C’è Sofri da Floris. E c’è Floris da Sofri
Così: niente urla. E se sembra poca cosa, per un post, via pronto a dirvi la mia su moschettieri e moschetto. Avallata l’occhiatina fra Sofri e Floris all’atto della presentazione (“E’ qui con noi il direttore de IlPost.it Luca Sofri – ammicco reciproco, il conduttore incespica perché evidentemente pensa “Hai visto?”), resta da decifrare i perché e i percome che hanno permesso al primo di atteggiarsi a guappetto catodico durante l’intera puntata (ne parla lui stesso qui), senza neppure un paio di Ipad. Come se gli fosse concesso tutto, come fosse un Cota qualunque – e ripeto, siamo sul campo dei giudizi, adesso. Non si dibatte sulla presenza in studio.
Quanto a IlPost, tendo a guardare con occhio gentile ogni novità in rete. Insomma ben venga chiunque. Resta da capire quale siano le aspirazioni del sito, dal momento che da fabbrica di notizie inedite, come dichiarato, risulta piuttosto un marchingegno di quelli che arrotolano la carta colorata attorno alle caramelle: lo trovo poco utile, volutamente, disperatamente interessante. Voluttuoso. Squadra che ottempera al ruolo: quello di un Riformista formato blog, di quelle cose che corrompono l’anima (warning to Civati e Serracchiani, eh?). Comunque una macchina ben fatta, che non si muove ad aria ma ne produce parecchia – e qui sta il punto.
Mi chiedo: al qualcuno che finanzia serviva investire su un posto che parlasse del problema inestricabile del conflitto d’interessi e dell‘immortale crisi del centrosinistra per bocca di Floris, par di capire. E beh: interpellandomi, avrei potuto fare il nome di una dozzina di blogger molto più economici, e forse un tantino più interessanti. In alternativa, si sarebbe potuto cercare “Berlusconi ma con moderazione” su google blog search e fermarsi alla decima “o”: qualche quattrino lo si sarebbe risparmiato. Ma mi quieto: è evidente che a quel qualcuno occorreva un nome. Un nome sul quale investire, come Floris. Anche se quello di Sofri sarebbe bastato (uuh, Cota style).
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