mercoledì 28 settembre 2011 - alfadixit

Crisi finanziaria? No grazie

In periodi di difficoltà come questi si leggono ricette e rimedi per tutti i gusti. Sicuramente però il nostro paese ha grandi potenzialità per fare bene, per uscirene a testa alta, basta volerlo.

Il momento è grave, anzi gravissimo. La speculazione sta squassando le borse, specialmente nel vecchio continente, incuneandosi nelle fratture del sistema, con danni gravissimi che prima o poi si ripercuoteranno con forza su tutti i cittadini. La crisi dell’Europa e del suo sistema finanziario è figlia in massima parte del peso dei debiti sovrani, peso che i mercati stanno giudicando eccessivo in assenza di crescita. Ed in questo scenario il ruolo del nostro paese è cruciale, da un lato perché rappresenta la terza economia del sistema, dall’altro perché abbiamo accumulato il maggior debito pubblico nell’ambito della moneta unica ed il terzo o quarto nel mondo. Una situazione quindi che, se fuori controllo, farebbe affondare il vecchio continente, e non solo, sotto il peso dei debiti e della sfiducia rinfocolata anche da una mancanza di unità politica dell’Europa.

Inoltre il nostro governo è giudicato dai mercati come assolutamente inaffidabile ed incapace di realizzare azioni concrete ed incisive per sanare la situazione. Da qui lo scetticismo, il crollo della richiesta dei nostri titoli di stato, l’incredibile aumento dello spread rispetto ai bund tedeschi, spread che è ben oltre quello spagnolo, allo stesso livello di quello libanese tanto per capirci. Ciò la dice lunga su come siamo visti dall’estero, nonostante le dichiarazioni di Tremonti, e la dice lunga anche sul danno gravissimo che saremo costretti a pagare in termini di interessi. Eppure da più parti si levano voci, idee, suggerimenti che potrebbero risolvere la situazione e anche in un tempo abbastanza breve, potrebbero ridare fiducia ai mercati e porre basi solide per la crescita, o quanto meno mettere in sicurezza il sistema.

Le direzioni sono due. La prima riguarda riforme forti su pensioni, costi della politica e della macchina statale, riforme sulla produttività del lavoro, sul sistema fiscale ed evasione, sulle liberalizzazioni, e la seconda invece volta all’abbattimento sostanzioso del debito. Ed è proprio sul debito che sono emerse alcune proposte interessanti su cui riflettere, ed è proprio sul debito che si potrebbero dare segnali forti, seri e decisi sulla volontà di sistemare le cose nel nostro paese, uscendo quindi dall’impasse non solo per l’Italia ma per l’intera Europa. In particolare una patrimoniale opportunamente pilotata potrebbe fare al caso nostro. La Banca d’Italia stima il patrimonio delle famiglie italiane a poco meno di 10.000 miliardi di euro, quasi sei volte l’intero debito pubblico, famiglie che peraltro hanno pochissimo debito privato, di gran lunga il minore dell’intero mondo industrializzato. Il 45% di tale patrimonio appartiene al 10% delle famiglie le quali possiedono, in media, circa 1,7 milioni di euro. Applicando a queste un’imposta del 5% ogni famiglia pagherebbe in media 80.000 € raccogliendo pertanto complessivamente 200 miliardi. Se questa cifra venisse interamente utilizzata per abbattere il debito sarebbe un’azione già sufficiente per dare un segnale fortissimo al mercato mettendo fine alla speculazione. Se addirittura si volesse applicare al restante 45% di famiglie, che complessivamente detengono un altro 45% del patrimonio, un’imposta analoga si otterrebbe una media di 16.000 € che porterebbe nelle casse altri 200 miliardi. L’abbattimento del debito sarebbe allora addirittura di oltre il 20% portandoci ad essere i primi della classe in Europa e non solo, con una svolta tombale al problema. E, udite udite, a pagare sarebbero anche gli evasori.

Quelle ipotizzate sono tutte imposte facilmente sopportabili dal sistema, non deprimono il mercato anzi, calcolando che, la riduzione ipotizzata del debito porterebbe un risparmio annuale di 15 miliardi di interessi, se questi venissero rimessi in circolo sarebbero sufficienti a stimolare la domanda, a finanziare la crescita, magari a ridurre le tassazione sul lavoro, autentica piaga del nostro paese. Una bella manovra strutturale, un bel aumento di capitale dell’azienda Italia che unito al pareggio di bilancio, porterebbe il sistema ed essere più che sostenibile, con conseguente crollo dello spread con i bund tedeschi, ed anzi, dal momento che la nostra reputazione sarebbe enormemente rivalutata, potremmo dar lezioni di serietà all’Europa, lo spread sarebbe a quel punto quello dei bund tedeschi rispetto agli italiani e non viceversa come succede drammaticamente oggi. L’alternativa è proseguire così, con questo “governicchio” di mediocri e nominati capace solo di "comportamenti tristi e vacui" per usare le parole eufemistiche del Cardinal Bagnasco, la via più sicura per arrivare o al default o ad un gravame di interessi per oltre 100 miliardi annui che ci ucciderà.

La sinergia di riduzione forte del debito e le riforme strutturali potrebbero davvero risanare il sistema Italia, sarebbe una tenaglia di grande efficacia ma sarebbe al contempo necessaria anche una regolamentazione severa dei mercati finanziari mondiali ormai diventati “terra di nessuno” della speculazione selvaggia. E se l’Italia facesse quanto sopra potrebbe forse andare oltre, molto oltre anche in questa direzione. Meditate gente, meditate. 

C.D. per www.alfadixit.com




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