martedì 20 marzo 2018 - Mario R. Zampella

Communication

La comunicazione del terzo millennio e' divenuta arte sopraffina. Leggere fra le righe di quanto si viene informati, costituisce uno degli esercizi piu' delicati e intriganti che possa coinvolgere la mente umana. Oramai l'informazione regna sovrana, ma l'arte del neologismo, dell’allusione o, se si vuole, del doppio senso, ha radici molto antiche.

Eppure, qualcuno giurerebbe che nulla sarebbe da ascrivere a colui che crea cultura e/o informazione. In sostanza, tutto cio' che viene interpretato, dai graffiti rupestri alle antiche e sacre scritture, sino ai giorni nostri, non costituisce una personale traduzione del vero significato esistente all'interno di quanto espresso, bensi' un'interpretazione dettata da profondi studi e ricerche sui possibili significati e simbolismi di cui se ne scrutano i messaggi. In tutto cio' dai primi dell'ottocento, con le nuove forme di comunicazione di massa, quali la radio, il cinematografo, seguito dalla televisione, il linguaggio della comunicazione e' estremamente modificato. La chiarezza esplicita ha via via ceduto il posto alla comunicazione crittografata, non quella di "enigma". Una sorta di trasmissione in back ground di elementi e chiavi di lettura alternative al collaudato e ben conosciuto linguaggio tradizionale. Soprattutto, si e' compreso che l'esplicito non costituisce piu' il miglior piatto servito a tavolino, anzi. 

Si tratta esattamente del contrario, che non vuol significare ambiguita', ma viva partecipazione del fruitore alla comunicazione. L'esercizio principale si basa sulla sottrazione, anziche' sulla dettagliatissima informazione. Sottrazione che intriga, incuriosisce, sprona alla ricerca di quanto carente in ognuno e in ambito artistico, restituisce quel margine di immaginazione in piu', violato oramai dai sempre piu' iperconfezionamenti spediti a domicilio che stimolano pigrizia, rallentamenti neuronali e possibili senilita' premature. Ecco pertanto l'interazione essenziale fra comunicatori e fruitori, sostanziabile in quel filo sottile che li intreccia l'uno all'altro in una estrema e lunga azione di transfert, in cui il non detto assume l'importanza peculiare dell'essenza comunicativa.




Lasciare un commento