sabato 27 ottobre 2018 - SerFiss

Draghi, la BCE e la manovra italiana | L’arte del non rispondere

Alle precisazioni del presidente della BCE Mario Draghi sono giunte rapidamente le risposte dei vicepremier. Mi scuso: ho commesso un errore citando il termine "risposta". Per risposta di solito si intendono parole esaustive in riferimento all'affermazione ricevuta. L'affermazione era "la BCE non farà sconti all'Italia". La risposta è stata "noi non usciamo dall'Euro". Che, in riferimento all'affermazione di nessun particolare sconto al nostro paese rispetto ai patti stabiliti, c'entra come i cavoli a merenda.

Premesso che qualcuno potrà gradire mangiare i cavoli di pomeriggio, sembra che Di Maio e Salvini abbiano affermato "noi non usciamo dall'Euro. Che fate, ci cacciate?". Il famoso piano B teorizzato da chi non è riuscito a diventare ministro dell'economia grazie all'intervento di Mattarella.
E poi mai domanda fu più infausta. Ne sa qualcosa Gianfranco Fini che, rivolgendo in un recente passato il medesimo quesito a Berlusconi, ha visto in pochi mesi tramontare il suo potere politico. Non che sia preoccupato del futuro politico degli attuali leader del paese se non fosse che, in realtà, il conto di quanto sta accadendo verrà chiesto al paese, e non ai suoi rappresentanti.

L'immagine che il paese riflette verso l'esterno si può al momento sintetizzare in tre concetti chiave: piano, pianissimo e fermo.Vanno a queste andature le Grandi Opere, gli investimenti per l'edilizia scolastica e molte altre voci che dovrebbero dare invece un segnale di scossa positiva. Nulla di tutto questo, visto che il decreto "urgente" per il ponte Morandi di Genova si è appena arenato sul ponte di Ognissanti; se ne riparlerà a data da destinarsi.

Cresce grazie allo spread il debito pubblico (cioè nostro), e di questo non possiamo andare particolarmente fieri. Questi interessi dovremo pagarli prima o poi, e non sarà semplice. Per il momento i grandi investitori mondiali ritengono i notri titoli ancora affidabili, ma qualche segnale di incertezza comincia a trasparire, e non solo nei titoli delle pagine economiche. Il vero dramma di cosa sta accadendo è però, al momento, l'errata percezione della nazione circa il quadro che si sta dipingendo per il nostro futuro e quello delle prossime generazioni, a tinte sempre più fosche. La benzina aumenta, ma "è normale", tre aumenti dei costi energetici in pochi mesi, ma sono passati inosservati. Insomma, tranne coloro che hanno pensato di accendere un mutuo in questo sciagurato momento per il cittadino medio, in pratica, poco o nulla sembra cambiato. Quando tutto sarà chiaro e lampante per tutti, potremmo trovarci a dover piangere calde ed amarissime lacrime. Salvini ricorda l'attenzione al risparmio degli italiani, affermando che "i cittadini sapranno aiutare il proprio paese", mentre Di Maio, proprio rispondendo ieri alle perplessità di Draghi sulla difficoltà delle banche, ha dichiarato che ci sono tanti modi per ricapitalizzare. Tira un'aria di patrimoniale inquietante.

Stiamo per assistere ad una nuova tragedia greca. Peccato che stavolta gli interpreti saremo noi.

 




Lasciare un commento