lunedì 12 marzo 2012 - Professional Consumer

Dubito del debito per uscire dalla crisi

Debito: quel che si fa per riuscire a fare cose non altrimenti fattibili con quel che si dispone; l’acquisto di reddito per acquistare e far crescere l’economia.

Questo si è fatto, in tutti i modi e le forme, finanche nel fare quelle opere di reflazione, fatte per contrastare l’anatema della deflazione quando si è arrestata quella crescita.

Proprio quel debito che ha corroborato la capacità di spesa per sostenere quella domanda che smaltisce l’offerta che genera utili, che una volta reinvestiti generano nuova offerta che deve essere acquistata per far crescere l’economia.

Il rifinanziamento di quel debito, andato oltre il possibile, ha inguaiato i consumatori, che hanno sbrindellato quelli del credito che hanno sfiancato le casse pubbliche.

Per uscire dal guado: sì al debito, dicono gli yankee. Mettendo debito su debito forzano una crescita che si mostra insufficiente a ripagare quel debito. Debito no, ribattono i crucchi, che vogliono tagliarlo per risanare le casse pubbliche, condannando così chi lo fa a quella recessione che aumenta il debito.

Che razza di economia è mai questa che sembra incapace di andare oltre quel debito che fornisce credito a mercati disallineati?

Il mercato del lavoro sovraffollato, per esempio, che eroga redditi insufficienti a smaltire quello che il mercato delle merci mette in vendita, che può infine vendere solo attingendo a quel credito.

Quest'ultimo assolve quelle retribuzioni smilze che aumentano gli utili dei produttori, ed abbeverato da politiche monetarie, fiscali e keynesiane, sollecita i consumatori ad acquistare merci altrimenti in eccesso, indebitandoli per far crescere l’economia. Quest'economia è quella che consente agli stessi produttori di smaltire quelle merci sommando così utili a utili.

Ristori dispari, insomma, per figli e figliastri: diseconomie di sistema che impallano il funzionamento del meccanismo dello scambio alterando il sistema di formazione dei prezzi.

Dentro tal mentito equilibrio occorre agire, mediante una nuova allocazione delle risorse economiche che premi il merito tra chi, dentro il sistema circolare della produzione, genera il moto e chi lo rende perpetuo; tra chi produce e chi acquista il prodotto.

Per la finanza l’occasione di percorrere finalmente strade adorne.




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