Dossier: i professionisti della politica (1)

Prima parte: chi sono i senatori della XVI Legislatura
Uno dei refrain più comuni della proposta politica berlusconiana è la contrapposizione tra "vecchio" e "nuovo", il vecchio dei politici di professione e dei loro giochi di palazzo ed il nuovo costituito dalla figura dell'imprenditore prestato alla politica, e come tale interessato solo al bene del Paese e all'interesse comune.
Esaminando la prima tabella, in cui sono riportati i dieci senatori con il maggior numero di giorni passati da parlamentare, si nota già da subito una netta prevalenza di membri del PdL: ben sette senatori sui dieci con più esperienza parlamentare appartengono infatti a questo schieramento, lasciando un elemento ciascuno a PD, FLI - un parlamentare comunque eletto nel 2008 nelle liste del PdL - e UDC-SVP. Il PdL è inoltre il solo partito a presentare senatori che hanno superato la soglia ideologica dei 10.000 giorni di permanenza in Parlamento, e lo fa con ben quattro elementi.
La situazione muta, anche se non in maniera radicale, se invece del numero di giorni di carica parlamentare si osserva la data di primo ingresso: in questo caso la presenza del PdL cala a cinque elementi, il PD sale a tre, mentre restano ad uno UDC-SVP e Misto - un parlamentare però eletto nel 2008 nelle fila del PD. Sono ben sei, equamentre distribuiti tra PD e PdL, i senatori entrati per la prima volta in Parlamento prima del 1980.
Entrando nel dettaglio dei gruppi parlamentari, la presenza media dei tempi di permanenza conferma pienamente come sia il PdL la formazione con il valore più alto, oltre i 3.500 giorni. Seguono UDC-SVP, FLI, Misto, PD, Lega e IDV.
Malgrado il PdL, grazie alla schiacciante vittoria elettorale del 2008, abbia potuto condurre in Parlamento un maggior numero di rappresentanti rispetto alla XV Legislatura, questo non si è tradotto in un vero ringiovanimento della sua classe politica: solo 39 senatori su un gruppo parlamentare di 134 elementi sono infatti entrati per la prima volta in parlamento nel 2008.
Il fatto che FLI abbia valori medi e massimi inferiori a quelli del PdL è un ulteriore indice della difficoltà di rinnovamento che incontra il partito berlusconiano: ribaltando il refrain dei professionisti della politica, FLI è la dimostrazione dell'irrequietezza che scuote, nel centrodestra, proprio quelle persone con esperienza parlamentare minore.
Malgrado la sconfitta elettorale del centrosinistra nel 2008, la semplificazione del panorama politico si è tradotta per il PD in un incremento di seggi. Rispetto al PdL questo si è però tradotto in un vero innesto di nuove leve: ben 34 senatori su 110 sono stati eletti per la prima volta nel 2008, un numero non spiegabile con il solo incremento del numero di seggi, limitato alla decina.
L'Italia dei Valori e la Lega Nord hanno vissuto tra il 2006 ed il 2008 una fase di forte espansione. Dai grafici traspare per entrambi i partiti una classe dirigente mediamente molto giovane, ma, contrariamente al PD, non ha in questo caso senso parlare di rinnovamento. Se si osserva nel dettaglio la composizione dei gruppi parlamentari si vede come la forte prevalenza di senatori al primo mandato sia in realtà dovuta all'incremento di seggi a disposizione di queste formazioni: i vecchi non se ne sono andati, non hanno lasciato spazio; semplicemente le elevate percentuali ottenute dai due partiti hanno permesso che essi venissero affiancati da folte schiere di nuovi eletti.
Il gruppo UDC-SVP si presenta forse come il più anomalo: se per gli altri si vede infatti una struttura piramidale più o meno marcata, con un base ampia di senatori alla prima elezione e un assottigliarsi dei valori via via che si passa a parlamentari in carica da più tempo, in questo caso, complici le scarse dimensioni del gruppo, questo andamento a scalare non appare in maniera evidente, e la media dei tempi di permanenza in Parlamento viene di conseguenza sbalzata verso l'alto.
Il gruppo misto, naturalmente, non corrisponde ad un vero e proprio partito, ma consente di tracciare l'identikit di coloro che, successivamente alle elezioni politiche del 2008, si sono rivelati insoddisfatti di tutte le formazioni partitiche. La composizione di questo gruppo non vede in realtà una prevalenza di senatori alla prima elezione, lasciando trasparire l'impressione che l'uscita dalle rispettive formazioni di partenza fosse dettata più da calcolo politico che da motivazioni ideologiche.
Esaminando lo spaccato per regioni, si notano alcuni casi particolari, in cui il tempo medio di permanenza in Parlamento supera i 3.000 giorni: Calabria, Emilia Romagna, Puglia, Sardegna (dove addirittura si superano i 4.000), Sicilia, Umbria e Veneto. In realtà solo in Calabria, dove la deviazione standard non raggiunge i 2.000 giorni, si può parlare di una classe dirigente veramente vecchia. Negli altri casi emerge invece una situazione diversa, in cui ad uno o più parlamentari storici si affiancano germogli di rinnovamento.
(Clicca sulla tabella per ingrandirla)
Particolarmente significativa a questo proposito è la tabella che per ciascuna regione ripropone lo spaccato dei gruppi parlamentari, ed è opportuno esaminare nel dettaglio in questo senso alcune delle regioni evidenziate poco sopra.
(Blog dell'autore: Città Democratica)