Come il progressismo ha generato la politica reazionaria in Olanda
Fino a poco tempo fa l’Olanda era conosciuta come la nazione argine del populismo per eccellenza. Uno dei paesi più liberi al mondo, noto per le sue politiche sociali avanzate e la sua tradizionale tolleranza verso le minoranze.
Il voto del 22 novembre scorso ha sovvertito questa immagine: la maggioranza dell’elettorato olandese ha dato il suo sostegno ad uno dei partiti più populisti e intolleranti esistenti, il Partito per la Libertà. Il Partito per la Libertà fonda la sua ideologia interamente sullo scontro tra civiltà. Come già la Lista Pim Fortuyn, l’obiettivo principale di questo movimento è combattere l’islam, il multiculturalismo e l’immigrazione, sostenendo che la cultura occidentale sia incompatibile con la cultura islamica tout court. Anche l’avversione del partito all’Unione Europea è da inquadrare in questo schema: Wilders, leader del partito, pensa che l’UE incoraggi in qualche modo l’immigrazione islamica e non a caso il partito nasce da una scissione dal Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia in opposizione alla volontà di far aderire la Turchia all’UE.
Il successo del Partito per la Libertà ha una storia non molto lunga. Nel settembre 2019 un membro della maggioranza parlamentare del Governo Rutte propone di dimezzare il bestiame d’allevamento nel paese al fine di ridurre le emissioni inquinanti di ossido di azoto e ammoniaca prodotta negli allevamenti olandesi. In Olanda i livelli di azoto prodotti dalle emissioni di letame sono particolarmente alti e ciò ha effetti negativi sulla qualità della terra, dell’acqua e dell’aria. Ma la proposta della maggioranza era un perfetto esempio di una politica d’élite che non si preoccupa dei bisogni del popolo. Gli allevatori olandesi non hanno altre entrate che quelle derivanti dalle loro attività di allevamento; ridurre così drasticamente le loro attività per migliorare la qualità del suolo e dell’aria è un’azione che ha molti più costi che benefici. Il centrosinistra politico olandese ha messo la salvaguardia dell’ambiente prima della salvaguardia del popolo che abita quell’ambiente, in modo del tutto ideologico. Gli allevatori e i contadini olandesi hanno reagito con forza a questi provvedimenti. Grandi manifestazioni si sono viste nel paese a cominciare dal 1° ottobre 2019; la Ministra dell’Agricoltura Carola Schouten è stata costretta a promettere che il bestiame d’allevamento olandese non sarebbe stato dimezzato. Ma ciò non ha fermato le proteste, che hanno continuato in reazione al disprezzo che le élite politiche e borghesi del paese avevano diffuso verso allevatori e agricoltori per la loro implicazione nell’inquinamento. Dalle proteste alla fine è nato un vero e proprio partito politico, il Movimento Civico-Contadino. Si tratta di un classico partito populista agrario che auspica il ritorno al piccolo mondo antico, glorifica la vita semplice del contadino di campagna e depreca la modernità, le multinazionali e l’Unione Europea, battendosi allo stesso tempo per la massima riduzione possibile dell’immigrazione, dal momento che gli immigrati portano nel paese stili e modelli di vita diversi da quelli del tradizionale agricoltore olandese. Il partito ha cominciato il suo percorso in modo modesto, prendendo appena l’1% alle Elezioni generali del 2021; ma in poco tempo, la sua propaganda irrazionale ha fatto breccia nell’elettorato olandese, facendo leva sui sentimenti e sullo stomaco del popolo invece che sul cervello. Alle elezioni provinciali del marzo 2023, a sorpresa, il Movimento Civico-Contadino è diventato il primo partito olandese, ottenendo il 19% dei consensi (con un massimo del 33,5% nella provincia più agricola, Drenthe, e un minimo del 13% in quella più sviluppata e urbanizzata, Utrecht); e alle elezioni per il Senato (che in Olanda sono indirette) di fine maggio 2023 il Movimento ha ancora incrementato i suoi consensi, arrivando a sfiorare il 21% (il Partito per la Libertà, in queste due elezioni, si era assestato al 6%). Con la caduta del Governo Rutte nell’estate scorsa e la convocazione delle elezioni generali, gli olandesi si sono trovati davanti ad un problema. Il Movimento Civico-Contadino era un movimento agrario, che aveva attratto consensi alle elezioni provinciali per la simpatia che gli olandesi avevano provato per gli allevatori e gli agricoltori olandesi. Ma solo il 2% dei lavoratori olandesi è impiegato nell’agricoltura: la stragrande maggioranza degli olandesi non sono né contadini né allevatori e non hanno interessi precisi nelle politiche agricole. Il Movimento non ha avuto abbastanza tempo per strutturarsi come un partito politico classico, che facesse appello anche agli operai, agli imprenditori, agli impiegati pubblici, agli studenti o ai pensionati. Questo ha generato la sua caduta nei sondaggi. I tanti olandesi che erano stato affascinati dalla retorica reazionaria e provinciale di questo movimento non hanno potuto fare altro che rivolgersi ad un partito che usava la stessa retorica e che aveva sostanzialmente le stesse idee, ma che si strutturava come un partito nazionale che si rivolgeva a tutto l’elettorato: il Partito per la Libertà. Nelle elezioni generali di novembre dunque i risultati si sono invertiti: il Movimento Civico-Contadino è sceso al 5%, mentre il Partito per la Libertà ha ottenuto il 23,5% dei consensi, vincendo le elezioni. Le politiche anti-popolari del centro-sinistra olandese hanno fatto sì che gli olandesi si siano rivolti verso un partito che fonda tutta la sua retorica sul suo essere un partito popolare – nonostante ciò sia pura propaganda.
