sabato 30 dicembre 2017 - Giovanni Greto

Concerto di Capodanno al Gran Teatro la Fenice

Tutti esauriti ben prima dell’inizio i cinque concerti di Capodanno

Immediatamente dopo la prova generale, il neosovrintendente Fortunato Ortombina, nonchè direttore artistico del teatro da un decennio, ha presentato in conferenza stampa la XV^ edizione del Concerto di Capodanno (28 dicembre 2017 - 1 gennaio 2018). Storicamente, il concerto ha debuttato nel 2003, l’anno della rinascita del teatro dopo lo spaventoso e doloso incendio. Con il passare del tempo, Ortombina ha notato una crescente diffusione e popolarità del teatro d’opera. Il programma approntato comprende opere nate o ambientate a Venezia o scritte per La Fenice, nell’intenzione di affermare il primato assoluto dell’Italia per l’Opera.

Grazie alla coproduzione con RAI Cultura – in conferenza erano presenti Francesca Nesta, a capo del settore, oltreché responsabile del coordinamento musica colta della RAI e Francesco Amore, responsabile delle edizioni musicali di Raicom nel mondo – anche quest’anno andrà in onda la diretta su RAI 1 a partire dalle 12 e 20 della seconda parte del concerto del primo gennaio, replicato in differita su RAI 5 alle 18 e 20. La versione integrale sarà ascoltabile la sera alle 20 e 30 su Rai Radio 3, e sabato (grasso) 10 febbraio su RAI 5 alle 8 e 15 e alle 18 e 45. Il concerto coglie nuovamente l’occasione per portare La Fenice e la città di Venezia nel mondo. Infatti verrà trasmesso in moltissimi Paesi, attraverso la diretta delle reti televisive collegate con la piattaforma franco-tedesca ARTE : ZDF, WDR, Radio France e varie emittenti dell’Europa dell’Est, della Corea e del Giappone (in differita) e di altri Paesi d’oltreoceano nei prossimi due/tre mesi. Accanto alla musica ci sarà, televisivamente, la danza. Alle riprese del palcoscenico, allestito con grandi dipinti di panorami, chiese e palazzi, realizzati dallo scenografo Paolo Libralato, si alterneranno quelle degli artisti del corpo di ballo del teatro dell’Opera di Roma che, insieme ai due “Etoile”, Eleonora Abbagnano e Benjamin Pech, saranno impegnati a ballare nelle sale e nei cortili di palazzi storici: Ca’ d’Oro, Ca’ Giustinian, Ca’ Rezzonico. La sigla iniziale è stata registrata in Arsenale, negli spazi della Biennale Arte, con la partecipazione di alcuni professori dell’Orchestra del Teatro. Dovrebbe finalmente uscire per una nuova collana curata dalla Rai un DVD, mentre il concerto si potrà ascoltare sui canali audio delle linee aeree e delle navi da crociera.

La prima parte del concerto ha avuto come protagonista la “Sinfonia n°9 in Mi minore, op.95 ‘Dal Nuovo Mondo’ “ di Antonin Dvorak (1841-1904). Composta tra il dicembre del 1892 e il maggio dell’93, negli anni (1892-1895) in cui il compositore ceco si trasferì a New York, di cui divenne direttore del Conservatorio, venne eseguita per la prima volta alla Carnegie Hall (1893) e quindi a Praga (1894) e Berlino (1900), sempre con un successo trionfale. Nei suoi quattro movimenti, echeggiano Spiritual afro-americani e canti di lavoro di una comunità nativo-americana residente a Spilville, in cui si parlava ancora il Ceco, poiché si era insediata una comunità di emigranti dalle zone povere dell’Europa.

Dopo una breve pausa ha preso il via la seconda parte, dedicata al melodramma, nella quale hanno entusiasmato le voci della soprano Maria Agresta, felicemente sostituita per indisposizione nella replica del 29 dicembre da Serena Farnocchia, e del tenore statunitense Michael Fabiano, considerato, nonostante la giovane età, come uno dei migliori tenori del mondo. Il brano iniziale, il “Prelude” dalla Carmen di Georges Bizet (1838-1875), è il suo titolo teatrale più famoso, mentre il libretto è tratto dalla novella di Prosper Merimee (1803-1870). L’opera, dopo una prima accoglienza negativa, venne in seguito esaltata come anticipatrice del Verismo e introdusse nel teatro lirico il realismo psicologico già presente nella narrativa francese con i romanzi e i racconti di Balzac e Stendhal.

