venerdì 18 novembre 2016 - Francesco Grano

"Black Hawk Down": un saggio bellico sulla guerra moderna

In attesa dell'uscita di Alien: Covenant di Ridley Scott, (ri)scopriamo il war movie Black Hawk Down - Black Hawk abbattuto diretto dal regista inglese nel 2001.

Nel 1993 una task force congiunta è dispiegata a Mogadiscio, capitale della Somalia, col compito di catturare Mohamed Farrah Aidid, potente signore della guerra locale che ha piegato e trascinato nella carestia più totale l’intero stato. Il 3 ottobre ai soldati dell’U.S. Army Rangers, della Delta Force e agli elicotteristi del 160 SOAR è assegnata una delicata e difficile missione: fare irruzione, mediante elicotteri e mezzi di terra, in un edificio bersaglio e arrestare tutti i luogotenenti di Aidid presenti all’interno. Il raid ha inizio come previsto ma il ferimento accidentale di un soldato, l’abbattimento di due elicotteri Black Hawk e la controffensiva dei miliziani somali trasforma l’operazione in una guerriglia urbana che intrappola i militari statunitensi nelle pericolose strade di Mogadiscio, costringendoli a rispondere al fuoco per sopravvivere e per recuperare gli equipaggi degli elicotteri caduti.

Trasposizione cinematografica del saggio storico Falco Nero (Black Hawk Down: A Story of Modern War, 1999) di Mark Bowden, Black Hawk Down – Black Hawk abbattuto (Black Hawk Down, 2001) è un viscerale, crudo e drammatico resoconto di 152 minuti sul massiccio scontro a fuoco che, tra il 3 e il 4 ottobre del 1993, prese vita a Mogadiscio nel contesto della missione di peacekeeping Restore Hope sotto l’egida Onu. Diretto dal regista inglese Ridley Scott, autore di capolavori (e cult) come Alien (id., 1979) e Blade Runner (id., 1982), Black Hawk Down è un war movie a cui spetta il compito di ricostruire – anche se in maniera leggermente romanzata e con qualche licenza narrativa rispetto alla realtà dei fatti – le concitate e drammatiche fasi che portarono una missione di routine verso il disastro più totale, con la morte di 18 soldati statunitensi e un imprecisato numero di vittime tra miliziani e civili somali.

Se, da una parte, il film di Ridley Scott può essere visto come il classico esempio di propaganda statunitense, dall’altra questa affermazione viene smontata dall’accurata introspezione psicologica e umana dei soldati coinvolti nel fallito raid. Black Hawk Down potrebbe essere liquidato tout court come un lavoro politico e retorico (e di certo i riferimenti diretti ai due campi in questione non mancano, come la citata scelta dal comando di Washington di non impiegare mezzi corazzati e unità di supporto aereo) eppure il suo vero compito è tutt’altro. Oltre a ricostruire la cronistoria di quelle due nere giornate di quel lontano ottobre, Black Hawk Down fa crollare il “mito” della superpotenza stars and stripes, della sua ben oliata ed efficiente macchina bellica e dei suoi combattenti di professione, uomini delle forze speciali super addestrati ma che, in fondo, sono esseri mortali fatti di carne, ossa e sangue come quelli al centro dell’altro recente war movie biografico Lone Survivor. Uomini in divisa forti eppure fragili allo stesso tempo, che non abbandonano i commilitoni e che sono capaci di beccarsi una pallottola piuttosto che lasciare i fratelli in armi al proprio destino sacrificando, così, la loro vita pur di salvare i compagni di squadra poiché, come recita lo stesso credo di fratellanza in divisa, «nessuno deve essere lasciato indietro».

Mediante una regia solida e grazie ad una fotografia sporca e d’effetto, alla quale si aggiungono un montaggio video (merito all’italiano Pietro Scalia premiato con l’Oscar) e audio eccezionale, Black Hawk Down trascina lo spettatore nel mezzo delle polverose strade di Mogadiscio, invase dalle rovine e dai segni della crudeltà umana, nel bel mezzo del caos della battaglia in cui le pallottole fischiano e granate e razzi detonano, lasciando a terra corpi crivellati e lacerati dalle ferite, mentre voci e scariche statiche si confondo, all’unisono, nelle frenetiche comunicazioni radio.

Senza timori e censure, Scott mostra sul grande schermo – senza spettacolarizzazione alcuna – cosa significhi combattere una guerra e di cosa si provi nel momento in cui la vita è messa a repentaglio, sotto il fuoco di un nemico decisamente in numero maggiore e soverchiante. Black Hawk Down è un film di guerra embedded capace di trasmettere la tensione, la paura e il dolore degli uomini che combattono, che credono in un ideale e che cercano, in qualche modo, di cambiare il corso delle cose. Black Hawk Down è un saggio bellico sulla guerra moderna, tappa fondamentale – insieme al magistrale e imperdibile Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow e al recente 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi di Michael Bay – per conoscere e per non dimenticare gli episodi che hanno segnato la storia contemporanea.




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