martedì 19 marzo 2013 - paolo

Cinquestellini, primi segnali di rigetto

Sono calati a spizzico, chi scendendo dall'autobus, chi con prole e familiari al seguito, tutti in giacca e cravatta come si conviene per l'occasione. A vederli, un po' emozionati e spaesati come logico che fosse alla loro prima convocazione istituzionale a Montecitorio, suscitavano indubbia simpatia. Poi la loro diffidenza verso tutti, la ritrosia al dalogo anche su quanto di più banale ed innocuo venisse loro chiesto, piano piano ha cominciato ad infastidire. Non proprio spocchia vera e propria, ma poco ci manca.

 

"Mi chiamo xxx, soldato del M5S, numero di matricola xxx". Stop. Soltanto i due portavoce ufficiali, Roberta Lombardi e Vito Crimi, erano autorizzati a smozzicare qualche parola in più nel solco delle banalità ed ovvietà più scontate "a questo non posso rispondere, non lo so, devo sentire, per favore non me lo chieda, vedremo...", e via a passi lunghi e veloci. Una "grillina" invitata dalla giornalista a non spaventarsi e a rendersi più disponibile ha risposto freddina "non sono spaventata, sono infastidita " .

Infastidita? Ma come, neanche un giorno e siamo già al modello vecchia cariatide che sfugge alle domande, anche quelle meno compromettenti. Ma un pensiero proprio ce l'hanno? 

Chiaro e limpido che le consegne sono state rigidissime perché, con due capi come Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio c'è poco da scherzare: se sgarri, se ti scappa anche una parola in più, la scomunica arriva come un lampo. Tutto quindi deve essere organizzato ed inquadrato quasi militarmente per evitare ogni contagio con il mondo marcio e putrido della partitocrazia e dei media che cercheranno di corrompere la loro purezza di ideali, la loro "mission" di scardinatori e revisionisti del sistema. 

Insomma, il primo approccio non è stato dei migliori, ma si poteva anche giustificare con l'unicità della circostanza, soprattutto per persone non avvezze al ruolo e quindi anche giustamente un po' diffidenti. Meno apprezzabile l'atteggiamento sprezzante da "superiority complex" di chi, fino a prova contraria e a prescindere dal titolo accademico che può produrre, deve ancora dimostrare cosa sa fare realmente.

Al suono della campanella, si fa per dire, sono tutti entrati a gruppi nell'aula parlamentare e si sono schierati negli scranni più alti dell'emiciclo. Una postazione di vedetta, come si conviene ad Osservatori delle Nazioni Unite, disposti per sorvegliare il campo di battaglia. Armati di smartphone, tablet, nonché più tradizionali penne e blocco notes, i super informatizzati figli del web si sono disposti in attesa di registrare anche il minimo sussulto, il più impercettibile segnale di spreco o inefficienza.

E difatti, alla prima giornata andata a vuoto sulla elezione del Presidente della Camera, come prassi inevitabile quando non sussistono accordi preventivi, la capogruppo Roberta Lombardi se ne è uscita con la seguente dichiarazione: "le procedure per eleggere i presidenti delle Camere sono uno spreco assurdo, costeranno 420.000 euro per le spese dei parlamentari, senza considerare i soldi che si spendono per le strutture (?!)". Per le strutture? La prossima allora organizzatela in un camper, come quello di Beppe Grillo.

Poi ha doppiato con un "qui ci sono persone pagate profumatamente che tirano alla diaria". E siamo al primo giorno!

A parte il conteggio, come al solito rimesso alla più ampia discrezionalità, questo tono supponente da maestrina che bacchetta il prossimo in nome di un supposto efficientismo al primo giorno di scuola lascia un po' perplessi. Sa di preparato, di messaggio studiato e suona francamente anche un po' fessacchiotto. L'impressione è che questi signori prelevati dalla società comune, selezionati con criteri "sui generis", senza comunque un percorso politico certo si siano messi in posizione di sparo su tutto e su tutti. 

Probabilmente andranno a contare i cappuccini alla bouvette, quanti cornetti vengono sbafati singolarmente dai parlamentari e, ovviamente, a spulciare il menù di pranzo. Devono avergli detto che è su questi risparmi che il paese conta, in nome della sobrietà istituzionale e di una maggiore efficienza istituzionale. Ho la sgradevole sensazione che sia tutto pretestuoso e già preparato a tavolino. Insomma che si tratti solo di trasmettere messaggi idonei a preparare il terreno per le prossime elezioni, quando punteranno al 100% dei consensi, come ha dichiarato Beppe Grillo.

Certo che se il concetto di sobrio efficientismo è quello di di uno che decide e tutti gli altri che obbediscono, allora bisogna che quanto prima qualcuno spieghi loro che la democrazia è un'altra cosa, che ha i suoi tempi e che anche la forma diventa sostanza quando si tratta di processi istituzionali. Quindi ben venga l'azione stimolatrice e di pungolo sulla "casta", ma per l'amor di Dio, si estrinsechi sulla sostanza e non sul principio prevenuto del "gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare" del grande Gino Bartali quando criticava l'organizzazione, alla fine di ogni tappa del Giro d'Italia.

Insomma qualcuno spieghi a questi signori che le sedute del Parlamento non sono le tappe del Giro d'Italia.

Comincio ad essere un po' preoccupato, non vorrei saltare dalla padella alla brace, ovvero dallo spreco e le ruberie al furore demagogico da setta religiosa. Ma è così difficile avere persone normali, dotate di normale buon senso, inserite in un contesto normale, che guidano un paese normale?

Comunque diamo il beneficio di inventario e aspettiamo i prossimi eventi, può darsi che la volontà del M5S di non sporcarsi le mani con nessuno poi ceda il passo al sano realismo di dare un governo al paese, non certamente uno qualsiasi ma, se non il migliore, almeno il meno peggiore possibile.

Altrimenti viene da chiedersi che ci fanno in Parlamento e, soprattutto, perché sono stati votati. Sono strasicuro che questa domanda se la stanno già facendo in molti, in primis coloro che hanno votato il M5S non perché hanno visto le stimmate di Grillo o Casaleggio, ma perché hanno creduto veramente in un progetto di cambiamento. E allora occhio, perché così come rapidamente si è fatto, altrettanto rapidamente si disfa. Non credo che i 3,5 milioni di elettori del PD, disgustati da Bersani e soci, siano soddisfatti nel vedere che coloro che dovevano segnare la svolta stanno invece preparando la strada a Silvio Berlusconi.

I primi segnali di rigetto già si avvertono forti e chiari.




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