lunedì 14 settembre 2020 - Phastidio

Crediti deteriorati MPS: Monte Popolare di Sofferenze

Alla ricerca di una missione strategicamente pubblica per MPS, ecco l'illuminazione: potrebbe diventare polo aggregante o aggregato di crediti deteriorati. E qui l'expertise esiste, in effetti

 

Delle tante meravigliose idee italiane che tentano di prendere forma ormai da tempo immemore, quella del cosiddetto riordino del credito è certamente quella che appassiona maggiormente la politica, che tenta di tornare agli anni ruggenti delle banche d’interesse nazionale. Mai sprecare una crisi, diceva qualcuno. Il fatto che, da noi, la crisi duri da oltre un decennio, con ricorrenti aggravamenti, rappresenta certamente un treno da non perdere. Un treno lunghissimo e fermo ma sempre a rischio di rottura dei freni di stazionamento, su un piano inclinato.

In questo periodo, è tornato agli onori delle cronache il caso MPS, la banca senese controllata al 68% dal Tesoro, dopo il salvataggio, e che dovrebbe essere ceduta entro il prossimo anno. Ma c’è chi dice no. È il caso di Carla Ruocco, M5S, presidente della imprescindibile Commissione parlamentare d’indagine sul sistema bancario, che ha lanciato da tempo il suo altolà alla fuoriuscita di MPS dal perimetro pubblico, cogliendo invece l’opportunità di fare della banca senese un “campione nazionale”.

Oggi, intervistata da Andrea Greco su Repubblica, Ruocco torna sul tema con l’assertività che la caratterizza. La pandemia ha spazzato via l’austerità, dice la portavoce-cittadina, e bisogna rafforzare il sistema bancario nazionale anziché indebolirlo, come invece avverrebbe in caso di “svendita” del Monte ad una banca straniera.

Ora, a me ha sempre affascinato la declinazione all’italiana del concetto di “svendita”. Si prende una realtà aziendale profondamente sofferente (pensate quanto sono delicato), che ha visto il valore del suo patrimonio erodersi (più volte) da molto tempo, e la si difende con le unghie e con i denti dal rischio che possa diventare oggetto di concupiscenza da parte di qualche “straniero”.

E poco importa che nessuno, ma proprio nessuno, in lunghi anni si sia fatto avanti, da dentro o fuori i confini, per chiedere di acquistare il gioiello. Evidente che si tratta di una precisa strategia per svalutare il pezzo pregiato, sostengono molti patrioti. E io che credevo che i pezzi pregiati, col trascorrere del tempo, si apprezzassero anziché svalutarsi. Sono davvero obsoleto e strategicamente miope. E pure astigmatico, direi.

Ma ora prende corpo la visione sistemica dell’onorevole Ruocco, più volte ribadita negli ultimi giorni. Come detto al Sole domenica scorsa:

A mio avviso si potrebbero cedere le filiali e gli sportelli a uno o più soggetti nazionali, ad esempio alla Popolare di Bari per creare la banca del Sud oppure ad altri istituti, per creare un terzo-quarto player nazionale e trasformare la restante parte di Mps in una bad bank nazionale fondendola anche con Amco. La bad bank nazionale è indispensabile, in quanto la mole di moratorie e nuovi finanziamenti (pari complessivamente a circa 400 miliardi) con molta probabilità si trasformerà in nuovi Npl, stimabili in circa 130 miliardi. È pertanto necessario avere una visione strategica e nell’interesse nazionale della vicenda Mps.

Dunque, vediamo: c’è la Popolare di Bari, il cui processo di nomine si è inceppato forse (ma solo forse) perché prima dobbiamo passare dal Giorno del Giudizio Elettorale, e poi si vedrà. Come ribadito da Ruocco a Repubblica, oggi:

In analogia con l’operazione Intesa-Ubi, le filiali Mps eccedenti le soglie antitrust potrebbero andare ad altri: ho già lanciato l’idea che la rete meridionale degli sportelli Mps possa entrare nel polo nascente sulla Popolare di Bari spa.

