venerdì 16 aprile 2021 - YouTrend

Chi eleggerà il prossimo Presidente della Repubblica?

Il mandato di Sergio Mattarella scade a febbraio 2022. Vediamo, in base agli attuali equilibri in Parlamento, chi potrà eleggere il suo successore.

Il Presidente della Repubblica sarà eletto a inizio 2022 da un collegio elettorale formato dai parlamentari (attualmente 629 deputati e 321 senatori) e da tre delegati per ogni Consiglio regionale, due dei partiti di maggioranza e uno dell’opposizione (ad eccezione della Valle d’Aosta, che ha un solo delegato). Questo è quanto prevede l’articolo 83 della nostra Costituzione, che recita:

Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri.

All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato.

L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.

 

L’elezione richiede una maggioranza dei due terzi nei primi tre scrutini e una maggioranza del 50%+1 dal quarto scrutinio in poi, con gli elettori assenti o astenuti che non abbassano il quorum. In base ai numeri attuali, sarebbero quindi richiesti 673 voti su 1008 nei primi tre scrutini e 505 su 1008 dal quarto scrutinio in poi.

Abbiamo provato a stimare i numeri dei vari schieramenti, anche se occorre una premessa importante: ci saranno inevitabilmente delle modifiche nei gruppi parlamentari da qui all’elezione vera e propria e i numeri potrebbero quindi cambiare in maniera significativa. Inoltre, l’assegnazione dei delegati regionali può essere solo desunta, perché il delegato riservato all’opposizione in ogni Regione lo abbiamo attribuito al principale schieramento di minoranza, ma non è detto che accadrà davvero così: per esempio, in Toscana la maggioranza è di centrosinistra e la principale opposizione è di centrodestra, ma il Consiglio potrebbe anche decidere di assegnare il delegato dell’opposizione al Movimento 5 Stelle.

Fatte queste premesse, vediamo ora il numero di deputati, senatori e delegati regionali di ogni schieramento: come si vede, né il centrodestra né il blocco centrosinistra-Movimento 5 Stelle hanno numeri sufficienti per eleggere in autonomia il prossimo Capo dello Stato, né nei primi tre scrutini né dal quarto scrutinio in poi.

 

Il centrodestra

Partiamo dal centrodestra: la Lega ha oggi 194 parlamentari, Forza Italia 140 e Fratelli d’Italia 56. A questi possiamo aggiungere i 5 senatori della componente “IDEA e Cambiamo” del Gruppo Misto del Senato, oltre a 4 dei 5 deputati iscritti alla componente del Misto della Camera “Noi con l’Italia/USEI/Rinascimento AdC” (escludiamo il deputato dell’USEI Eugenio Sangregorio) e a tutti i 10 deputati di un’altra componente del Misto di Montecitorio, ovvero “Cambiamo-Popolo Protagonista”. Il blocco parlamentare di centrodestra avrebbe dunque 409 elettori.

A questi vanno aggiunti i delegati regionali, che per il centrodestra al momento dovrebbero essere 32: a parte la Valle d’Aosta (dove l’unico delegato andrebbe agli autonomisti) e il Trentino-Alto Adige (dove il centrodestra potrebbe ottenere un delegato su tre), questo schieramento rappresenta la maggioranza in 13 Consigli regionali, dove otterrebbe 2 elettori in ciascuno, ed è la principale opposizione in 5 regioni, nelle quali avrebbe 1 elettore in ciascuna. In totale, dunque, il centrodestra avrebbe 441 elettori, non potendo raggiungere da solo le maggioranze richieste per l’elezione nei vari scrutini.

 

Il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle

Lo stesso, però, vale per il fronte avversario composto da centrosinistra e M5S. Il Movimento 5 Stelle ha oggi 239 parlamentari, il PD 130 e LeU 17, per un totale di 386 parlamentari ascrivibili al blocco che ha sostenuto Giuseppe Conte fino alla fine del suo ultimo Governo. Se a questi aggiungiamo anche i parlamentari di Italia Viva, Azione e +Europa, più il senatore indipendente Sandro Ruotolo e i 5 deputati della componente “Facciamo Eco-Federazione dei Verdi” del Gruppo Misto della Camera, arriviamo a un totale di 443 parlamentari.

I delegati regionali del blocco centrosinistra-Movimento 5 Stelle, invece, dovrebbero essere 24, dal momento che in 5 regioni otterrebbe 2 delegati su 3 e in 14 regioni 1 delegato su 3. Il totale degli elettori dello schieramento sarebbe dunque pari a 467, per cui mancherebbero quasi 50 voti per arrivare al quorum previsto dal quarto scrutinio in poi.

 

Palla al centro

Il vero ago della bilancia sembra dunque rappresentato dai 98 parlamentari non ascrivibili in maniera certa a nessuno dei due schieramenti: insieme al delegato regionale della Valle d’Aosta e a uno dei tre delegati del Trentino-Alto Adige, essi rappresenteranno un bacino indispensabile da cui attingere per arrivare al quorum.

Ma chi sono questi 98 elettori che potrebbero rivelarsi decisivi? A Palazzo Madama sono 43: si tratta dei 6 senatori a vita, dei 6 delle Autonomie, dei 2 del MAIE e di 29 eletti del Misto non iscritti ad alcuna componente – di cui 26 eletti tra le fila M5S. Alla Camera, invece, sono 55 (e la gran parte, 43, è stata eletta col Movimento 5 Stelle): 10 sono parte della componente del Misto “Centro Democratico”, 3 della componente “Europeisti-MAIE-PSI”, 14 della componente “L’alternativa c’è”, 4 delle “Minoranze linguistiche”, 1 dell’USEI e infine 23 sono deputati non iscritti ad alcuna componente.

Insomma, anche se i numeri degli schieramenti da qui all’elezione potrebbero cambiare – anzi, cambieranno quasi sicuramente – è evidente che il prossimo Presidente della Repubblica dovrà essere eletto con un accordo tra i due blocchi o tra parti di essi, oppure, se mancherà una convergenza bipartisan su un candidato comune, sarà decisivo quel centinaio di elettori, in larga parte parlamentari del Gruppo Misto, esterni ai due schieramenti principali.




Lasciare un commento