venerdì 6 luglio 2012 - UAAR - A ragion veduta

Bosone di Higgs: particelle divine e profane

Quasi quarant’anni fa Peter Higgs prevedeva l’esistenza di una nuova particella elementare, un bosone, che spiegasse l’omonimo meccanismo capace di conferire la massa alle altre particelle. Questo bosone era anche l’ultima particella elementare prevista dall’attuale versione del Modello Standard. La nuova particella fu presto chiamata bosone di Higgs, come spesso succede nella comunità scientifica. Higgs, persona modesta, ha sempre evitato accuratamente di citarlo col proprio nome.

Quando nel 1993 Leon Lederman pubblicò un libro divulgativo sulla ricerca dell’ultima particella elementare dal titolo The God Particle (”la particella di Dio, la particella divina”), Higgs non ne fu sollevato: il nuovo soprannome della sua particella infastidiva lui, ateo, e avrebbe potuto offendere i credenti. Tuttavia era perfetto come espressione per la stampa non specializzata: la particella che definiva una caratteristica così fondamentale delle altre rappresentava anche uno degli ultimi misteri da svelare, e sappiamo che l’umanità ha spesso attribuito all’intervento divino quello che non riusciva a giustificare altrimenti. Praticamente ogni spiegazione dei fenomeni naturali (dalle eruzioni vulcaniche alle malattie infettive, dai fulmini all’evoluzione delle specie) ha ricacciato un po’ più lontano gli dei.

Lederman giustificò il titolo del suo libro, criticato da molti colleghi, con una battuta: non potevano certo chiamarlo The Goddamn Particle (”la stramaledetta particella”), anche se avrebbe reso meglio la natura sfuggente e dispettosa della particella che ha richiesto un esperimento costosissimo per essere rilevata. E non si è pentito della citazione “divina”: nel primo capitolo dell’edizione 2006 traccia un parallelo (per quanto solo come metafora narrativa) tra la supersimmetria presente nell’istante del Big Bang e la lingua universale narrata nella Bibbia prima della costruzione della torre di Babele.

Ieri poco dopo l’annuncio della scoperta dell’Higgs, il suo “papà”, seduto tra gli altri scienziati, si è commosso dicendo “è incredibile che questa cosa sia avvenuta durante la mia vita”. La portavoce dell’esperimento ATLAS, l’italiana Fabiola Gianotti, ha scherzosamente detto “grazie alla natura” per aver piazzato il bosone di Higgs a un livello di energia in cui può essere misurato coi mezzi attualmente disponibili. Questo atteggiamento laico, che mette in primo piano i fatti concreti, non ha oltrepassato il confine svizzero: ogni quotidiano nazionale, cartaceo e online, titolava “scoperta la particella di Dio”.

Il risultato di ieri è solo l’inizio: si cercano nuove misure in altri esperimenti, per definire meglio la natura e le proprietà della nuova particella (o delle particelle). È la scienza che rende tangibile ciò che prima era divino o maledetto.

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