lunedì 18 luglio 2022 - paolo

Dimissioni Draghi. Suvvia!

Se l'è diabolicamente tirata.

Il Super per antonopasia fallita la salita al colle, andata buca per colpa di coloro che giustamente "pretendevano" che continuasse il suo premierato, ha congegnato la trappola. Che poi, diciamocelo francamente, non è che richiedesse chissà quale genialità. Infatti è bastato prendere a calci tutto ciò che il M5S di Conte aveva costruito in tre anni, flertare con il garante Grillo alle prese con le sue vicende personali, infilare nel "DL Aiuti ", sul quale ha messo la fiducia, l'inceneritore di Roma e i poteri speciali (in dubbio costituzionale) al sindaco Gualtieri che c'entravano come i cavoli a merenda, et Voilà!!, il gioco è fatto.

Draghi che è un politico di finissima abilità e soprattutto un grande stratega nel ritagliarsi posti in Paradiso, sapeva che si stava preparando per il paese un autunno terribile. Crisi energetica, crisi economica, pandemia e guerra in Ucraina, sulla quale il nostro si è particolarmente speso. Meglio darsi alla fuga, perché quando i nodi verranno al pettine forse qualcuno comincerà a mettere in dubbio la sua " strabiliante statura internazionale ", che le "cheerleaders" di casa nostra vanno osannando sui tutti i media mainstream. E' sconsolante assistere a talkshow dove pseudo giornalisti si stracciano le vesti in preda alla disperazione. Ci attendono le sette bibliche calamità. Senza di lui che fine faremo? Roba da suicidarsi.

Naturalmente la pistola fumante è tutta nelle mani di Conte, reo di essere caduto nella trappola e soprattutto reo di avere avuto un sussulto di dignità. E' pur vero che tecnicamente Draghi non è stato sfiduciato, anzi ha ricevuto una solida maggioranza nel voto al Senato, ma ci ha pensato lui ad autosfiduciarsi con la scusa che senza il M5S finisce la partita. Ovvero anche la presa per i fondelli di colui che ha pure cominciato a raccontare barzellette, evidentemento epigono di Silvio Berlusconi.

Tra le forze politiche chi è particolarmente scosso dalla salita al Colle di Draghi con annuncio di dimissioni "irrevocabili", ovviamente è il PD di Letta, con annessi Iv , Forza Italia e il draghiano full time Luigi Di Maio. E certo, vorrei anche vedere, Draghi (PD) e Mattarella (PD) stavano sostanzialmente conducendo in porto il programma elettorale del PD. Ossia la forza politica (PD) uscita malissimo dalle elezioni politiche del 2018, surrogata da un golpista e da una F.I. fuori da tutti i giochi forse per sempre, teneva il boccino in mano. Chi aveva stravinto le elezioni, ovvero il M5S, era relegato in cantina. Non male. Andiamo avanti con questo trasformismo e poi lamentiamoci che sempre meno vanno a votare.

Adesso dico a Conte di mantenere la barra dritta. 

Foto: European Parliament/Flickr

 




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