mercoledì 18 gennaio 2012 - Giovanni Greto

Dvd John Scofield, "New Morning. The Paris Concert"

John Scofield, chitarra; Mike Eckroth, pianoforte e tastiere; Ben Street, contrabbasso; Bill Stewart, batteria.

In questo DVD, registrato al New Morning di Parigi il 23 aprile 2010, sotto la direzione di Daniel Fahri, troviamo John Scofield alla testa di un piacevole quartetto, ben amalgamato, attento alla direzione del leader, mai ridondante negli assolo, puntuale, rigoroso nel rispettare le dinamiche sonore.

Il locale sembra segnare il tutto esaurito. I musicisti hanno alle spalle un fondale tra il viola, il lilla e il blu, su cui spiccano dei disegni che richiamano quelli preimpostati sul desktop dei PC. L’atmosfera è quella di un elegantissimo e capiente loft.

Tutti appaiono in gran forma, anche il giovane pianista, allievo nella scuola del chitarrista e che per la prima volta si esibisce a Parigi. Assolo romantici, forse un po’ troppo strappalacrime in "My foolish heart", comunque con una buona dose di soul. 12 i brani in scaletta, per la maggior parte scritti dal leader, eccetto lo standard citato, Relaxin at camarillo, I want to talk about you e la afro-latineggiante Woody’n you di Dizzy Gillespie, in cui nella parte finale dell’improvvisazione Scofield ingaggia una serie di break di otto misure con Bill Stewart

ll batterista è forse il musicista più creativo e tecnicamente portentoso della sezione ritmica. Nella scelta del drum set, piatti compresi, ci ricorda il giovane Tony Williams del periodo davisiano: tamburi laccati neri, profondo rullante cromato, piatti dal suono variabile tra il breve e frizzante dei crash e degli splash, oscuro e meditativo dei ride.

L’assolo finale in Steeplechase, il brano AABA che viene usato come sigla nell’indice del DVD, ci dà lo spunto per una critica al regista. Il DVD, rispetto al CD, è pensato per appassionati e musicisti che sperano magari di intraprendere una difficile carriera, avidi di carpire i segreti dei grandi. Perché allora non fermare la macchina da presa su chi in quel momento sta dando il meglio di sé, con la massima concentrazione, anziché alternare il fraseggio su un tamburo con l’inquadratura di un paio di spettatori?

E’ un procedimento che spezza l’interesse di chi guarda, innervosendolo, poiché vorrebbe capire come si ottengono e in quale maniera si svilupperanno certi fraseggi. Forse un maggiore rispetto c’è nei riguardi di Scofield, anche se nel brano-sigla il suo ritorno all’improvvisazione, che darà il via ad un’altra teoria succosa di break, è soltanto immaginato per le prime 8 misure perché si preferisce inquadrare il pubblico.

Ora, non sarebbe più logico nei break, negli assolo, inquadrare i protagonisti puntando la camera sugli arti utilizzati, lasciando un po’ meno spazio all’espressione del volto in primo piano, se non ci consente di vedere ciò che l’artista in quel momento sta facendo?

In Lost-found & In between il chitarrista utilizza tutte le sue sonorità ed effetti che lo rendono riconoscibile ad un primo ascolto, come certi similmiagolii ottenuti tirando le corde con la mano sinistra, un suono elettrico nitido che evita distorsioni se non nelle introduzioni solitarie.

Nello stesso brano si ritaglia uno spazio solistico un concentrato Ben Street, cui segue un breve assolo di Stewart, ancora una volta, purtroppo, in alternanza con inquadrature totali sul pubblico. Ottima l’esposizione tematica seguita da un'altrettanto convincente parte improvvisativa in Relaxin at camarillo, a dimostrazione forse di quanta importanza e rispetto Scofield attribuisca al Bebop e ad uno dei suoi più indiscutibili maestri.

Tutti suonano con una tensione ed incisività impareggiabili. Il leader percorre verticalmente l’intero manico dello strumento, inserisce citazioni da altri pezzi, assecondato nella lunga improvvisazione soltanto da basso e batteria. Dopo l’assolo del pianoforte, Scofield passa ancora ad intrattenersi in break a misura variabile con un esuberante Stewart, prima di esporre con esemplare semplicità ed immediatezza il tema finale.

Eckroth vive il suo momento più alto in una lunga introduzione di piano solo per I want to talk about you, uno standard che si sviluppa per 14 minuti, affascinando la platea per l’abilità swingante di Scofield, il quale esibisce le varie sfaccettature, frecce infinite che si dipartono da un arco prezioso. L’espressione del volto è sognante e i movimenti del busto dimostrano sino a che punto il musicista stia cercando di raggiungere una perfezione ispirativa, che tocca l’apice nei minuti finali di sola chitarra, mentre musicisti e platea trattengono il respiro nell’attesa di un cenno per l’accordo collettivo finale.

Dopo tanto jazz, Scofield concluderebbe la serata con una funkeggiante, accattivante Groove Elation. Ovviamente non succede mai così e allora spazio ad un bis ,The Guinness Spot, una tra le delicate melodie tanto care al chitarrista e compositore dell’Ohio. Oltre al concerto, l’unico contenuto extra è costituito da una clip di 8 minuti, diretta sempre da Fahri, Soundcheck Sketches.

Scofield inizia a parlare di sé ma la voce è prevalentemente fuori campo, perché la camera riprende l’arrivo dei musicisti, che scendono dal pulmino e si dirigono verso il locale. A quel punto, mentre Scofield continua a parlare, le immagini indugiano sulle luci e sui musicisti che iniziano a posizionarsi con lo strumento sul palco. Il brano scelto per il soundcheck e per il quale Scofield dà alcune indicazioni di massima, è Lost found & In between.

Il racconto del protagonista prosegue con l’elogio dei musicisti uno per uno. Poi è la volta di ricordare il proprio itinerario professionale, arricchito dall’incontro con grandissimi mostri sacri del jazz. Ma il pensiero conclusivo è rivolto alla famiglia, alla moglie Susan, che lo ha reso padre di due "Kids", e gli ha dato una rilassatezza interiore che gli ha fatto assaporare la felicità.




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