Come si sa, il fascismo ed il nazismo della prima metà del ‘900 erano antisemiti; così come antisemiti erano ancora i gruppi neofascisti che si sono subito riformati dopo il 1945 e che hanno continuato ad essere tali negli anni ’50 e ’60. Ma, a cominciare dagli anni ’70, il tradizionale antisemitismo, l’antiamericanismo e l’opposizione alla democrazia e all’economia capitalista sono andati svanendo presso questi gruppi e questi partiti. Il neofascismo ha trovato nuova forza e nuova identità nel contrapporre l’Occidente alla civiltà islamica. Gli islamici sono diventati in Occidente il nuovo capro espiatorio, la nuova minoranza da discriminare. Chi scrive ha zero simpatia per l’islam come religione, soprattutto nelle forme in cui viene professato nella maggior parte dei paesi islamici odierni, con i suoi divieti e obblighi folli. Ma una cosa è criticare l’islam in quanto ideologia religiosa (cosa che, a meno che non sia un’operazione propagandistica, deve essere accompagnata anche dalla critica al cristianesimo e a tutte le altre religioni totalitarie), altra cosa è discriminare gli islamici in quanto esseri umani che hanno diritto a professare le loro credenze. I paesi in cui l’islam si è affermato sono semplicemente più arretrati rispetto ai paesi in cui il cristianesimo si è affermato (con le dovute eccezioni). Non si tratta quindi di una questione religiosa, ma di livelli di sviluppi differenziati presso civiltà diverse. L’intolleranza che oggi molti paesi islamici dimostrano è la stessa intolleranza che dimostrava la società cristiana fino ad appena quattrocento anni fa, quando gli atei e gli omosessuali venivano bruciati vivi in pubblica piazza. La tolleranza verso l’omosessualità nei paesi cristiani, contrapposta all’atteggiamento che si ha nella maggior parte dei paesi islamici, è un tema retorico che partiti come quello di Wilders cavalcano molto. Ma posso elencare almeno undici paesi cristiani in cui l’omosessualità è illegale e viene regolarmente punita: Ghana (3 anni di carcere), Liberia (3 anni di carcere), Camerun (5 anni di carcere), Burundi (2 anni di carcere), Etiopia (15 anni di carcere), Kenya (21 anni di carcere), Sud Sudan (10 anni di carcere), Tanzania (carcere a vita), Uganda (carcere a vita), Zambia (carcere a vita), Zimbabwe (14 anni di carcere). Come si vede, nelle (relativamente poche) zone del mondo arretrate in cui il cristianesimo si è diffuso, l’atteggiamento verso l’omosessualità è sostanzialmente uguale a quello delle zone del mondo islamico arretrate. Al contrario, in Albania, Cipro del Nord e Kosovo, i paesi islamici più avanzati, l’omosessualità è legale e prevale un atteggiamento di relativa tolleranza. Non esiste cosa più sbagliata, dunque, che quella di fomentare lo scontro tra civiltà cristiana e civiltà islamica, facendo il gioco che i gruppi terroristici come ISIS e Al Qaida vogliono. Il punto è proprio quello di esercitare la tolleranza per portare i gruppi di persone cresciuti in contesti arretrati ad un altro livello di sviluppo e di consapevolezza democratica. Il Partito per la Libertà, al contrario, utilizza l’intolleranza della maggior parte delle società islamiche come scusa per essere intollerante verso gli islamici. Nel 2016 la sua piattaforma includeva addirittura la messa al bando del Corano e la chiusura di tutte le moschee in Olanda. Dei provvedimenti del genere – che per fortuna è molto improbabile che vengano approvati in un governo di coalizione – non farebbero altro che radicalizzare gli islamici presenti in Olanda e aumentare il rischio terrorismo. Tra l’altro, è curioso che un partito che sostenga di difendere la tradizionale tolleranza europea abbia poi un atteggiamento repressivo quando si parla di temi sociali come la legalizzazione delle droghe leggere. La verità è che la questione della difesa della tolleranza non è che uno schermo dietro cui si cela la volontà di combattere uno scontro con gli islamici. Wilders vuole combattere gli islamici non perché sono intolleranti, ma perché sono diversi da lui, vivono in modo diverso e hanno tradizioni diverse dalle sue. Un indizio importante di ciò è che il Partito per la Libertà sostiene che Israele debba essere l’unico Stato esistente sul territorio palestinese; per evitare di affermarlo esplicitamente, però, propone di usare il termine “Palestina” per riferirsi alla Giordania, così da dare l’illusione che esista già uno Stato palestinese. In questo caso è chiaro come Wilders si schieri dalla parte di Israele semplicemente perché fa parte del campo occidentale (nonostante non rispetti i diritti umani) ed è avverso al campo islamico.
In un contesto mondiale quale quello in cui ci troviamo oggi, dove sempre più partiti populisti prendono il potere in Occidente per combattere una guerra ideologica e la società islamica si radicalizza di conseguenza, il nuovo governo olandese molto probabilmente costituirà un nuovo tassello per il declino della convivenza pacifica tra civiltà.