giovedì 17 novembre 2011 - Exit

Crollo Barletta: verità e giustizia nei fatti

A poco più di un mese dal crollo della palazzina in via Roma, crediamo sia necessario aprire una seria riflessione sulle cause della tragedia e sui risvolti politici e giudiziari.

Stiamo assistendo ad un lento ed inesorabile esaurirsi dell’indignazione e della rabbia della comunità di Barletta nonostante la tragedia potesse essere evitata.

Nonostante abbiano perso la vita 4 giovani donne e una ragazzina.

La vicenda viene fatta scivolare su un terreno prettamente legato al culto della memoria condivisa che spazza via qualsiasi concreto tentativo di accertare le reali responsabilità e di garantire giustizia ai familiari delle vittime.

Lo stesso fenomeno della mala edilizia, da tutti indicato come causa principale del disastro, rischia di apparire come qualcosa di "aleatorio" che allontana l’attenzione dalle responsabilità politiche sul crollo.

Per questo noi non possiamo accettare che il crollo della palazzina di via Roma e la morte di 5 vite umane diventi un rito fatto solo di commemorazioni utili alle istituzioni locali per cercare di nascondere le reali cause che l’hanno prodotta.

Non è possibile tacere di fronte allo strapotere delle imprese edili che determinano le scelte e gli indirizzi politici in materia di urbanistica, asservendo l’Ufficio tecnico per i propri interessi, continuando a soffocare il nostro territorio con colate di cemento.

Quelle stesse imprese praticano vere e proprie forme di strozzinaggio nei confronti delle tante famiglie che per comprarsi una casa devono versare una parte della somma in nero, come documentato dalle ultime inchieste giudiziarie.

Oggi riscontriamo che nulla è cambiato.

L’amministrazione non ha preso nessun provvedimento incisivo per cercare di cambiare rotta, come più volte invocato dalla città, anzi!

Alcune di quelle imprese edili stanno lavorando in questi giorni alla rimozione delle macerie del crollo.

Anche la mancata sospensione da tutte le funzioni dei dirigenti e tecnici indagati nell’inchiesta, dimostra, se ancora c’è ne fosse bisogno, l’intreccio perverso tra politica e affari.

Nella tragedia di via Roma è emerso con tutta la sua drammaticità il fenomeno del lavoro nero, una piaga che da sempre contraddistingue una buona parte del tessuto economico del nostro territorio.

Sono ormai anni che nella nostra città ci sono continui sequestri di laboratori tessili, in cui lavoratrici, anche minorenni, lavorano in luoghi fatiscenti, senza nessuna sicurezza, in nero, con orari di lavoro massacranti e con paghe da fame.

Queste forme di sfruttamento che rasentano la schiavitù non possono essere tollerate né giustificate e non possono rappresentare l’unica realtà lavorativa possibile, come più volte affermato in questi giorni da don Sabino Lattanzio, che ribadiamo, non parla a nome di tutta la città.

Non si può accettare che in questo periodo di grave crisi economica una piccola parte della popolazione continui a fare profitti, mentre il resto della cittadinanza è costretta a sopravvivere con lavori precari, senza nessuna forma di tutela.

Sulla piaga del lavoro nero sia l’amministrazione comunale che i Sindacati Confederali sono stati incapaci in tutti questi anni di dare una risposta politica per cercare di arginare il fenomeno.

Crediamo che l’inchiesta della magistratura non debba limitarsi soltanto ad individuare i responsabili diretti di questa sciagura, ma debba anche cercare di ricostruire gli intrecci sempre più fitti che legano il mondo della politica con quello economico, cercando le responsabilità anche in chi ricopre cariche istituzionali.

Tutto ciò la magistratura deve farlo mantenendo la propria autonomia e indipendenza da qualsiasi tipo di interferenza, sgombrando il campo da qualsiasi sospetto e timore che serpeggia nell’opinione pubblica per il legame familiare esistente, essendo marito e moglie, tra un progettista indagato nel crollo, l'architetto Giovanni Paparella e il GIP, nonché GUP presso il Tribunale di Trani, la dottoressa Margherita Grippo.

Per questo noi continueremo a batterci per costruire anche nella nostra città una società più giusta e soprattutto pretendere che parole come verità e giustizia siano praticate attraverso azioni concrete e non solo enunciate vagamente nei discorsi.




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