mercoledì 2 agosto 2017 - Sen. Carlo Giovanardi

Ddl orfani femminicidio e il voto del Centro destra: la risposta di Giovanardi

Dopo la tempesta mediatica scatenata dalle dichiarazioni della sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi e dalle vibranti proteste dei deputati del PD sulla richiesta del centrodestra al Senato di revocare la sede deliberante al disegno di legge, già approvato dalla Camera, intitolato "Disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici", finalmente mercoledì 12 luglio è cominciata in Commissione Giustizia la discussione del testo in sede referente.

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Articolo pubblicato in risposta a Femminicidio: sostegno ai figli delle vittime, una legge che non arriva

Quando, rispondendo alle polemiche, avevo sottolineato la necessità di leggere con attenzione il testo, colpivo nel segno: infatti tutti gli sprovveduti commentatori e colleghi vari, che evidentemente non avevano mai letto il testo, spacciavano l'idea che si volessero affrontare gli angoscianti casi nei quali un padre uccide la madre o viceversa e gli orfani si ritrovano con un genitore ucciso e l'altro in carcere per decenni.

Ma il disegno di legge che ci volevano far approvare in fretta e furia in sede deliberante in Commissione giustizia al Senato, senza farlo esaminare dall'Aula, dice cose ben diverse.

Infatti i soggetti citati all'art. 1 del disegno di legge - secondo un'impostazione che, con alcune limitate eccezioni (si veda ad esempio l'articolo 5 dove manca il riferimento alla convivenza), è propria di tutto il disegno di legge - sono: "I figli minori o i figli maggiorenni economicamente non autosufficienti rimasti orfani di un genitore a seguito di omicidio commesso in danno dello stesso genitore dal coniuge, anche legalmente separato o divorziato, dall'altra parte dell'unione civile, anche se l'unione civile è cessata o dalla persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza".

Abbiamo chiarito nel dibattito apertosi in Commissione che la nuova normativa non riguarda quindi soltanto i casi in cui i bambini siano figli di una coppia nella quale uno dei due genitori uccide l'altro, ma anche casi in cui l'assassino può benissimo non essere il padre o la madre del bambino.

Per esempio la norma si applicherebbe per soccorrere il figlio di una donna uccisa da un uomo che 10 anni prima aveva avuto una relazione affettiva con lei, sposatasi poi con un altro uomo da cui ha avuto il figlio, ovvero ancora nel caso di un figlio nato con la pratica dell'utero in affitto con il padre che ha fornito il materiale genetico che uccide il partner dell'unione civile rimanendo ancora in vita la madre che lo ha partorito.

Viceversa, se un bambino rimane orfano di entrambi i genitori uccisi per esempio dalla criminalità organizzata o da uno stalker che insidiava la donna, non essendoci a monte né matrimonio, né divorzio, né unione civile, né relazione affettiva, la legge non si applica a questi orfani e neppure a quelli che possono rimanere orfani a causa di omicidio stradale.

Davanti a questo teatrino dell'assurdo la nostra proposta è molto chiara: lo Stato deve farsi carico di assicurare il sostegno necessario in tutte le situazioni in cui i bambini si trovano ad essere orfani di padre e di madre o perché uno dei due viene soppresso dal partner che poi finisce in carcere o perché sono vittime di fatti traumatici che li privano di ambedue i genitori.

Ci riserviamo poi di approfondire tutte le complesse problematiche che fanno riferimento, tra l'altro, alle previsioni in tema di diritti successori, di pensioni di reversibilità e di sequestro dei beni, tenendo conto che in una materia come questa appare, se possibile, ancora più irrinunciabile l'esigenza di evitare arbitrarie e irragionevoli disparità di trattamento nei confronti delle vittime di vicende tutte ugualmente drammatiche.

Articolo pubblicato in risposta a Femminicidio: sostegno ai figli delle vittime, una legge che non arriva




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