giovedì 23 febbraio 2023 - Phastidio

Direttiva "Case Green", Perché noi e i nostri ruderi valiamo

Prosegue la gestazione della direttiva europea su efficienza energetica degli immobili. Gli italiani invocano il proprio eccezionalismo da pezze al culo ed edifici diroccati in nome della nostra classicità

In Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento europeo, è avvenuto il voto finale al progetto di Direttiva Energy Performance of Buildings (Epbd), nota anche come direttiva sulle “case green“. Dopo tale voto, il testo verrà inviato alla plenaria dell’Eurocamera e successivamente inizierà il cosiddetto Trilogo, cioè la discussione a tre fra parlamento, Commissione e Consiglio europeo, che porterà alla direttiva compiuta.

LA DIRETTIVA CASE GREEN

Come vi è forse noto, la direttiva prevede un percorso per aumentare l’efficienza energetica degli immobili nella Ue. Il parlamento europeo propone un compromesso rispetto alla proposta originaria della Commissione: passare dalla classe di efficienza energetica F alla E nel 2030 e dalla E alla D nel 2033.

Si noti che la proposta di direttiva prevede una riclassificazione degli immobili che rischia di confondere rispetto alle classi di efficienza energetica attualmente esistenti. Ad esempio, in classe G andrà il 15% degli immobili più energivori. In Italia, secondo la classificazione corrente, gli immobili in classe inferiore alla D sono circa il 74%: il 34% nella G, il 24% nella F e il 16% nella E.

La proposta, come sta prendendo corpo al Parlamento europeo, prevede una serie di robuste deroghe: come segnala il Sole 24 Ore, potrebbero essere esclusi

Edifici protetti di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, gli edifici temporanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri.

In aggiunta, potranno essere previste deroghe sino a un massimo del 22% del totale degli immobili nazionali. Potrebbero anche essere esentati gli immobili di edilizia residenziale pubblica. Se queste deroghe vi lasciano perplessi, sono con voi e tra poco ne parliamo. Il punto è che questa direttiva sta suscitando uno psicodramma tipicamente italiano (leggasi una sceneggiata), con dichiarazioni sovran-patriottiche che mettono a nudo per l’ennesima volta lo sprezzo del ridicolo che avvolge ampia parte della nostra classe politica, soprattutto a destra.

ECCEZIONALISMO ITALIANO

Nella collezione di proclami, spiccano quelli che si rifanno a una sorta di “eccezionalismo” italiano, che come noto è quello delle pezze al culo ma non si può dire in patria, malgrado gli osservatori esterni colgano appieno questo orientamento. E così, il nostro ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica (sic), il simpatico commercialista biellese Gilberto Pichetto Fratin, ha precisato che la direttiva

[…] va emendata per adattarla al contesto italiano che è speciale rispetto al resto d’Europa. Il patrimonio immobiliare del nostro Paese è antico, prezioso e fragile, e dobbiamo conservarlo al meglio per le future generazioni.

Ha detto proprio così, “conservarlo per le future generazioni“. Di rincalzo, ecco lo zar del PNRR, al secolo Raffaele Fitto, secondo cui

L’Italia non può affrontare il tema dell’efficientemente energetico degli immobili come gli altri Paesi. Il Governo presenterà un suo piano. C’è una peculiarità del nostro paese e il Governo difenderà questa peculiarità.

Ah, le nostre peculiarità. Viviamo di peculiarità che il mondo non riesce a comprendere. Di certo non comprendono quelli che, di fronte a simili prese di posizione, liquiderebbero il tutto con un bel “eh sì, abbiamo un patrimonio immobiliare nazionale mediamente decrepito”.

Ci sono anche politici che hanno deciso che questa direttiva sarebbe una sorta di “patrimoniale” sui prestigiosi e peculiari immobili italiani. Anche qui, chi non riesce a cogliere le nostre specificità potrebbe concludere che in realtà si tratta di un investimento per preservare il valore del bene immobile. Ma transeat anche qui, siete decisamente troppo aridi e ottusi.

FACCIAMO COME I FRANCESI?

Per mia curiosità ed erudizione, sono andato a guardare la posizione dell’associazione dei costruttori edili italiani. Che sono ovvia parte in causa, visto che beneficerebbero dei lavori di efficientamento energetico. Ma, a parte questa ovvia considerazione, sul sito di Ance ho trovato un assai interessante riferimento alla normativa francese. E sono rimasto colpito.

In una sorta di paper pubblicato lo scorso dicembre e intitolato “La riqualificazione energetica degli edifici in Francia: un ventaglio di incentivi“, si illustrano le norme transalpine. Che sono assai rigorose e per nulla indulgono a rimembranze dell’antica vestigia immobiliare transalpina (ci credo, diranno i nostri sovranisti: avete visto il villaggio di Asterix e Obelix?) e anticipano la tendenza europea.

Soprattutto, c’è un pesante preambolo di merito: in Francia, il settore residenziale è il più energivoro, con il 43% del consumo energetico annuale nazionale e il 23% delle emissioni di gas serra. Nel 2015, la Francia ha legiferato l’obiettivo di riqualificare ogni anno e fino al 2050 mezzo milione di unità immobiliari residenziali.

Nel 2019, un’altra legge ha affrontato il tema dei cosiddetti “colabrodo energetici”, quelli di classe F e G, anticipando proprio il progetto di direttiva che infinite angustie adduce agli italici e al loro eccezionalismo. Ad esempio, scegliendo di collocare in classe G il 15% degli immobili più energivori. Ora qualche intuitivo italiano dirà che la direttiva in gestazione è scritta sotto dettatura franzosa proprio per danneggiare noi e certificare il loro esistente. Ehhh.