Ecco, attenzione alle analogie. Non è detto che serva un’azione antitrust per cedere un’eventuale eccedenza di sportelli in alcune zone. Ricordo ancora quando “quei” vertici di MPS, impegnati a raddrizzare la barca in tempesta, proclamarono che avrebbero venduto centinaia di sportelli. Dopo qualche mese, in giro per l’Italia, si poteva assistere alla mesta cerimonia dell’ammaina-insegna dalle filiali MPS, che si prese gli oneri di chiusura e pedalare. Operazioni come Intesa-Ubi-BPER nascono con istituti sani, non ammalorati. Forse questo sfugge all’onorevole Ruocco, e non solo a lei.

Ma la cosa che più mi affascina, lo ammetto, è l’integrazione tra MPS e Amco, la bad bank controllata totalitariamente dal Tesoro. Parafrasando la nota colonna sonora della MPS dei tempi che furono, con la voce del grande Rino Gaetano, ora “il cielo è sempre più buio”. Le sofferenze esploderanno causa Covid, e servirà qualche idea a livello mondiale, e certamente europeo.

E quindi, perché non provare a fare quanto segue?

Da ultimo, la licenza bancaria di Mps, il residuo portafoglio sofferenze e le strutture centrali potrebbero integrarsi con Amco creando un gestore di crediti che fronteggi lo strapotere dei fondi stranieri che si comportano da “avvoltoi”, e senza supportare le posizioni debitorie fanno il mercato comprando Npl dalle banche.

Quindi, MPS a spezzatino: sportelli al Sud a Popolare Bari, resto della struttura dentro Amco, ed ecco la bad bank di sistema. Anzi, vi sistema. Io qui vorrei pedantemente segnalare alla presidente Ruocco che “supportare le posizioni debitorie” è quello che accade per gli incagli, i cosiddetti “unlikely to pay“, quelli dove può accadere che l’azienda sia operativamente sana e necessiti solo di capitale e ristrutturazione del debito. Di certo, quello che afferma Ruocco sugli “avvoltoi” non vale per le sofferenze vere e proprie, dove la situazione aziendale sottostante non è più recuperabile. Un po’ di confusione, diciamo.

Forse Ruocco ritiene che MPS abbia sviluppato in questi lustri una notevole expertise nella produzione di sofferenze, e di conseguenza che quella potrebbe essere la sua vera mission, chissà.

Da ultimo, MPS non va ceduta perché il Tesoro sta perdendo:

Il rischio di cristallizzare una perdita oltre i 7 miliardi di euro dovrebbe essere già un argomento. Sempre che, visto il significativo contenzioso che grava sulla banca, che ha richieste danni per 10 miliardi di euro, alla fine non si debba venderla con ulteriore dote in denaro. Alla exit strategy del Tesoro serve una prospettiva diversa.

Interessante il fatto che, tra l’intervista al Sole di sei giorni fa e quella a Repubblica di oggi, il petitum di MPS stimato da Ruocco raddoppi da 5 a 10 miliardi. A parte ciò, nella vita esiste il concetto di stop loss, che alla politica pare non piacere affatto. Perdo troppo? Chiudo e tiro una riga. Ma che, scherziamo? Non lascio ma raddoppio, triplico ed oltre: Alitalia docet. Non si cristallizza una perdita: la si coltiva patriotticamente.

Non fraintendetemi: i tempi sono terribilmente cupi, le sofferenze bancarie esploderanno in tutto il pianeta, servirà moltissima fantasia da parte di regolatori globali e governi. Ma ci sono realtà, e sono tipicamente italiane, che sono solo buchi neri che obliterano risorse fiscali. E l’incapacità di tirare una riga e provare a tornare alla normalità, è caratteristica di questo paese di accanimenti terapeutici. E di accaniti terapeuti.

Foto: Pixabay




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