sabato 23 novembre 2013 - alessandro tantussi

Deflazione e debito pubblico

Tutti felici perché cala lo spread, ma potrebbe essere una illusione... 

Non tutti si rendono conto che, se il calo del differenziale BTP/BUND si accompagna ad una consistente riduzione del tasso di inflazione (come sta avvenendo), il peso reale del debito rimane uguale. Anzi: gli economisti temono che l’Europa cada in deflazione, una condizione economica caratterizzata da una generale riduzione dei prezzi e dunque dalla rivalutazione della moneta.

Ma allora la riduzione dell’ammontare degli interessi che lo Stato Italiano dovrà pagare per il servizio del debito (che deriva dalla riduzione dello spread) diventa un fatto puramente numerico. Per capire il ragionamento proviamo a rappresentare il debito pubblico in quantità di pane, carne, benzina o latte anziché in euro. Se i prezzi calano e l’euro si rivaluta aumenterà la quantità di “sacrificio reale” ovvero la quantità di pane, carne, benzina o latte necessaria per ripagare il debito in natura.

E allora, forse, l’austerity di Monti, di Letta e della Merkel la pagheremo cara. Altro che riduzione del debito pubblico! Ci ritroveremo addosso un debito minore dal punto di vista numerico, ma più faticoso da ripagare con il nostro lavoro.

La politica monetaria imposta dalla Germania è tutta tesa a tutelare il valore “numerico” della moneta anziché a favorire lo sviluppo. La Merkel vuole un euro forte, ma il problema vero è lo sviluppo economico, non il valore “fittizio” della moneta. Se il reddito pro-capite degli Italiani diminuirà più di quanto caleranno i prezzi il debito pubblico non sarà più lieve di quanto lo sia ora, e nel contempo si ridurrà, per gli Italiani, la quantità di pane, carne, benzina o latte che possono comprare.

Chi ha soldi in banca non se ne curerà troppo, anzi, il suo patrimonio si rivaluta. Chi chi per mangiare ha bisogno di un reddito si attacca. 

Foto: Polycart/Flickr




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