lunedì 6 settembre 2021 - Armando Michel Patacchiola

Cosa sta succedendo nel Panjshir?

Gli scontri tra le forze talebane e la resistenza sta animando la più grande delle ultime zone in cui si sta combattendo in Afghanistan. Tra smentite e ammissioni, entrambi gli schieramenti stanno subendo perdite.

Gli scontri tra le forze talebane e la resistenza in Panjshir possono essere considerate una delle ultime sacche di guerriglia talebana che in queste ore sono anche impegnati a instaurare il governo a Kabul, capitale dell’Afghanistan. Per capire la portata degli scontri in questa regione, una zona a 80 km a nord di Kabul presso le montagne dell’ Hindu Kush, basta citare la storia di questo territorio: prima l’importanza durante gli scontri contro Mohamed Daud Khan, primo presidente della Repubblica dell’Afghanistan (RDA), poi la valle è divenuta base dei mujhaeddin, durante la resistenza contro quello che è stato ricordato il Vietnam per Urss, l’invasione sovietica dell’Aghanistan. Negli anni successivi il Panjshir sarebbe poi diventata una delle basi più importanti dell’Alleanza del Nord, associazione nata per combattere i talebani durante la prima presa di potere, avvenuta nel 1996. I venti anni di occupazione americana hanno fatto da spartiacque a questa nuova ribellione scritta nel dna di questo territorio.


Oggi la resistenza del Panjshir può essere considerata non una questione locale ma l’ultima speranza per la difesa dei diritti dei cittadini afghani di tutto il paese rispetto all’oscurantismo talebano soprattutto a seguito della presa di Kabul, con la fuga del presidente Ashraf Ghani il 15 agosto, e la conseguente resa ai talebani, la valle del Panjshir è tornata nuovamente centro nevralgico della resistenza afghana. E’ molto difficile avere delle informazioni complete e attendibili su quale che sia il reale avanzamento delle offensive, dato che non sono presenti giornalisti sul campo, e vista l’assenza di reti elettriche, telefoniche e di internet. Tolonews, che il “Financial Times” ha definito un “piccolo gioiello” dell’informazione del nuovo Afghanistan, emerso dopo il rovesciamento del regime talebano del 2001, riporta come entrambi gli schieramenti abbiano subito pesanti defezioni, anche di territorio, durante gli scontri. Fahim Fetrat, un membro del fronte della resistenza, ha detto che le forze talebane avrebbero attaccato il Panjshir da quattro direzioni, senza però poter entrare nel territorio. “Centinaia di forze nemiche – ha chiarito Fetrat - sono state uccise, ferite e arrestate” che ha aggiunto che i talebani avrebbero perso molte aree attorno alle adiacenti province di Gulbahar e Jabal Saraj. Non si tratterebbe di un fatto di poco conto, visto che a differenza quanto avvenuto in passato, sono proprio le determinanti vie di fuga, e di transito verso il Tagikistan ad essere oggi occluse. Tragitto, verso nord e le frontiere, conosciuto per il traffico di droga, che per stessa ammissione dei talebani, però si starebbe aprendo per i mujaheddin, soprattutto se si considerano le prese di Warsaj, Takhar e Badakhshan, come ha riferito Anaamullah Samangani, membro della commissione culturale dei talebani. I talebani hanno comunque negato defezioni tra i propri membri. 

Si tratta testimonianze molto significative e dettagliate rispetto alle voci emerse venerdì 3 marzo su alcune testate internazionali, che hanno parlato di una completa pressa del Panshir, nonostante i talebani non abbiano emesso comunicati ufficiali in tal senso. Gli annunci della presa del Panshir, con relative smentite si sono suseguiti anche lunedì 6 settembre. La situazione appare molto ingarbugliata, anche per via delle differenti tattiche che stanno adottando i due schieramento: da una parte i talebani, che sono convinti di una veloce presa del Panjshir, tanto da rimandare per due volte l'annuncio del governo; dall'altra il fronte della resistenza, che spera di temporeggiare fino all'arrivo della cattiva stagione, in modo da poter resistere alle avanzate talebane.

Le notizie sono convulse. Le uniche certe, secondo quanto apparso su Huffpost, sono che i miliziani talebani siano riusciti a penetrare ad Anabah, dove sorge l'ospedale di Emergency. In replica alle voci di un caduta del Fronte della Resistenza Nazionale, Amrullah Saleh, ex vicepresidente di Ashraf Ghani fuggito il 15 agosto, che si è autoproclamato suo successore in base a quanto stabilito dalla costituzione afghana del 2004. “Non c’è dubbio che che siamo in una situazione di difficoltà” ha detto in un video postato su Twitter da un giornalista di BBC world. “Noi teniamo il territorio, noi resistiamo” ha proseguito.  Saleh si trova ancora lì e ha ritenute prive di fondamento le notizie che sarebbe fuggito in Tagikistan a seguito delle incursioni talebane. Secondo quanto riporta uno dei leader della resistenza aghana i talebani avrebbero bloccato l’accesso degli aiuti umanitari in Panjshir, sostenendo che i talebani avrebbero zero rispetto leggi umanitarie internazionali .

Tra i principale alleati di Saleh c’è Ahmad Massoud, figlio del leggendario Shah Massoud, entrambi leader autoctoni della resistenza in Panjshir. Anche Massoud tramite alcuni post sui social ha smentito che il Panjshir sia stato conquistato dai talebani. In un post su Facebook di sabato 4 settembre ha ribadito che il popolo afghano sta combattendo per la libertà e la giustizia e non rinuncerà mai alla resistenza. Massoud ha inneggiato, includendole alle forze della resistenza, tutte le donne, soprattutto quelle di Herat, che stanno alzando la voce per i propri diritti. Venerdì a Kabul un gruppo di donne sono scese in piazza per chiedere che il gentilsesso fosse incluso in modo significativo nel futuro governo, anche nei seggi politici e nei ruoli decisionali.

 




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