mercoledì 20 marzo 2019 - Marinella Zetti

Boy erased. Vite cancellate.

Il film è un pugno nello stomaco. Tratta di terapie riparative per omosessuali. Magistrale l’interpretazione di Nicole Kidman e Russell Crowe. Da vedere, soprattutto in questo periodo di oscurantismo.

Un pugno nello stomaco. Decisamente forte e ben assestato. 
Sto parlando del film “Boy erased. Vite cancellate” di Lucas Hedges che ho visto all’anteprima organizzata da Universal Pictures, in collaborazione con PrideOnline LGBT, lo scorso 4 marzo all’Anteo di Milano. È attualmente in programmazione nei cinema e vi consiglio di andare a vederlo, anche se uscirete scioccati. In questo periodo di oscurantismo è importante conoscere le tesi degli integralisti per difendere i nostri diritti. 
Il mio pensiero va al Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo dove i diritti della Checcorocomunità lgbt sono messi in discussione con l’obiettivo di cancellarli.
Per questo non dobbiamo abbassare la guardia e film come “Boy erased.Vite Cancellate” sono molto importanti.
Ma torniamo al 4 marzo, all’ingresso c’era anche un tavolo di informazione e prevenzione di ASA Milano; prima della proiezione siamo stati allietati dall’esibizione del Checcoro. La serata si è conclusa con l’incontro con Federico Ferrari psicologo, psicoterapeuta, coautore di Curare i gay oltre l’ideologia riparativa Raffaello Cortina Editore, condotto da Marco Albertini di PrideOnline.

Ovviamente non vi racconterò il film che vanta attori quali Nicole KidmanRussell CroweLucas Hedges e Joel Edgerton. È ispirato all’esperienza di Garrard Conley, da lui stesso raccontata nel libro Boy Erased: A Memoir of Identity, Faith e Family. Il libro di Conley è stato pubblicato nel 2016 dalla casa editrice Penguin Random House ed è edito in Italia da Edizioni Black Coffee.

Il regista Joel Edgerton ha incontrato Garrard Conley in un caffè di Brooklyn un freddo pomeriggio del febbraio del Garrard-Conley2017. Sin da quel primo giorno, l'obiettivo del film è sempre stato quello di accrescere la consapevolezza riguardo agli effetti dannosi della terapia di conversione e di offrire finalmente sullo schermo giustizia alla storia personale di Garrard.
«Per fare questo ho preso in considerazione ogni posizione e quello in cui credeva o meno ogni singolo personaggio. Nessuno sarebbe stato rappresentato come un cattivo se non lo era, perché sarebbe stato troppo facile e disonesto. – ha spiegato Edgerton - Se il nostro film raggiungerà il suo obiettivo, ci consentirà di aprire un dibattito più ampio su un soggetto che necessita di essere considerato con maggior consapevolezza. La terapia di conversione, in generale, assume molte forme diverse. È praticata in centinaia di paesi. Ne esistono tante forme differenti. Alcune hanno un'impronta religiosa, altre laica. Alcune utilizzano la psicoterapia. L'unica costante in tutto questo è che la terapia di conversione è incredibilmente dannosa».

Nonostante siano passati quattordici anni dal periodo che ha trascorso in terapia di conversione nella comunità Love in Action, per Garrard Conley le immagini, i suoni e il trauma della sua esperienza sono vividi come allora: la scritta lucida che elencava i Dodici Passi sulle pareti candide della struttura, la cadenza delle istruzioni dei suoi consiglieri, la sensazione delle sedie imbottite contro la sua camicia bianca abbottonata dietro.
«Quattordici anni non hanno cancellato del tutto il dolore né il trauma, ma mi hanno permesso di prendere una discreta distanza. – ha sottolineato Conley - Mio padre non è più il cattivo e io non sono più la vittima. I membri dello staff di Love in Action non recitano più il ruolo dei dittatori. Mia madre non è più solo la moglie di un predicatore intrappolata tra due estremi impossibili. Le nostre storie sono diventate, come lo sono tutte le storie se osservate Cover Boy erasedattentamente, fin troppo umane. Quando Joel EdgertonLucas Hedges, e l'attore e co-produttore David Craig sono andati a vedere la casa della mia famiglia in Arkansas durante i sopralluoghi per un possibile adattamento del mio memoriale, ho capito, dal modo in cui questi estranei conversavano con estrema serietà coi miei genitori di religione battista, che la mia storia e la storia della mia famiglia erano state prese sul serio. Non ci avrebbero più visti come il caso strano di una piccola città isolata, la terapia di conversione è diventata, in quel salotto, una pratica tragica le cui radici affondano in quelle coloniali del paese e i cui effetti negativi a lungo termine hanno profondamente alterato non solo le vite dei pazienti "ex-gay" ma anche quelle dei loro familiari e dei loro amici. Il pregiudizio, sia che tu lo eserciti o che ne sia la vittima, danneggia sempre tutti».

