martedì 30 novembre 2010 - Doriana Goracci

Compagne, compagni, amici miei Mario Monicelli è volato via

Possiamo accontentarci di questa notizia e non trovare le parole, tra noi compagne e compagni? “Si è ucciso lanciandosi dal balcone del quinto piano del reparto di urologia dell’ospedale San Giovanni, dove era ricoverato”. E allora leggo ancora Il grande regista Mario Monicelli morto suicida a Roma… Fabio Fazio dà la notizia in diretta a Vieni Via con me (Rai Tre) senza però menzionare i dettagli del suicidio. Ed era a Rai per una notte il 25 marzo del 2010, che l’Italia l’aveva ascoltato.

Ma cos’è una supercazzola, come quelle magiche storie che ci hanno fatto ridere per almeno due generazioni, Amici miei? Ieri , 29 novembre 2010 ho ricordato pubblicamente una giornata mia privata, la morte di mia madre quattro anni fa, rammentata con un messaggio da un’amica. E cosa rappresenta questa assenza improvvisa, voluta da questo Grande Amico? Cosa posso riportare del regista che nessuno scorderà, a chi sa poco o niente di lui? Incollo la biografia di Mario Monicelli che campeggia già aggiornata su wikipedia? Quale film posso citare tra i tanti, uno più straordinario dell’altro? Ma una parte della sua biografia sì, e io non la conoscevo, conosciamo così poco e niente noi tutte e tutti di chi anche amiamo e lui ce l’ha raccontata…: “Tra gli avvenimenti che hanno segnato di più la sua vita c’è senz’altro il suicidio del padre, Tomaso Monicelli noto giornalista e scrittore antifascista, avvenuto nel 1946. A tal riguardo ha detto: «Ho capito il suo gesto. Era stato tagliato fuori ingiustamente dal suo lavoro, anche a guerra finita, e sentiva di non avere più niente da fare qua. La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena. Il cadavere di mio padre l’ho trovato io. Verso le sei del mattino ho sentito un colpo di rivoltella, mi sono alzato e ho forzato la porta del bagno. Tra l’altro un bagno molto modesto. «Ho capito il suo gesto. Era stato tagliato fuori ingiustamente dal suo lavoro, anche a guerra finita, e sentiva di non avere più niente da fare qua. La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena. Il cadavere di mio padre l’ho trovato io. Verso le sei del mattino ho sentito un colpo di rivoltella, mi sono alzato e ho forzato la porta del bagno. Tra l’altro un bagno molto modesto». E ancora: “La sua ultima compagna è stata Chiara Rapaccini. Quando si sono conosciuti lui aveva 59 anni e lei 19. Hanno avuto una figlia, Rosa, quando lei ne aveva 34 e lui 74.Nel 2007, infatti, ha dichiarato di vivere da solo, di non sentire la lontananza di figli e nipoti (pur avendoli), di essere un elettore di Rifondazione Comunista e di avere pianto l’ultima volta alla morte del padre; mentre in un’intervista svela in particolare il motivo per cui a 92 anni vive da solo «Per rimanere vivo il più a lungo possibile. L’amore delle donne, parenti, figlie, mogli, amanti, è molto pericoloso. La donna è infermiera nell’animo, e, se ha vicino un vecchio, è sempre pronta ad interpretare ogni suo desiderio, a correre a portargli quello di cui ha bisogno. Così piano piano questo vecchio non fa più niente, rimane in poltrona, non si muove più e diventa un vecchio rincoglionito. Se invece il vecchio è costretto a farsi le cose da solo, rifarsi il letto, uscire, accendere dei fornelli, qualche volta bruciarsi, va avanti dieci anni di più». A febbraio del 2010 scrissi un articolo di cui riporto la parte finale. I Compagni è un film di Mario Monicelli del 1963: “Nella Torino di fine Ottocento gli operai di un’industria tessile dopo un incidente sul lavoro iniziano a prendere coscienza delle loro condizioni e chiedono una riduzione dell’orario di lavoro. La protesta fallisce, ma arriva da Genova un “agitatore” socialista, il professor Sinigaglia, che diventa la loro guida ideologica organizzando uno sciopero ad oltranza. L’arrivo di un treno carico di crumiri provoca accesi tafferugli nei quali perde la vita uno degli operai. Lo sciopero prosegue e la resistenza dei padroni vacilla, ma gli operai sono stremati e meditano di tornare al lavoro. L’intervento della polizia e dell’esercito sancisce il fallimento della rivolta. Gli operai ritornano in fabbrica sotto il peso della sconfitta, ma con nuove prospettive per il futuro.” La mia non è una lettera aperta ai Senatori della Repubblica Italiana.Ho chiuso con qualsivoglia apertura agli onorevoli e ai senatori. Come dice Gino Ancona, l’anarchigiano, chiacchieroni di tutto il mondo unitevi, aggiungo, nelle Guerre Pacioccone. La Grande Guerra continua e la nostra Liberazione pure: è un esercizio quotidiano! Ciao Compagne, Ciao Compagni… Che il Mediterraneo sia. Trovate voi le parole per andare avanti, Compagne e Compagni, lui lo era: fatevi trascinare dalla sua voglia di vita reale, tradotta in film, tra una Grande Guerra da Armata Brancaleone, da Un borghese piccolo piccolo che malgrado tutto annuncia Speriamo che sia Femmina, fosse pure Una ragazza con la Pistola, detto tra noi Soliti Ignoti, Parenti Serpenti, che speriamo sempre qualcuno scriva il nostro Romanzo Popolare…Le Rose del Deserto profumano, for ever, per sempre: ” Nessuno vi ha mai detto che c’è qualcosa nell’uomo che non muore mai?”

Ciao Mario. 

 

 

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