lunedì 12 ottobre 2015 - Angelo Libranti

Dimissioni Marino e il problema della successione: tanto tuonò che piovve

Qualora il Sindaco di Roma formalizzi le dimissioni, e il qualora ci sta tutto in un personaggio singolare attaccato alla poltrona con doppia bullonatura previa abbondante spalmata di Attack, nasce il problema della successione. A tutt'oggi però c'è stata solo la dichiarazione di intenti, mentre Marino sibilava oscure minacce verso il suo partito di origine, alla maniera dei migliori comportamenti mafiosi.

Ora va bene tutto, ci fu un ministro socialista che definì la politica “sangue e merda”, ma il sottintendere, l'alludere, il minacciare di confessare chissà quali verità scomode per inguaiare il partito di appartenenza, sa proprio di messaggio intimidatorio. I suoi quadernetti colorati pieni di memorie sarebbe stato meglio se li avesse consegnati alla magistratura in tempi non sospetti, ci avrebbe guadagnato in serietà e credibilità, invece si è “impastato” ancora una volta nel sistema “mafia capitale” confondendosi con esso pur non facendone parte.

Qualora, ripeto, giunga a dimettersi senza minacciare e facendo ammenda degli errori commessi, almeno a livello mediatico, e dico poco, nasce il problema della successione in un momento confuso della vita politica della capitale.

Il partito col vento in poppa, indubbiamente, è il Movimento 5 Stelle e il suo rappresentante più accreditato Alessandro Di Battista, ma al di là della promozione del nome, che i pentastellati cercano attraverso il web, una loro vittoria dipende pure da come si presentano gli avversari, attualmente incerti e divisi.

Il PD così come si trova oggi è frantumato in una miriade di gruppi e idee diverse, i politici di professione non hanno credito e per restare alla guida del Campidoglio le sinistre devono necessariamente scegliere fra nomi già noti e abbastanza apprezzati della così detta “società civile” quali Franco Gabrielli, Raffaele Cantone, Carlo Cottarelli e Alfonso Sabella.

Solo questi sembrano non avere ostacoli all'interno del partito e fra i suoi elettori, mentre potrebbero cogliere consensi anche da chi non è di sinistra. Se togliamo Cantone e Cottarelli defilati per motivi diversi, restano Gabrielli e Sabelli, attualmente già impegnati, in un verso o nell'altro, nel governo della Capitale. Gabrielli è il Prefetto di Roma con delega di Commissario al debito; una sua candidatura, considerata “forte”, presenta qualche problema di ordine burocratico e procedurale, altro discorso per Sabella, attuale Assessore alla legalità, che potrebbe avere la strada aperta alla candidatura con fondate possibilità di successo.

Completamente diversa è la situazione del centro destra, divisa in numerosi partiti e partitini l'un contro l'altro armati. Salvini ha messo subito in circolazione il nome di Giorgia Meloni, conosciuta e apprezzata a destra ma con le spalle piccole se dovesse correre da sola, disastroso se con i leghisti che ancora non hanno capito di essere odiati a Roma. Forza Italia si trova peggio di un viandante cieco in una strada buia e tortuosa, non avendo più riferimenti e uomini di prestigio nella capitale, tutti bruciati per motivi vari.

Anche loro dovrebbero rivolgersi alla “società civile” o meglio a imprenditori conosciuti, come ha più volte dichiarato Berlusconi. Ecco avanzarsi, allora, la candidatura di Alfio Marchini potenzialmente inciuciato con il centro destra e ben considerato da una fetta di elettorato alla ricerca di un volto nuovo.

Concludendo, alle prossime elezioni per il Sindaco di Roma si potrebbero presentare tre cordate di partiti: una di centro-sinistra, una di centro-destra ed il Movimento 5 Stelle. Appare chiaro che i pentastellati verrebbero schiacciati dalle altre due coalizioni qualora trovassero convergenza su un nome, per esempio Marchini e Sabella, Marino permettendo se conferma le dimissioni e se non ha in pectore la presentazione di una sua lista di disturbo al Partito Democratico.

Avremo tempo e modo per riprendere il discorso seguendo gli sviluppi di una situazione che ora non appare chiara e che sembra tutta a favore di Grillo& C.

(Foto: Lucarelli/wikimedia)




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