venerdì 29 dicembre 2017 - Aldo Giannuli

Bitcoin è arrivato lo scoppio della bolla? Ragioniamo

Avevo pensato questo pezzo un paio di settimane fa, prima dello scivolone del Bitcoin ( -40%) e mi sembra istruttivo riproporlo prima di due considerazioni finali sul perché non credo che questo sia ancora lo sgonfiamento della bolla. Che verrà. A.G.

E’ una tranquilla mattinata di dicembre. Bussano alla porta, il padrone di casa va ad aprire e si trova davanti un personaggio con tuta da motociclista nera, casco che copre tutto il viso e con vetro oscurato, che non si presenta e dice: “Signore le non mi conosce, ma come mi chiamo non ha importanza.

Se lei mi dà tutti i soldi che ha in casa, io fra un mese le do un interesse del 400%, garantito da questo sofisticatissimo algoritmo di cui le dò copia” e gli porge un foglio con su scritta una complicatissima formula matematica che il padrone di casa assolutamente non è in grado di capire, però sa che tutti i suoi vicini di condominio hanno investito ed effettivamente hanno ricevuto gli interessi pattuiti, precisi al centesimo e nel giorno stabilito, senza sgarrare di 1 ora.

Va nel suo studio, apre la cassaforte, prende tutto il liquido che vi è contenuto e lo consegna allo sconosciuto, che firma una ricevuta con una X.
Interrompiamo qui il racconto.

Credo che di fronte a questa scena, tutti gli spettatori riderebbero della dabbenaggine del padrone di casa, che ancora una volta, casca nel trucco del sistema Ponzi, ormai vecchio come il cucco. Si pagano gli interessi con il denaro dello stesso depositante e con quello dei successivi investitori, poi, quando la raccolta ha raggiunto livelli considerevoli, si “brucia il paglione” e chi si è visto si è visto.

Ebbene, è esattamente quello che sta accadendo in tutto il mondo per la febbre da bitcoin: ormai la somma investita supera i 300 miliardi di dollari, il prezzo della moneta virtuale continua a crescere nonostante abbia raggiunto i 1.500 dollari.

Ma nessuno sa chi sia il titolare (o i titolari) delle varie società di emittenza, il mitico algoritmo alla base dell’altrettanto mitica moneta non si capisce cosa sia e se tutte le emittenti usino lo stesso o diversi algoritmi, non esiste un sottostante della presunta moneta ecc. ma tutti investono, convinti di fare un buon affare. Chi abbagliato dalle dichiarazioni di presunti economisti che cianciano di un bitcoin destinato a raggiungere quotazioni stratosferiche (si parla di milioni di dollari al pezzo, quando questa diverrà la moneta di scambio mondiale), chi, più smaliziatamente, cerca di cavalcare l’onda deciso a scendervi in tempo prima che la bolla si sgonfi, ma portandosi a casa lauti guadagni.

Ragioniamo: questo fenomeno ha tutte le caratteristiche di una bolla speculativa destinata (come tutte le bolle speculative) ad esplodere lasciando a terra morti e feriti. Come è giusto che sia, perché se uno è tanto imbecille da cascarci è giusto che venga punito. Ma, mi direte, quelli che investono con il calcolo di scendere dalla giostra prima che tutto affondi, non sono imbecilli ma calcolatori. Vi spiego perché sono i più cretini di tutti. Va da sé che, come in ogni bolla speculativa, c’è una piccola percentuale di gente che ci fa davvero i soldi o perché hanno calcolato giusto il momento in cui scendere (ma questi sono una piccolissima percentuale della piccola percentuale di quelli a cui è andata bene) o (ed è la quasi totalità dei casi) perché hanno avuto la fortuna di non spingersi troppo oltre. Come in ogni lotteria, c’è sempre qualche fortunato estratto che ci fa casualmente un po’ di soldi, ma, nella maggior parte dei casi, quelli “che scendono in tempo dalla bolla” sono gente del mestiere che ha accesso ad informazioni riservate e, pertanto, calcola in tempo quando defilarsi. La quasi totalità dei dilettanti sono presuntuosi destinati all’inferno.

Questo perché le bolle non possono che esplodere, prima o poi, perché sono pensate proprio per questo: c’è qualcuno che emette un titoli di debito, lo gonfia intenzionalmente, per poi guadagnarci su quanto la bolla si sgonfierà. Ed è proprio dell’azione che il valore cresca su sé stesso senza alcun rapporto con il valore reale e il profitto sta proprio in questo, esattamente come in un qualsiasi gioco d’azzardo.

Quindi, siamo di fronte alla più classica truffa finanziaria, ma, questa volta, abbiamo fatto un passo avanti nella creduloneria: acquisiamo titoli di credito da perfetti sconosciuti. Prima, è accaduto molte volte che si acquistassero titoli-spazzatura, ma, almeno, li si acquistava da qualche ente noto, con un indirizzo certo o da un operatore con un nome e cognome che, per di più, ci concedeva almeno un pezzo di carta intestata con una firma. Qui siamo alla perfezione della truffa, roba da teatro dell’assurdo: un signor-non-si-sa-chi ci vende qualcosa che, per di più è una cosa altamente immateriale, che ha come unica documentazione un segnale elettronico altamente volatile. Se, per una ragione qualsiasi, ti si distrugge l’hard disk o c’è un attacco hacker, tu non hai più niente in mano. Ma, soprattutto, se il signor-non-si-sa-chi sparisce, tu non hai nemmeno a chi rivolgerti o chi citare in giudizio. In questo ballo in maschera, l’unica cosa certa è che un certo numero di persone si sono private di una certa quantità di denaro. Punto e basta.

Quello che perfeziona la truffa, paradossalmente, è proprio questa assenza del soggetto che emette il titolo: la gente ci crede perché non c’è un finanziere che garantisce il suo titolo di debito, ma l’oggettività di un algoritmo che, per definizione, non può che essere esatto (anche se noi, posto che riuscissimo ad averlo, non sapremmo a leggerlo e verificarlo) e passa attraverso la tecnologia più moderna. Quel che dimostra una volta di più che l’ideologia (intesa nel senso deteriore di visione rovesciata del mondo) può affermarsi in qualsiasi campo: anche la matematica e la tecnologia possono alimentare ideologie ugualmente ingannevoli come quelle politiche o religiose.

Alla base c’è pur sempre il sogno infantile di essere oggetti di miracolo, di guadagnare un destino vasto ed importante senza alcuno sforzo. O, se preferite e, più modestamente, “di svoltare la vita senza lavoro”. E questa trappola funziona sempre, oggi una volta di più.

Ed ora veniamo all’oggi ed al crollo del bitcoin di questi giorni: siamo allo sgonfiamento della bolla. Può darsi, magari perché si è inciampati in un imprevisto o perché qualche bambino dispettoso ha bucato la bolla prima del progettato, ma non mi sembra il caso. E’ possibile, invece che, si tratti si una flessione in qualche modo programmata, per “ricomperare” a buon mercato titoli di debito già emessi per poi ripartire. Credo che i 300 miliardi di dollari di cui si parla siano ancora troppo pochi e che chi ha progettato questa mega bolla abbia ben altre ambizioni. Vedremo, per ora dilettiamoci ad osservare l’eterno spettacolo della credulità popolare. Non c’è niente da fare: l’unica soluzione è istituire il reato di truffa passiva. Ne riparleremo.

Aldo Giannuli




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