A parte ciò, i “colabrodi energetici” in Francia sono 4,8 milioni di abitazioni principali, il 17% del patrimonio abitativo francese. Ma Parigi ha pensato anche alle sanzioni, con una legge del 2021.

In attuazione della Legge Energia-Clima, un decreto del 2021 ha poi introdotto una soglia energetica nella definizione di abitazione “dignitosa”. Dal 2023, non potranno più essere date in affitto le abitazioni il cui consumo energetico superi 450 kWh per metro quadrato e per anno. Le abitazioni interessate saranno 90.000.

Tutto piuttosto scioccante, non trovate? Ma non è finita. Nel 2021, la legge Clima e Resilienza ha introdotto nuovi obblighi, con l’obiettivo di ristrutturare tutte le unità abitative in classe F e G entro il 2028, ed a tal fine sono state introdotte nuove misure per contrastare i “colabrodo energetici”:

  • Divieto di locazione per alloggi classificati G dal 2025, per alloggi classificati F dal
    2028, per alloggi classificati E dal 2034;
  • Congelamento del canone dal 2023;
  • Obbligo di effettuare una diagnosi energetica per la vendita di alloggi classificati F
    e G dal 2022. Dal 2025 tale obbligo sarà esteso agli alloggi classificati E;
  • Obbligo per i condomini di effettuare una diagnosi di prestazione energetica ed
    un piano pluriennale di lavori.

Draconiano? Per gli standard italiani, sicuramente. Da ultimo, per ora, il piano France Relance, che poi è il PNRR francese, ha destinato 6,7 miliardi a interventi di riqualificazione nel biennio 2021-22. Sono previsti contributi a fondo perduto per gli interventi attuati da soggetti a basso reddito, oltre a finanziamenti a tasso zero. Un portale, France Renov, centralizza la gestione di informazioni e consulenze. I benefici e le sovvenzioni sono di norma cumulabili.

Nel 2020 è stato lanciata l’agevolazione Ma Prime Rénov, un contributo forfettario a fondo perduto il cui importo è funzione dell’efficienza energetica dei lavori eseguiti e del reddito familiare, e che può essere utilizzato per finanziare lavori relativi all’impianto di
riscaldamento, di miglioramento dell’isolamento o della ventilazione dell’abitazione. Il contributo si richiede online prima dell’esecuzione dei lavori e viene erogato alla famiglia subito dopo il completamento dei lavori. Il contributo è cumulabile con altri aiuti.

A NOI IL SUPERBONUS

In Italia, invece, siamo persi dietro il Superbonus. Misura di regressività e demenzialità senza precedenti, costa un’apocalisse e ha sin qui riguardato una infima quota degli immobili nazionali. Ma anche questa deve essere una nostra peculiarità. Soprattutto, non poteva non avere un enorme successo una misura di moto perpetuo che eccede il valore dei lavori, nella tradizione dei moltiplicatori italiani che sono preziosa eredità del nostro fervente cattolicesimo e delle sue moltiplicazioni di pani e di pesci, e che molti volevano e vogliono trasformare in una sorta di moneta fiscale che farebbe impallidire il Conte di Cagliostro. Tutto very Italian, è il nostro eccezionalismo delle peculiarità.

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Sono molto lieto che Ance contribuisca a informare i cittadini italiani, con questa meritoria scheda sulle misure francesi. Sono assai meno lieto che la stessa Ance nulla abbia fatto (se non mi è sfuggito) per segnalare che il Superbonus avrebbe messo un’ulteriore pietrone al patrio collo e dirottato risorse utilizzabili per fotocopiare la misura francese. Ma, ehi, siamo italiani: abbiamo delle peculiarità da difendere e intoniamo a squarciagola l’inno “facciamo come” solo quando ne abbiamo tornaconto.

Come finirà? Che il progetto di direttiva verrà diluito e pluriderogato (si può dire così? Io comunque l’ho detto), secondo tradizione. Poi, noi italiani metteremo del nostro con ulteriori ritardi nell’adozione, pagando le ammende per infrazione che ci saranno comminate e gridando contro “gli ottusi burocrati di Bruxelles” che proprio non riescono a comprendere le nostre peculiarità.E mentre pagheremo le ammende, il leader pro tempore della coalizione patriottica bercerà “per l’Europa è finita la pacchia!”.

CI PENSERÀ IL MERCATO, COME SEMPRE

E nel frattempo, sapete che c’è? Che il mercato farà il suo, discriminando in modo implacabile tra edifici energeticamente “peculiari” (i.e. energivori), e quelli nati efficienti o efficientati. A quel punto, si verificherà per l’ennesima volta la grande saldatura tra sovranisti conservatori delle macerie della nostra classicità e socialcomunisti che vedono neoliberismo ovunque. Uno sbadiglio li seppellirà.

Tra gli emendamenti che saranno votati in commissione al parlamento europeo, come segnalavo sopra, ce n’è uno che prevede di esentare l’edilizia residenziale pubblica perché, come ci informa il Sole, “le ristrutturazioni potrebbero portare a una crescita dei canoni di locazione”. Beh, sì: gli inquilini delle case popolari spenderanno un occhio per riscaldarsi oppure batteranno i denti ma almeno avremo evitato di mettere le mani nelle loro tasche con queste ubbie da svirilizzati europei. E vedrete che qualcuno da noi dirà che si tratta di un contributo fattivo alla lotta al carovita.

E ricordate, sempre: siamo italiani, noi valiamo. Nostro compito è quello di trasmettere ai posteri la nostra eredità culturale. Rovine incluse.

ANCE – La riqualificazione energetica degli edifici in Francia by Mario Seminerio on Scribd

Foto di Frank Winkler da Pixabay

 




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