«La mia speranza è che il film Boy Erased - Vite cancellate perpetui il progetto del mio libro di memorie. Raccontando la mia storia, il nostro desiderio è quello di esprimere solidarietà a tutti coloro che sono stati sottoposti alla terapia di conversione. Ma altrettanto importante per il nostro progetto è la questione di come questo tipo di violenza possa essere perpetrata da persone che, fondamentalmente, si amano l'un l'altra. Speriamo di riuscire a far comprendere agli spettatori che questo tipo di ingiustizie sociali non è sempre il frutto del pensiero e delle azioni di mostri, ma a volte nasce da persone a noi vicine, figure tragiche la cui morale è spesso contraddetta dalle azioni. "Voglio convincere tuo padre che quello che ha fatto è sbagliato", mi ha detto Joel mentre tornavamo in aeroporto. "E voglio farlo in una lingua che lui e altri come lui spero capiranno». Conclude Garrard Conley.

 

La terapia riparativa oggi

Attualmente, in 36 stati americani non esiste una legge che proibisca la terapia di conversione, mentre in altri 14 stati oltre a Washington D.C. sono state approvate delle leggi per proteggere da tale terapia i giovani LGBTQ.
Secondo i dati della Campagna per i Diritti Umani, i giovani LGBTQ in terapia avevano una probabilità 8 volte più alta di tentare il suicidio, sei volte di soffrire di alti livelli di depressione, una probabilità tre volte maggiore di far uso di droghe, altrettanto di essere ad alto rischio di HIV e malattie sessualmente trasmissibili.

L'American Psychiatric Association afferma che i potenziali rischi della "terapia riparativa" sono molti e includono depressione, ansia e comportamento autodistruttivo, poiché l'allineamento del terapeuta con i pregiudizi sociali contro i ragazzi LGBTQ può rafforzare l'odio verso se stessi già sperimentato dai pazienti.
Locandina Boy erased.Vite cancellateMolti pazienti sottoposti a "terapia riparativa" riferiscono che a loro è stato falsamente insegnato che le persone LGBTQ sono individui soli e infelici che non raggiungono mai l'accettazione o la soddisfazione. Non viene mai ventilata la possibilità che la persona possa raggiungere la felicità ed avere relazioni interpersonali soddisfacenti come omosessuale o lesbica, né sono previsti approcci alternativi per affrontare gli effetti della stigmatizzazione sociale discussa.

Nel 2009, il Royal College of Psychiatrists ha dichiarato che "condivide le perplessità dell'American Psychiatric Association e dell'American Psychological Association, riguardo al fatto che le posizioni esposte da parte di organismi come l'Associazione nazionale per la ricerca e la terapia dell'omosessualità (NARTH) negli Stati Uniti non sono supportate dalla scienza".

Nel 2010 in Italia è stato pubblicato un documento sottoscritto da psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, psicoanalisti, studiosi e ricercatori nel campo della salute mentale e della formazione per condannare ogni tentativo di patologizzare l'omosessualità, affermando che "qualunque trattamento mirato a indurre il/la paziente a modificare il proprio orientamento sessuale si pone al di fuori dello spirito etico e scientifico". Il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi (CNOP) si è espresso più volte sulla dannosità delle terapie riparative e contro la concezione dell'omosessualità come malattia.
L'Ordine nazionale degli psicologi italiano ha preso una posizione netta contro queste prassi, considerate Dibattito finaleascientifiche e contrarie al suo Codice Deontologico, non rientrando l'omosessualità in una categoria patologica; altri organismi considerano inappropriato che un professionista alimenti o supporti l'aspettativa che l'assistito possa cambiare orientamento sessuale.

Nel 2015, le Nazioni Unite si sono pronunciate contro le terapie di conversione e altri trattamenti indegni ai quali le persone LGBT sono sottoposte. La relazione annuale sui diritti fondamentali nell'Unione europea adottata nel 2018 si congratula per le iniziative che vietano le terapie di conversione per le persone LGBTI.

Eppure ci sono esseri meschini e pericolosi che continuano a condannare le persone LGBT e a pensare che si devono curare anche facendo ricorso alla violenza. 




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