venerdì 20 maggio 2016 - Antonello Laiso

Ciao Marco Pannella

 

 

La politica, la passione, l'impegno estremo, la voglia di cambiare a tutti i costi anche a quello della vita, le innumerevoli battaglie, l'aborto, il divorzio, la dignità dei detenuti, l'amnistia e l'indulto, i referendum, quell'arte di comunicazione non verbale tanto cara a tanti psicologi, questo era Marco, il Marco nazionale, Marco Pannella.

Il dottor Marco Pannella laureatosi a soli venti anni in giurisprudenza. Se n'è andato lasciando non un successore, ma tutti noi italiani successori dei frutti di quelle sue battaglie condotte in modo dignitoso e sempre non violento, anche se talvolta ai limiti di quelle leggi che spesso non riconosceva, che voleva cambiare, che infrangeva volutamente per creare quegli scoop, quegli scandali che facessero parlare, che poi avrebbero fatto cambiare spesso quelle norme che non erano in sintonia con quei diritti, con quella dignità che tutti dobbiamo avere.
 
Pannella è stato unico nella storia della Politica italiana a concepire situazioni e mezzi per cambiare in modo non violento tante cose, per manifestare contro una negazione di un qualcosa che era giusto e che doveva essere un diritto non ancora ottenuto.
 Le sue battaglie sono state apprezzate da tantissimi politici spesso anche avversari, anche dal Papa e dal già Presidente della Repubblica Napolitano. Marco era l'uomo che si è reso schiavo per pura passione di quella politica che talvolta come sappiamo si riempie di indagati, di condannati, di quegli interessi personali e privati che travalicano, di quella politica che non vorremo avere.
  
Una vita dedicata alla politica, una vita dedicata alle lotte come non ricordare Marco, dai figli ai padri, ai nonni tutti ricordano il condottiero, il gladiatore della politica, i suoi scioperi della fame e della sete che sovente lo hanno portato a ricoveri, Marco voleva lo scandalo talvolta poiché solo con esso, solo tramite questo e senza quei mezzi economici l'urlo di un qualcosa che non andava si moltiplicava per quelle migliaia di chilometri della nostra nazione. Quell'urlo dalle alpi a quelle coste marine ha fatto eco nelle coscienze ha fatto quell'eco che ha portato a modificare, a riflettere, a costringere legalmente con la forza di quelle note democratiche che tanto invocava a un qualcosa di diverso.
 
Un urlo che fino alla fine ha avuto quell'eco con i diritti della dignità dei detenuti, quell' eco che rimbomba ancora in quelle carceri e fuori di esse contro il sovraffollamento, di quelle carceri che spesso visitava finanche nei giorni di Pasqua e Natale.
 
Questo era Marco per chi non lo conoscesse ma è molto difficile, la trasgressione era parimenti una sua arma contro quella routinaria antidemocrazia che non permetteva, fulcro di molte sue battaglie civili e motivo di quelle lotte condotte per quel cambiamento. E' la fine di una lunga storia è la fine obbligata alla vita, alla passione per quella politica, ma non a quelle sue battaglie non violente che ricorderemo come mezzo, a quel suo modo di urlare anche nel silenzio più totale, a quei bavagli che spesso usava, ricorderemo i tanti diritti che grazie a questo politico passionario abbiamo conquistato.
Caro Marco la tua follia la tua esuberanza il tuo modo di essere resterà nella storia di questa Repubblica.



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