Dali: una nuova immigrazione cinese

In questo periodo è facile trovare la scritta “拆”(chai=demolizione) su molti edifici del sud-est della Cina non consoni alla nuova riscossa cinese.
Tutto ciò avviene sotto lo slogan “moderno è bello” e altre amenità del genere.
Come successo già in passato. Basta passeggiare fuori da Shanghai e sorridere quando ci si imbatte in una replica di una cittadina britannica.
Tuttavia, i soldi ora sono nelle infrastrutture e i vari collegamenti tra le principali città. Diceva un politico locale: “Se vuoi diventare ricco, costruisci una strada”.
Un esempio simbolico è la valle Dulun, una delle più remote della Cina (circa 5000 abitanti) e il più alto tasso di suicidio del Paese.
Qui si sono spesi diversi milioni di euro per costruire delle strade e edifici pubblici per collegarsi fino a Pechino.
Strade. Connetività. Mobilità. Non importa il costo e l'ambiente.
Fino al 902 a.C. questa area era chiamata regno di Nanzhao, in comtemporanea con la dinastia Tang. I Bai, gli abitanti della zona, sono stati spesso discriminati come minoranza ma, essendo crocevia di una via antica di commercio, sono da sempre esposti a diverse culture, rendendoli interessanti e peculiari.
Negli ultimi dieci anni il turismo interno è diventato la principale fonte di reddito dello Yunnan e Dali la città principale. Grazie anche a recenti film d'amore ambientati da questi parti, i quali hanno contribuito indirettamente al sito di天龍八部 (semi dei e diavoli) realizzato inizialmente per girare il film omonimo e poi lasciato li come attrazione turistica.
E a “certificare” la modernità vi è il nuovo aeroporto, finito nel 2014.
Molti cinesi, stanchi di combattere contro la vita impossibile nella megalopoli e il suo inquinamento, hanno deciso di cambiare aria, arrivando proprio a Dali.
Si trovano tutte le contraddizioni possibili qui: rastafariani cinesi (vi era un giro di marijuana fino a qualche anno fa per usi tradizionali, ovviamente questo ha attirato molti simpatizzanti stranieri e il Governo ha deciso di metterci mano), artisti tedeschi, ex celebrità che gestiscono ostelli. Insomma, la vita.
Il problema è comprendere come questo possa giovare allo Yunnan, oppure è in corso l'ennesima occidentalizzazione culturale, camuffata da cultura hippy.
Sarebbe anche interessante capire come, considerando la burocrazia cinese, gli stranieri di Dali vivano in una situazione di piena legalità.