sabato 4 maggio 2013 - UAAR - A ragion veduta

Chiesa: quando le regole dell’ovile non piacciono al gregge

Anni fa fu il caso Welby. La decisione di negargli esequie religiose scatenò una vera e propria protesta popolare, e a essere più indignati erano proprio cittadini dichiaratamente credenti, sorpresi che la loro Chiesa si rivelasse così priva di pietà umana. Eppure, la posizione della Chiesa non rappresentava affatto una sorpresa. Più sorprendente era semmai, ed è ancora oggi, la constatazione di quanto i credenti non conoscano le regole della Chiesa a cui dicono di appartenere.

In questi giorni il fenomeno si è ripetuto con due casi che hanno scatenato polemiche. Che hanno entrambi avuto luogo nell’America Latina: il “continente del futuro del cattolicesimo”, che in realtà già oggi raggruppa più di metà del gregge ed esprime anche il papa. In Brasile il vescovo di Bauru ha scomunicato un sacerdote, Roberto Francisco Daniel detto padre Beto, “colpevole” di difendere i diritti degli omosessuali e di perorarne la causa anche durante la messa. Mentre in Messico un altro prelato, Fabio Martínez Castilla, recentemente nominato a capo dell’arcidiocesi di Tuxtla Gutiérrez, ha dichiarato che si comporta assai peggio una donna che abortisce rispetto a un prete che abusa sessualmente di bambini.

Apriti cielo. L’indignazione online è prontamente montata. Resta tuttavia il fatto che, ai sensi del Codice di diritto canonico, abortire è un peccato molto più grave della pedofilia: comporta infatti la scomunica automatica. Stuprare bambini no: per quanto possa sembrare medievale, il magistero cattolico considera ancora oggi lo stupro un reato contro il costume, e non contro la persona. Mentre è lo stesso Catechismo a insegnare che gli omosessuali sono “creature disordinate”, e che l’obbedienza e la sottomissione alle gerarchie ecclesiastiche è un atto dovuto.

L’unico “peccato” dei due vescovi è semmai quello di ingenuità: hanno esplicitato come stanno veramente le cose. La Chiesa sa che le sue dottrine non sono gradite a gran parte della popolazione, anche di quella che si dichiara cattolica. E sa che è assai meglio non parlarne: il vescovo Bergoglio si sta rivelando uno straordinario interprete di questa filosofia, collocandosi esattamente agli antipodi del suo ingenuo predecessore.

Iscritti al cattolicesimo romano da neonati col pedobattesimo, chiesto da genitori che a loro volta hanno ereditato automaticamente tale appartenenza per via familiare, i fedeli non sembrano avvedersi troppo delle implicazioni. Eppure riescono sempre a sorprendersi nello scoprire che molti aspetti della dottrina sono intollerabili. Dovrebbero rendersi anche conto che il loro ruolo, nella gerarchia della Chiesa, è quella delle truppe destinate a subire in silenzio. Se poi le regole non piacciono, nessuno li obbliga (più) a restare nel club. Molti di essi potrebbero sorprendersi ancor di più nello scoprire che nel terzo millennio è possibile abbandonare facilmente il gregge. Anche perché, come il nostro test ampiamente dimostra, di pecore doc ne esistono ormai ben poche. E se non sei una pecora, che senso ha restare nell’ovile?




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