mercoledì 10 giugno 2020 - paolodegregorio

Decarbonizziamoci

Le polveri sottili che veicolano i virus sono il prodotto della combustione dei fossili che servono a far muovere tutti i trasporti e il sistema industriale.

 Per eliminarle è necessario progettare una infrastruttura “carbon free”, che sostituisca totalmente, con le energie rinnovabili, la vecchia infrastruttura passando così alla terza rivoluzione industriale. Ritardare questo passaggio epocale è veramente da stupidi: la stagione dei fossili è finita, non solo perché provoca cambiamenti climatici drammatici e veicola pandemie, ma è diventato più costoso il kilowattora prodotto con petrolio, carbone e gas, di quello prodotto con le rinnovabili. Se è vero che prevenire è meglio che curare, quando si parla di ambiente è obbligatorio prevenire perché un pianeta surriscaldato e sovrappopolato non si può curare e l’età della pietra si avvicina Vi propongo l’articolo, pubblicato il 5 giugno dal Fatto quotidiano, della dottoressa Maria Rita Gismondo, direttore microbiologia e virologia del “Sacco” di Milano:

“”MALATTIE RESPIRATORIE E POLVERI SOTTILI DA TEMPO vengono condotti studi che evidenziano come l’inquinamento, soprattutto quello da polveri sottili, sia corresponsabile di una più alta incidenza delle malattie respiratorie. Riguardo alla diffusione dei virus nella popolazione, una solida letteratura scientifica correla l’incidenza dei casi di infezione virale con le concentrazioni di particolato atmosferico (per esempio Pm 10 e Pm 2,5 ), come ampiamente descritto da Ciencewicki J. nel 2007 nell’articolo Air Pollution and Respiratory Viral Infection (“Inquinamento atmosferico e infezioni virali respiratorie”). La correlazione è stata ampiamente dimostrata per il morbillo, per il virus dell’aviaria , per il virus sincinziale respiratorio e per altre infezioni. È anche noto che la Pianura Padana abbia il triste primato di essere seconda in Europa, per inquinamento, solo alla Polonia. Una ricerca della Società Italiana di Medicina Ambientale ha dimostrato una relazione diretta tra il numero di casi di Covid-19 e lo stato di inquinamento dei territori, coerentemente con quanto ormai ben descritto dalla più recente letteratura scientifica per altre infezioni virali. Tale quadro viene riprodotto anche nelle diverse regioni, dove, a parità di misure e a parità di clima, le zone più inquinate hanno registrato molti più casi, rispetto al rimanente territorio. Pare che le polveri sottili veicolino il virus e, danneggiando i polmoni, ne facilitino l’ingresso. Tale osservazione, supportata da dati scientifici, induce a riflessioni che non sminuiscono l’effetto delle misure adottate nel contenimento della pandemia, ma suggeriscono anche un approccio di tipo ambientale contro l’inquinamento. Che, lo sappiamo, non è nocivo solo per quanto riguarda le infezioni. Forse fra le misure di prevenzione dovremmo nel futuro pensare anche a mantenere l’aria più pulita. MARIA RITA GISMONDO direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano”””

Foto di Ralf Vetterle da Pixabay 




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