore nate e precipitate in pochissimo tempo. Colpa di un popolo volubile che cerca sempre l'uomo della provvidenza, ma anche colpa di una classe politica mediocre che si presenta come il nuovo che avanza per poi rivelarsi il vecchio che si ripresenta.

Giorgia Meloni è l'ultima esponente di una serie di partiti che oggi ci sono e domani chissà. Negli ultimi tempi la sua ascesa è stata rapidissima. Dalle stalle alle stelle il passo è stato veloce. Fino a quando, però, comincerà la discesa, che consiglia la prudenza emersa quando Meloni, all'hotel Parco dei Principi, è apparsa preoccupata per le dimensioni di una vittoria che le consegna anche la responsabilità di guidare un Paese difficile come l'Italia. Giorgia Meloni, dopo la vittoria elettorale, è apparsa tutt'altro che trionfale. Il suo avvertimento agli alleati, “promettiamo solo quello che possiamo mantenere”, lascia trapelare la paura che non tutto possa filar liscio. La leader di Fratelli d'Italia cerca di contenere gli entusiasmi che la circondano. Una strategia che può rivelare una grande sicurezza o al contrario una certa preoccupazione.

La populista di Fratelli d'Italia in questo momento ha tre fronti da contenere: L'Unione Europea, che chiede il rispetto delle direttive comunitarie; la sinistra, che si barricherà su posizioni che non esigeranno compromessi; e i suoi stessi alleati. Già, perché la preoccupazione potrebbe presto trasformarsi in debolezza allorché Salvini e Berlusconi, nonostante il loro misero 8% dei voti, cominceranno a chiedere maggior voce in capitolo nelle scelte del governo, non limitandosi a fare da semplice comparsa, ma pretendendo che le loro decisioni abbiano un peso all'interno di una destra tutta sbilanciata a favore di Meloni, la quale dovrà fare i conti anche con gli appetiti che cresceranno nel suo partito. Riuscirà Meloni a mediare su tre fronti? 

Non è la forza dei vincitori che fa grande un Paese, ma la capacità di dare continuità a un sistema vincente che però in Italia manca dai tempi della Democrazia Cristiana, l'unico vero partito che ha fatto grande questo Paese, gli altri sono stati solo comete passeggere. Un sistema politico non può basarsi su una leadership momentanea, ma ha bisogno di un sistema istituzionalmente solido. E questa solidità l'Italia non ce l'ha più. Ha solo una serie di capi politici che si propongono come innovatori, per poi rivelarsi l'ennesimo bluff e l'ennesima delusione. 

L'ottovolante elettorale si ferma, per ora, su Giorgia Meloni, che ha sicuramente una buona esperienza di partito, ma che non ha una solida esperienza di governo. Il suo passato come ministro della Gioventù fu un disastro. Potrebbe essere anche peggio come capo del governo. Giorgia Meloni, donna di radici e di identità nazionalista, è chiamata ad affrontare il nemico più insidioso e imprevedibile: essere stata scelta come offerta del momento. Il trionfo effimero, che ha condannato tutti i partiti degli ultimi tempi, potrebbe presto colpire anche lei. L'unica soddisfazione che potrebbe restarle è quella di essere entrata nella storia come prima donna premier in Italia. Ma sarà solo una soddisfazione personale, non certo nazionale. 

Foto Wikimedia




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