giovedì 11 gennaio 2018 - Phastidio

Di Maio a Porta a Porta | Giggino e il vincolo di mandato con l’elastico

 

Si fatica a comprendere lo stupore ed i febbrili lanci d’agenzia quando, durante la registrazione di Porta a porta, il candidato premier del M5S, Luigi Di Maioha ribadito il concetto: “Non credo che per l’Italia sia più il momento di uscire dall’euro”, anche perché per l’Italia “ci sarà più spazio”, visto che “l’asse franco-tedesco non è più forte come prima”. Che c’è di inedito?

Praticamente nulla, visto che Di Maio ha poi ribadito che l’eventuale referendum consultivo sarebbe solo l’extrema ratio, quella con cui gli italiani andrebbero ad asserragliarsi in una stanza di cemento armato, minacciando di farla esplodere. A parte la necessità di non uno bensì due referendum, come detto, ora è cambiato tutto, signora mia.

Ma tutto cosa? Non certo quello che Di Maio segnala, a livello di governi europei. Quella è la motivazione ad usum gonzini. Vi diciamo noi quello che è accaduto. È accaduto che i nostri eroi pentastellati hanno commissionato dei sondaggi, ed hanno visto che gli italiani rigettano l’idea di uscire dall’euro. E quindi, ad evitare di fare la fine di Marine le Pen, meglio dirottare l’affabulazione sull”andare in Europa” a battere i pugnetti sul tavolo, e a chiedere, nelle parole di Di Maio, di superare il deficit-Pil al 3% e fare “investimenti ad alto deficit”. Ha detto proprio così, riferiscono le agenzie di stampa, “investimenti ad alto deficit”, nemmeno “ad alto impatto moltiplicativo”, come invece è scritto nel manuale del piccolo keynesiano. Si sarà confuso, o forse il training di Rocco Casalino aveva una sbavatura, chissà.

Nel frattempo, segnaliamo che la Spagna e la Francia quest’anno scenderanno sotto il 3% dei deficit-Pil, mentre il Portogallo è ormai sotto il 2%, anche perché pare sia in atto una crescita molto robusta, in giro per il mondo e per l’Europa. Però, come disse Giggino ‘O Keynesiano, è “chiaro” che senza superare il 3% non si riesce a risanare, come dimostra la grama esistenza dei crucchi.

Altro punto toccato da Di Maio è quello relativo all’apertura a “volti esterni”, “le migliori menti” che vorranno correre col M5S per cambiare i destini delle corse nell’uninominale, dove ad oggi i ragazzotti non sono messi benissimo. In attesa che le “migliori menti” accorrano a salvare il paese, mescolandosi alla carica dei signori nessuno a reddito zero che sono la testimonianza vivente di come in Italia l’ascensore sociale si sia rimesso in moto grazie ai pentastellati, non temete per la purezza ideologico-giudiziaria dei candidati: Di Maio, in persona personalmente, vaglierà le candidature, per “evitare malintenzionati”, cioè prenderà il ruolo di gatekeeper che fu di Grillo, nella gerarchia iranian-maoista che caratterizza il MoVimento. E peraltro, cosa c’è di meglio che mettere un candidato di sinistra in un collegio di sinistra, e viceversa con la destra? Basta con le ideologie, entrino i camaleonti ed ognuno di voi scelga il colore che preferisce.

Altra interessante evoluzione pentastellata è quella sul vincolo di mandato: che come noto i nostri eroi tenteranno di estirpare dalla Costituzione, dopo aver applicato le famose multe che non valgono la carta del contratto su cui sono scritte. Ma Di Maio è lungimirante, ecumenico ed inclusivo. La sera delle elezioni, in caso di mancato raggiungimento della soglia di autosufficienza del 40%, Di Maio ha pronta la soluzione: “il mio appello si rivolgerà ai gruppi”. In pratica, una forma di scoutingbersaniano riveduto e corretto, ma soprattutto in cui Di Maio chiederà ai neo-parlamentari degli altri gruppi di non applicare a sé quel vincolo di mandato che i grillini vorrebbero costituzionalizzare. Perché bisogna fare di necessità virtù, e i principi devono applicarsi ai nemici ed interpretarsi per gli amici.

Alla fine, la “ricetta segreta” resta quella: commissionare dei sondaggi, vedere la risposta ai quesiti, e modulare la posizione politica su quelli. Parlare alla pancia del paese, si chiama. E sappiamo bene quale è il contenuto intestinale, no? Ai prossimi sondaggi.




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