martedì 30 luglio 2013 - paolodegregorio

Berlusconi: le mie prigioni, Mondadori editore

La drammatizzazione che i media stanno orchestrando sul “D day” del pronunciamento della Cassazione in realtà ha un solo regista, esperto e consumato, che ormai sta già immaginando la sceneggiatura dei prossimi mesi in cui l’immagine del perseguitato politico che langue in carcere può essere più valida di una comodissima vacanza agli arresti domiciliari nel feudo di Arcore.

Naturalmente l’eventuale scelta della sceneggiata carceraria è un segnale di guerra che vuole dare spazio alla piazza e ad una crisi di governo, tattica che sembra abbastanza avventurosa in una crisi economica la cui responsabilità è tutta di chi non ha governato in questi ultimi 20 anni.

Ma a fare il tifo per l’assoluzione o il rinvio della sentenza definitiva c’è buona parte del PD, che non saprebbe più a che santo votarsi senza le “larghe intese” con cui ha truffato i suoi elettori, partito impegnato a levarsi di torno Matteo Renzi e in una lotta senza quartiere contro l’unica opposizione restata in Italia che si chiama M5stelle.

Va osservato anche che vi è una buona fetta di lettori moderati oggi nel PDL, insieme ad una parte dei dirigenti impegnati nel governo Letta, che vedono vicino il tramonto politico del Caimano e pensano che sia finito un ciclo storico e lo accompagnerebbero volentieri verso l’uscita, anche per non sentirsi più nominati o bocciati come scolaretti dal loro “caro leader”.

Credo che tra i cosiddetti moderati una buona parte sia stufa di Berlusconi, tra cui molti leghisti delusi dalle ruberie della famiglia Bossi, quelli di Scelta Civica, i centristi di Casini, una parte consistente del PD, e sarebbero tutti pronti a convergere sulla figura di Matteo Renzi premier ed una eventuale conferma della Cassazione per B. sarebbe una grande opportunità.

Staremo a vedere. Ma una cosa è certa, siamo arcistufi di vedere che il nostro destino, oggi purtroppo in declino e possibile fallimento drammatico, è legato ad un personaggio che non avrebbe mai dovuto entrare nel giro del potere politico per il conflitto di interessi (Legge 361 del 1957), un monopolista sodale di delinquenti come Previti, Dell’Utri, Craxi, un tipo che teneva in casa il mafioso Mangano, un illuminato imprenditore incapace persino di capire le cause della crisi economica, di cui tre anni fa diceva che l’avevamo alle spalle e che il peggio era passato.

Venti anni di "dittatura" ci sembrano sufficienti, e le “larghe intese” promettono peggio! Aiuto!

Foto: Wikimedia




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