giovedì 23 marzo 2017 - Pressenza - International Press Agency

Brasile | Indigeni Xukuru versus lo stato

In questi giorni, a Città del Guatemala, la Corte Interamericana per i Diritti Umani sta analizzando il caso che vede il Brasile accusato di violazione del diritto di proprietà collettiva del popolo Xukuru, del diritto alla protezione e alle garanzie giuridiche, del diritto all’integrità personale; diritti, questi, assicurati dalla Convenzione Americana sui Diritti Umani, della quale il Brasile è firmatario. Io Stato brasiliano è ritenuto colpevole perché non garantisce al popolo Xukuru di Ororubá la demarcazione del territorio tradizionale.

di Loretta Emiri

L’unica udienza prevista è stata realizzata il giorno 21 marzo 2017. Durante l’udienza sono state presentate le argomentazioni dei rappresentanti delle vittime e dello Stato. Ora, detti rappresentanti hanno tempo fino al 24 aprile per inoltrare, per iscritto, nuove argomentazioni; dopodiché la Corte Interamericana emetterà la sentenza.

Il processo di demarcazione ebbe inizio nel 1989. L’omologazione della Terra Indigena Xukuru avvenne nel 2001. Da allora, lo Stato non ha ancora concluso la ritirata degli invasori non-indios dall’area, né ha garantito agli indigeni il possesso della totalità del territorio. Il caso è significativo perché il problema si strascina, in pratica, dalla promulgazione della Costituzione Federale del 1988 che, teoricamente, garantisce i diritti dei popoli indigeni; inoltre è stato caratterizzato da grande violenza e dalla criminalizzazione degli indios. Fra il 1992 e il 2003 sono stati assassinati cinque Xukuru e un procuratore della FUNAI – Fondazione Nazionale dell’Indio. “Questo processo costituisce la possibilità di una riparazione storica nei confronti della lotta del popolo per la demarcazione, e delle morti che questa lotta ha comportato. Lo Stato era in condizione di far avanzare il processo amministrativo, senza che dovessimo soffrire con gli assassinii, la violenza e la criminalizzazione, ma non ha adempito ai suoi obblighi”, afferma il leader Marcos Xukuru, che sta seguendo il processo in Guatemala ed è figlio del leader Xikão assassinato nel 1998. Nel 2003 Marcos stesso subì un attentato in cui persero la vita due indigeni Xukuru.

Il caso degli Xukuru venne denunciato alla CIDH – Commissione Interamericana per i Diritti Umani nel 2002. In un rapporto divulgato nel luglio del 2015, la CIDH concluse che lo Stato brasiliano è responsabile della violazione dei diritti del popolo Xukuru e fece raccomandazioni, mai osservate fino ad oggi. Per questo, nel marzo del 2016, la CIDH ha deciso di sottomettere il caso alla Corte Interamericana. Sono rappresentanti del popolo Xukuru nella Corte Interamericana: il MNDH – Movimento Nazionale per i Diritti Umani/Regionale Nordest, il GAJOP – Gabinetto di Consulenza Giuridica alle Organizzazioni Popolari, il CIMI – Consiglio Indigenista Missionario, e Giustizia Globale. La lotta degli Xukuru è un esempio emblematico delle sfide affrontate dai popoli indigeni del Brasile, e il giudizio da parte della Corte Interamericana si configura anche come un riconoscimento internazionale dell’aggravarsi delle violazioni ai diritti dei popoli indigeni; quindi, la loro lotta riveste un carattere speciale non solo per loro, ma per tutte le etnie presenti in Brasile. “Molti popoli indigeni aspettano venti, trenta anni vedendo i processi di demarcazione trascinarsi, risultandone situazioni di violenza e criminalizzazione. Un insieme di azioni dello Stato impediscono la riconquista dei territori e il rispetto dei diritti. Senza voce in capitolo, siamo estremamente vulnerabili. Possiamo solo fare pressioni a livello internazionale”, sostiene il leader Marcos Xukuru.

La Serra do Ororubá, nel comune di Pesqueira, Stato di Pernambuco, è lo scenario di un contesto con più di tre secoli di sfruttamento e morte del popolo Xukuru. Negli anni ottanta del secolo scorso, la situazione cominciò a cambiare. Con la nomina di Xikão a capo-villaggio, gli Xukuru si articolarono e, dopo quasi venti anni di lotta, nel 2001 ottennero l’omologazione dei 27.555 ettari in cui vivono. Questo territorio oggi ospita più di undicimila indigeni che lottano, giorno dopo giorno, contro il preconcetto e la violenza per poter sopravvivere fisicamente e culturalmente. Finito il regime militare, la transizione democratica portò gli indigeni a partecipare attivamente alla Costituente. In Brasilia, Xikão e tanti altri importanti leader indigeni, insieme ai loro alleati, hanno visitato gabinetti, arruolato sostenitori, discusso proposte, organizzato manifestazioni; infine, hanno ottenuto che nella nuova Costituzione entrasse il diritto di usufrutto dei popoli indigeni sulle terre da loro tradizionalmente occupate. La vittoria fu grande e animò gli indios. Nel 1990 gli Xukuru iniziarono a riappropriarsi di parte del loro territorio tradizionale, mentre aspettavano la demarcazione della terra da parte dello Stato. Gli invasori dell’area indigena reagirono: nel 1992, al leader religioso Zequinha ammazzarono il figlio; nel 1995 venne ucciso l’avvocato dell’associazione indigena e procuratore della FUNAI, Geraldo Rolim. Xikão ha sempre creduto che la base del cambiamento del suo gruppo risiedeva nell’educazione e nell’organizzazione. Promosse la creazione dell’Associazione del Popolo Xucuru, con commissioni per la Salute e l’Educazione, e stimolò la partecipazione della comunità nelle decisioni dell’associazione. La mattina del 20 maggio del 1998, uscendo di casa, trovò ad attenderlo un sicario. Il suo assassinio ebbe ripercussione internazionale e motivò il suo popolo. Tre anni dopo venne assassinato il leader del villaggio Pé-de-Serra, Chico Quelé. Il 7 febbraio del 2003, con la terra Xukuru già omologata da due anni, la storia si è ripetuta. L’imboscata contro Marcos, figlio e successore di Xikão, risultò nella morte dei due indigeni che erano responsabili della sua sicurezza. L’attentato indusse gli Xukuru a reagire e a decidere di rioccupare un territorio sacro, con il risultato che trentacinque Xukuru, tra cui il leader Marcos, vennero condannati a quattro anni di prigione a causa della fantasiosa, per non dire criminale, versione dei fatti secondo cui i due indigeni sarebbero stati uccisi dallo stesso Marcos per provocare la rivolta del suo popolo e l’espulsione dei non-indios dall’area. La stessa cosa era successa all’epoca dell’assassinio del leader Xikão e di Chico Quelé, dei quali furono accusati indios Xukuru.

 

Fonte: CIMI – Consiglio Indigenista Missionario




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