venerdì 9 agosto 2013 - Professional Consumer

Consumatori bolsi, infingardi e perdigiorno. Per colpa della crisi

Ci risiamo, nuovo calo per i consumi delle famiglie italiane. Lo rileva l'Istat. Ad aprile 2013 l'indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio diminuisce dello 0,1% rispetto al mese di marzo. L'istituto, sottolinea che l'indice incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi.

Ci risiamo, nuovo calo per i consumi delle famiglie italiane. Lo rileva l'Istat.

Ad aprile 2013 l'indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio diminuisce dello 0,1% rispetto al mese di marzo. L'istituto, sottolinea che l'indice incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi. Rispetto ad aprile 2012 l'indice grezzo del totale delle vendite segna una flessione del 2,9%, sintesi di una diminuzione del 4,5% delle vendite di prodotti alimentari e dell'1,9% di quelle di prodotti non alimentari.

Nei primi quattro mesi del 2013, invece, l'indice grezzo diminuisce del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2012. Le vendite di prodotti alimentari segnano una flessione del 2,1% e quelle di prodotti non alimentari del 4,2%.

Eggià, politiche di consolidamento fiscale, a più non posso, hanno sottratto risorse di reddito.

Il cuneo fiscale penetra là dove non dovrebbe e rende smilzi i redditi. Pure il lavoro precario del reddito fa carne di porco. La disoccupazione invece lo taglia.

Si riduce pure il potere d'acquisto. Essipperchè il carrello della spesa risulta più caro a luglio, come dice l'Istat: i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori, sono aumentati del 2% nell'ultimo mese rispetto a luglio 2012. E il record dell'aumento dell'aliquota ordinaria dell'Iva, cresciuta in 40 anni di 8 volte?

Non è finita: quattro giovani su dieci si trovano senza il becco d'un quattrino; 2.400.000 fanno i Neet, fanno quindi poco o nulla; una donna su due armeggia tutto il giorno tra i fornelli senza beccare un centesimo; un pensionato su due si arrabatta per tirare a campare.

Varia umanità questa, costretta a farsi bolsa, infingarda e perdigiorno invece di mettersi a fare la spesa come fanno quelli che hanno il denaro per farla.

Orbene, se la crescita si fa con proprio con la spesa, quella privata fa il 60% del Pil, e quelli privati delle risorse di reddito la riducono, verrà generato ancor meno reddito che ridurrà pure la capacità di spesa di chi ha fin qui speso. Con le merci invendute verrà ridotta ancor di più l'occupazione, i produttori smetteranno di produrre, i venditori ancor più di vendere, pure meno spesa pubblica perchè gli esattori non potranno più esigere.

Essì, funziona così!

E pensare che per raddrizzare la baracca basterebbe che i redditi erogati a chi lavora per produrre fossero sufficienti ad acquistare quanto prodotto: sic!

Foto: Robinson Caruso/Flickr




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