venerdì 13 agosto 2021 - Phastidio

Cina, lotta all’inflazione da matrimoni

Il regime di Pechino tenta di calmierare l'onerosità dei matrimoni, che danneggia la natalità. Ma l'unica via è un welfare più ampio

 

Dopo aver “scoperto”, dai dati dell’ultimo censimento, ciò che da anni era evidente a chiunque, e cioè di trovarsi in una crisi demografica, la Cina ha deciso di prendere posizione e contrastare il calo delle nascita, anche se al momento non ha ancora attivato quello che aiuterebbe in massimo grado: una estesa rete di welfare, per ridurre il forte risparmio precauzionale delle famiglie.

Dopo la repressione regolatoria contro le società che vendono servizi di tutoraggio scolastico, a cui è stato intimato di trasformarsi in non-profit nel tentativo di evitare che le famiglie immolino denaro alla riuscita dei figli e alla loro ammissione alle migliori università, accentuando condizioni di diseguaglianza entro le città e tra città e campagne, è ora il turno dei matrimoni e della loro onerosità, non solo relativa alla cerimonia ma anche al costo della “dote” che la famiglia dello sposo deve sostenere.

Il costo della “dote”

Nulla di inedito, anzi tutte cose già viste anche in occidente e da noi, sia pure in momenti di maggiore arretratezza economica. Ma in Cina il problema è reale, persistente e in via di aggravamento. Quello della “dote” è, come detto, un istituto molto antico. In contesti originari e in quelli ancora oggi più poveri, la sua funzione economica è quella di “indennizzare” le famiglie che si privano della forza lavoro femminile.

La prassi è stata formalmente messa al bando dalle autorità negli anni Cinquanta del secolo scorso, anche come modo per contrastare i matrimoni forzosi, ma è riaffiorata negli anni Ottanta, a seguito delle riforme “liberalizzatrici”, che hanno riportato maggiore tolleranza verso alcune tradizioni.

I problemi economici si alimentano anche del quadro legislativo. Ad esempio, in Cina la legge favorisce i diritti di proprietà dell’uomo, in caso di divorzio, e di conseguenza la “dote” protegge la sposa e la sua famiglia se le cose andassero male. Ma “l’inflazione da spose” deriva anche da una semplice legge della domanda e dell’offerta.

Le precedenti politiche demografiche cinesi, come quella sul figlio unico, hanno portato a un evidente squilibrio nel rapporto tra uomini e donne, con i primi eccedenti sulle seconde a seguito di “pianificazione familiare” per genere (e conseguenti aborti selettivi, spesso effettuati in modo piuttosto sbrigativo).

Legge della domanda e dell’offerta (di donne)

Il problema è acuto soprattutto nelle comunità rurali, dove il costo di una sposa può superare l’equivalente di 30.000 dollari, mettendo in difficoltà le finanze della famiglia dell’aspirante marito. Queste dinamiche vengono spesso citate come determinante del calo dei matrimoni nel paese. Ovviamente, il tasso di fertilità non è posto in relazione diretta e meccanica col tasso dei matrimoni, ma vanno anche considerati i problemi sociali ed economici delle nascite fuori dal matrimonio.

Come accennato, c’è un ulteriore aspetto dell’onerosità dei matrimoni: i banchetti nuziali, che sono un momento tradizionale molto sentito e fortemente simbolico, e che ha alimentato una fiorente industria del wedding, con un giro d’affari stimato in 130 miliardi di dollari.

Date queste tendenze fortemente inflazionistiche e l’avversa dinamica demografica, il regime ha deciso di tentare di calmierare il settore. In aprile, il governo ha annunciato un progetto-pilota in 15 città e distretti, finalizzato a ridurre i costi dei matrimoni e le cui modalità operative sono rimesse alle autorità locali.

Si va dal counseling ai futuri sposi, che vengono indottrinati sul valore della “morigeratezza” dei costi dell’unione, ai comitati di “saggi” locali che negoziano i costi con le madri delle spose, spesso dopo estenuanti trattative. Incoraggiati anche matrimoni collettivi, per spalmare i costi fissi della cerimonia.

Serve più welfare

Al netto del fatto che il governo potrà agire contro l’industria del wedding esattamente come ha fatto con quella del tutoring scolastico, prendendosi i rischi di tensioni sociali derivanti da aumento di disoccupazione, soprattutto giovanile, in questi due ambiti di attività privata, resta il punto centrale: difficile reprimere tradizioni anche millenarie, che sono le sovrastrutture che avvolgono altrettante esigenze economiche.

Ecco perché la via, per Xi Jinping, resta quella di un esteso e profondo intervento di welfare, che attenui diseguaglianze sempre più evidenti e consenta alle famiglie di ridurre il risparmio precauzionale. Intervento di cui peraltro si parla da molto tempo e che oggi viene reso ancora più urgente da quella vera e propria sanzione di realtà che è il declino demografico.




Lasciare un commento