mercoledì 16 ottobre 2013 - Mauro Guidi

Cambiamenti climatici: una mappa svela quando e come cambieranno le cose

Vi ricordate certamente che la maggior parte dei nostri libri di Geografia così (grosso modo) dicevano: "La regione italiana (compresa tra il 47º ed il 36º parallelo nord) si trova quasi al centro della zona temperata dell'emisfero boreale." Poi, anno dopo anno, le eccezioni climatiche (bombe d’acqua, uragani extratropicali, grandine grossa come uova, temporali con successioni esagerate di fulmini, trombe d’aria devastanti, ecc) sono e stanno divenendo sempre più frequenti, così che stiamo sempre più consapevolmente prendendo atto che il clima (ovviamente in tutto il mondo) sta cambiando.
 
 
Ora gli scienziati sono in grado di fare anche accurate "diagnosi" e trovare le cause di questo disastro ambientale. La principale è l’eccessiva emissione nell’atmosfera di gas serra che la stanno surriscaldando in modo esagerato, fornendo al sistema un quantitativo superiore di energia che trasforma ogni normale evento atmosferico in un potenziale disastro. Come uscirne? Diminuendo drasticamente le combustioni e quindi le emissioni, prima di tutto di CO2. Facile a dire, difficile, anzi difficilissimo, da realizzare.
 
Risalgono agli anni ’70 le prime riunioni mondiali per frenare l’inquinamento del pianeta Terra: al vertice delle Nazioni Unite sui problemi ambientali tenutosi a Stoccolma dal 5 al 16 giugno 1972 (UNCHE, United Nations Conference on Human Environment) parteciparono 113 capi di stato e di governo per discutere quali soluzioni adottare su scala planetaria per la tutela dell'ecosistema.

La Conferenza si concluse con la redazione di un Piano di azione contenente 109 raccomandazioni ed una Dichiarazione di principi sull'ambiente umano, in cui si affermava la necessità di intraprendere uno "sviluppo compatibile" con la salvaguardia delle risorse naturali e si fissavano alcuni principi fondamentali sulla relazione tra benessere sociale e tutela del patrimonio ambientale, secondo un criterio di equa distribuzione delle risorse anche di fronte alle generazioni future. Belle parole , grandi intenti ai quali non sono seguiti risultati apprezzabili . Sono seguite invece tante altre riunioni importanti , voglio in particolare ricordare quella di Kyoto  che ha trasportato i suggerimenti per la soluzione dei problemi ambientali fino ai tempi nostri. ll protocollo di Kyoto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale sottoscritto nella città giapponese di Kyoto l'11 dicembre 1997 da più di 180 Paesi in occasione della Conferenza COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica anche da parte della Russia.

Con l’accordo Doha l’estensione del protocollo si è prolungata fino al 2020 anziché alla fine del 2012. I risultati comunque anche oggi sono molto modesti e non sono serviti a bloccare per ora l’innalzamento della temperatura media dell’atmosfera del pianeta. 
 
A questo punto sembra proprio che il pianeta Terra dal punto di vista climatico si trovi definitivamente sulla "via del non ritorno" per cui sono iniziati i primi studi che ci mostrano dettagliatamente le date che rappresenteranno, per ogni angolo del globo, il passaggio ad un nuovo tipo di clima. Questo studio, interessantissimo ma che rappresenta una presa d’atto dell’insuccesso umano per quanto riguarda le problematiche ambientali, è stato realizzato dall’equipe del prof. Camilo Mora presso l’Università delle Hawaii e pubblicato in questi giorni sulla rivista Nature (Mora, CM et al. Nature 502, pp. 183-187, 2013).
 
Camilo Mora e colleghi della Facolta di Scienze Sociali del Dipartimento di Geografia presso l’Università delle Hawaii a Manoa hanno realizzato un interessante e speriamo stimolante studio, dal titolo "Study in Nature reveals urgent new time frame for climate change", pubblicato nel numero del 10 ottobre 2013 di Nature. Come si evidenzia facilmente dalla chiarissima cartina sotto allegata lo studio fornisce un indice dell'anno in cui il clima media di ogni punto sulla Terra si sposterà continuamente al di fuori dei dischi più estremi sperimentato negli ultimi 150 anni.
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Secondo queste previsioni le aree dei tropici sono proiettate a sperimentare climi senza precedenti entro il prossimo decennio mentre le aeree più spostate verso i poli dovrebbero subire dei cambiamenti climatici diversi anni dopo, così che risulteranno prima danneggiati quei popoli che hanno contribuito meno all’emissioni di grandi quantità di gas a effetto serra. Ovvio, comunque, che le date di questi ipotetici cambiamenti climatici sarebbero molto diverse a seconda delle date di realizzazione dei provvedimenti di stabilizzazione delle emissioni di gas a effetto serra.
 
 



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