Ben quattro i momenti dedicati a Giuseppe Verdi (1813-1901), presenza inamovibile nel programma beneaugurante con i due motivi finali, capisaldo del patrimonio musicale italiano : il coro degli ebrei “Va’ pensiero sull’ali dorate”, nel terzo atto del Nabucco e il festoso brindisi “Libiam ne’ lieti calici” dalla Traviata (l’opera è in cartellone alla Fenice fino al 10 gennaio). Dal secondo atto de “La Traviata”, andata in scena in prima esecuzione a Venezia, il 6 marzo 1853 alla Fenice, il coro del Teatro, diretto da Claudio Marino Moretti, ha intonato “Di Madride noi siam mattadori”. Fabiano si è poi misurato con l’aria del duca di Mantova, “Questa o quella per me pari sono”, dal “Rigoletto”, un’opera commissionata dalla Fenice nel 1851. L’orchestra, sapientemente condotta a memoria da Myung-Whun Chung, ha eseguito una selezione di “Ballabili/Divertissement” (quattro titoli su un totale di sette), composti da Verdi nel 1894 per l’edizione parigina dell’Otello.

Da “Les Contes d’Hoffmann” di Jacques Offenbach (1819-1880), nel quarto atto, ambientato a Venezia, si è potuto ascoltare “Barcarolle”, nella versione per orchestra, pensando di sentirsi cullare seduti in una gondola. E’ un’opera comica, rappresentata postuma. Un omaggio a uno degli scrittori prediletti del musicista, nella quale la consueta freschezza inventiva si mescola a toni di intensa malinconia.

 Del secondo compositore più gettonato, Giacomo Puccini (1858-1924), con estrema forza espressiva Maria Agresta ha intonato l’aria di Lauretta, “O mio babbino caro”, dal “Gianni Schicchi”; Michael Fabiano ha interpretato, cogliendo applausi scroscianti, il monumentale “Nessun dorma”, dalla “Turandot”, mentre la Agresta ha eseguito la commovente “Un bel dì vedremo” da “Madama Butterfly”.

Tra le pagine strumentali, l’Orchestra ha eseguito nell’ordine “Can can” dalla “Danza delle ore” di Amilcare Ponchielli (1834-1886), inserita nel terzo atto de “La Gioconda”, tratta da un dramma di Victor Hugo ambientato a Padova. La coreografia va in scena alla Ca’d’Oro di Venezia, durante un ricevimento; la “Sinfonia” da “L’italiana in Algeri” di Gioachino Rossini (1792-1868), il quale debuttò professionalmente proprio a Venezia nel 1813 al teatro San Benedetto con questa patriottica opera buffa. Per lui, nel 150° anniversario della morte, la Fenice ha programmato nel 2018 un “progetto Rossini”, che proporrà due rappresentazioni, a febbraio e ad ottobre, de “Il barbiere di Siviglia”, con due diversi direttori e registi.

Per la prima volta il musicista sud coreano Myung-Whun Chung, chiamato spesso a dirigere importanti lavori, è stato invitato a misurarsi con un programma per un evento popolare. In conferenza, ha dichiarato di sentirsi contento perché ha potuto concentrarsi solamente per fare una buona musica, evitando l’impegno stressante di scegliere il repertorio, il cui unico responsabile, nel caso veneziano, è stato il direttore artistico/sovrintendente Fortunato Ortombina, il quale ha elogiato Chung, definendolo “italiano” per “l’amore per l’Italia che fa venire a noi quando dirige la musica italiana”. E già dal due gennaio si comincia a lavorare per il capodanno 2019, con un nuovo direttore, già scelto, il cui nome sarà comunicato ufficialmente nei prossimi giorni.




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