mercoledì 25 agosto 2021 - Vincenzo Caccioppoli

Debito mondiale fuori controllo?

La pandemia COVID ha aggiunto $ 24 trilioni alla montagna del debito globale nell'ultimo anno secondo lo studio dell'autorevole IIF-Institute of International Finance, portando il debito mondiale a un record di $ 281 trilioni e il rapporto debito/PIL mondiale a oltre il 355%. 

Il monitoraggio del debito globale effettuato dall'Istituto di finanza internazionale stima che i programmi di sostegno del governo abbiano rappresentato la metà dell'aumento, mentre le imprese globali, le banche e le famiglie hanno aggiunto rispettivamente $ 5,4 trilioni, 3,9 trilioni e $ 2,6 trilioni. Ciò ha significato che il debito come rapporto della produzione economica mondiale noto come prodotto interno lordo è aumentato di 35 punti percentuali a oltre il 355% del PIL. Questa ripresa è ben oltre l'aumento registrato durante la crisi finanziaria globale, quando il 2008 e il 2009 hanno visto 10 punti percentuali e 15 punti percentuali rispettivi salti del debito / PIL. Ci sono anche pochi segnali di una stabilizzazione a breve termine.

Inoltre, secondo le recenti stime della Banca mondiale, lo scorso anno il debito misurato in rapporto al gettito fiscale ha superato la soglia del 250% a livello globale, in crescita di 43 punti percentuali rispetto al 2019, trainato soprattutto da un forte aumento nei Paesi Emergenti. Per il 2021, le proiezioni indicano un assestamento su livelli comunque elevati, ascrivibile a un graduale ridimensionamento degli interventi fiscali in un contesto di politica monetaria accomodante ancora a lungo. Anche quest'anno i livelli di indebitamento dovrebbero essere ben al di sopra dei livelli pre-COVID in molti paesi e settori, supportati da tassi di interesse ancora bassi, sebbene una riapertura delle economie dovrebbe aiutare dal lato del PIL dell'equazione.

"Ci aspettiamo che il debito pubblico globale aumenti di altri 10 trilioni di dollari quest'anno e superi i 92 trilioni di dollari", afferma il rapporto dell'IIF, aggiungendo che anche la riduzione del sostegno potrebbe rivelarsi ancora più impegnativa di quanto non fosse dopo la crisi finanziaria. "La pressione politica e sociale potrebbe limitare gli sforzi dei governi per ridurre i deficit e il debito, mettendo a repentaglio la loro capacità di far fronte a crisi future". La situazione sembra particolarmente preoccupante per diverse economie emergenti che hanno avuto difficoltà nel far fronte almeno in parte alle obbligazioni maturate sul debito estero all’indomani del crollo degli afflussi di valuta forte dovuti all’interruzione dei commerci.

Per questo motivo si sono trovate nella necessità di ricorrere al sostegno delle istituzioni internazionali sia in termini di finanziamenti emergenziali, sia di alleggerimento, ancorché temporaneo, dell’onere debitorio. Il Fmi ha sostenuto le esigenze finanziarie delle economie in difficoltà con due tipologie di linee di credito (“Rapid Financing Instrument” e “Rapid Credit Facility”) e con l’estensione di programmi ad hoc. Nel complesso da inizio pandemia, ha fornito liquidità per 32,3 miliardi di dollari in 83 Paesi, di cui circa 16,7 miliardi verso l’Africa Subsahariana, circa 5,4 miliardi verso l'America Latina e circa 3,9 miliardi verso l'area Mena

Ma gli aumenti del debito sono stati particolarmente forti anche in Europa, con il rapporto debito / PIL del settore non finanziario in Francia, Spagna e Grecia che sono aumentati di circa 50 punti percentuali. La Svizzera è stata l'unica economia di mercato matura nell'analisi dei 61 paesi dell'IIF a registrare un calo del rapporto debito/PIL. La Cina poi ha registrato il maggiore aumento del rapporto debito/PIL escluse le banche, seguita da Turchia, Corea ed Emirati Arabi Uniti. Il Sudafrica e l'India hanno registrato i maggiori aumenti solo in termini di rapporto debito pubblico/PIL.

"Il ritiro prematuro delle misure di sostegno del governo potrebbe significare un aumento dei fallimenti e una nuova ondata di prestiti in sofferenza", ha detto l'IIF. Tuttavia, la dipendenza prolungata dal sostegno del governo potrebbe comportare "rischi sistemici" anche incoraggiando le cosiddette imprese "zombie" - le società più deboli e più indebitate - ad assumere ancora più debito. Ma quando si parla di debito non si può inevitabilmente non pensare al nostro paese, che ha uno dei debiti pubblici maggiori al mondo e che nel solo 2020 avrebbe visto crescere il suo debito di circa 20 miliardi di euro al mese.

Oltretutto i dati recenti sul PIL sembrano confermare dati meno positivi per il 2021 con conseguente ricadute negative sul rapporto debito PIL, ormai schizzato ad oltre il 155%. Secondo gli studi dell’Agenzia ONU poi ad aggravare il quadro c’è il dato che sottolinea come nel 2020 l'Italia (insieme alla Gran Bretagna sconquassata dalla Brexit), sia stato l'unico grande Paese europeo che ha attirato una crescita di investimenti stranieri pari a zero, restando ferma ai dati del 2019, a quanto sostiene l’Investment Trends Monitor di UNCTAD. Insomma la situazione rischia davvero di diventare assai preoccupante, considerando che la pandemia non è affatto sotto controllo e che di conseguenza anche la situazione del debito privato sta progressivamente peggiorando, almeno stando ai dati recenti Istat della settimana scorsa che certificano un aumento di 335 mila famiglie in povertà assoluta che portano il numero della famiglie in condizioni di indigenza ad oltre 2 5 milioni di euro.

"La situazione economica di moltissime famiglie è difficilissima- dice Letterio Stracuzzi dello studio legale protezione sociale, specialista in cause fallimentari e sovra indebitamento- assistiamo ad un aumento esponenziale di persone che si rivolgono a noi perché in situazione di debito eccessivo. Eppure la soluzione esiste ed è rappresentata dalla legge 3/2012 che potrebbe aiutare molte persone in difficoltà economiche. La scorsa settimana un tribunale di Pavia ha cancellato 1,4 milioni di debito come le banche e con l erario proprio grazie ad un ricomposizione del debito grazie a questa legge. "quella a cui fa riferimento l avvocato Stracuzzi e la legge consociata come salva suicidi licenziata nel 2012 dal governo Monti proprio per venire incontro a situazione di sovra indebitamento che spesso possono portare a gesti estremi. Negli ultimi dieci anni circa 1500 persone si sono tolte la vita per problemi economici.




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