martedì 11 settembre 2012 - paolo

Dopo Monti c’è solo Monti

Ovvero attenti ai camaleonti, stanno per ritornare.

Chi ha seguito la Convention UDC di Chianciano Terme e ha ascoltato l'intervento di Pier Ferdinando Casini (per gli amici Pierferdi) ha avuto netta la percezione che il trasformismo "gattopardesco" non è una creatura letteraria di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ma è la tragica realtà di questo paese.

Casini è uno dei politici democristiani di lungo corso che ha di più contrassegnato in negativo la politica italiana degli ultimi venti anni. Scaricato nel 2008 da Silvio Berlusconi, stanco del protagonismo di un "leader" che con il 5% di voti, pretendeva di dettare la linea politica della coalizione in aperta rottura con la Lega, è a capo di un partito che vanta, percentualmente, il maggior numero di inquisiti della storia politica italiana. L'elenco è da lasciare allibiti, si va da Lorenzo Cesa, segretario del partito, più volte inquisito, condannato in primo grado e poi salvato da una "prescrizione" a Salvatore Cuffaro, condannato in giudicato a 5 anni per favoreggiamento aggravato di alcuni mafiosi, passando per Ciriaco De Mita, notabile della balena bianca, Mannino Calogero altro democristiano di spicco (ex ministro), plurinquisito per reati che vanno dall'associazione a delinquere, appropriazione indebita, frode, falso ideologico ecc. L'elenco sarebbe lunghissimo ma mi fermo qui. Infine, tanto per dare un contributo alla coerenza, citiamo le sue pressioni su Berlusconi per mettere in Europa Rocco Buttiglione al posto di Mario Monti. Sappiamo poi come è finita, dopo l'audizione di Rocco Buttiglione da parte della Commissione europea, atto puramente formale, l'indignazione degli allibiti commissari è stata tale dal trasformarsi nel primo (e finora unico) caso di "giudizio di inidoneità" espresso dalla UE, che ci ha fatto tutti vergognare come cani. Questo era il candidato di Casini, bocciato perché pensava che l'Europa fosse la succursale del Vaticano.

Pierferdinando, crollato il sogno di un ritorno della DC, la mamma confessionale dei democratici di centro, si è ritagliato il suo partito personalizzato, nel peggior stile nostrano, con quel "CASINI presidente" sovrastante la croce "LIBERTAS" che richiamava l'antica origine politica, temendo che il "glorioso simbolo" che ha annoverato personaggi del calibro di Andreotti, Cossiga, Forlani (suo padre putativo), venisse scippato dagli altri fuoriusciti dalla balena bianca poi confluiti nel PD.

Uomo cattolicissimo, smanioso di riaffermare la propria centralità di riferimento con le autorità ecclesiastiche, oltre ad aver contribuito al dissesto economico e finanziario del paese con le sciagurate maggioranze con Silvio Berlusconi, si è anche contraddistinto per il voto favorevole alla legge elettorale targata Calderoli, il famigerato "Porcellum", di cui oggi, tanto per essere in linea con la coerenza, dice che è uno dei mali del paese e che "bisogna riconsegnare il Parlamento alla potestà degli italiani". Senti da che pulpito!

Bene, questo signore, che quando irrora il suo afflato da tribuno infarcito di buone intenzioni fa venire il prurito alle mani, ci ha regalato delle perle di rara bellezza. Nell'ordine: "Vogliamo creare la lista per l'Italia", detto fatto, eliminando il proprio nome dal simbolo e sostituendolo con "ITALIA " e così scippando l'idea a Silvio che pare non abbia gradito; "Non ci interessa aggiungere un posto a tavola", che suona falso come un soldo bucato; "La legge elettorale non basta per governare", ma che scoperta; "Abbiamo perso venti anni, ora bisogna voltare pagina", chi ha perso venti anni? Lui di sicuro no; "Basta con la demagogia, è terminata l'epoca degli uomini della provvidenza", che detta da un cattolico suona cupa e sinistra; "Subito la legge sulla corruzione", però immediatamente seguita da "bisogna riformare le intercettazioni", che tradotto significa diamo la cura e l'antidoto alla cura, infine, per completare il quadro delle promesse, in un comizio che sembra la celebrazione di Cetto La Qualunque, la mossa politica più significativa, l'identificazione dell'UDC nella continuità con il governo Monti. L'imprinting.

Effettivamente a suffragare questa impostazione, alla Convention dell'UDC hanno presenziato numerosi ministri del governo Monti, da Passera a Ricciardi, Patroni Griffi, insomma una bella pattuglia rappresentativa. Esplicito l'invito a Monti di candidarsi alle prossime elezioni, magari proprio nell'UDC, prontamente rifiutato dall'attuale premier con un secco "invito irricevibile". Monti sarà tutto quello che vi pare ma fesso no, di sicuro.

Fine della storia? Neanche per sogno, perché mentre Casini si affanna a promettere l'universo mondo, analoga situazione la ritroviamo a sinistra con un Bersani che dice di voler garantire la continuità di impegno del governo Monti, aggiungendo quel "magari in meglio" che dovrebbe non far dormire sonni tranquilli a nessuno. Il perché è chiaro dal momento che l'alleato naturale di Bersani, a meno dell'improbabile golpe di Matteo Renzi (il nulla che avanza), è quel Nichi Vendola che, assieme a Di Pietro, osteggia ferocemente la Riforma del Lavoro di Elsa Fornero che il PD ha santificato come propria. Tradotto significa che una maggioranza di governo di sinistra durerebbe lo spazio di un mattino.

L'ultima chance di governo, ovvero il ritorno degli zombi, ci riproporrebbe la premiata ditta B&B (Bossi - Berlusconi) che, al solo sentirla pronunciare, i mercati internazionali ci bastonerebbero peggio della Grecia, anche se Alfano si sta sperticando nel dire che loro saranno i fedeli entusiasti prosecutori della politica di Mario Monti, ovviamente subito corroborato con quel "cambiando alcune cose" che fa venire i brividi lungo la schiena.

Escluso, infine, che con Grillo qualcuno pensi di allearsi, dopo averne detto pesta e corna, nessuno è disposto a metterci la faccia (politica). Anche l'incoerenza ha un limite, partendo anche dal principio che sarebbe proprio Grillo a rifiutare l'abbraccio mortale.

Conclusione, alla fine del mandato di Mario Monti, nessuno sarà in grado di esprimere una maggioranza di governo che duri più dello spazio di un mattino e il paese tornerà, come nel gioco dell'oca, alla casella di partenza, con buona pace dell'Europa che già ci considera dei "voltagabbana" di prima grandezza.

Ma allora, se tolto Grillo che scasserà tutto ma non potrà mai governare (grazie a Dio), che senso ha voler dare una consacrazione politica con le elezioni ad un nuovo governo che, nella migliore delle ipotesi continuerà l'opera di Mario Monti, mentre nella peggiore ci porterà allo sfascio totale; teniamoci Monti, proroghiamo di altri due anni questo governo, tempo minimo per riagguantare un po' di credibilità internazionale, calmare gli spread ed educare civicamente gli italiani, per esempio a pagare le tasse. E' una ipotesi di salvaguardia, ma state sicuri che i camaleonti sono pronti a ritornare in sella, il confino è durato anche troppo.




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