giovedì 6 settembre 2012 - David Asìni

Benigni e la discesa negli inferi

Un viaggio dalla libertà più totale all'inferno dantesco

Che simpatia e che calore, il personaggio Benigni. Da Berlinguer in poi, l'abbraccio è diventato il suo marchio di fabbrica. E la satira? Irriverente, grottesca, irresistibile; anche pirandelliana, a suo modo, foriera di riflessione e mai fine a sé stessa.

Questo folletto giocoso era amatissimo dal pubblico, molto meno dall'establishment, perché difficilmente controllabile e prevedibile. Un toscano verace, un po' matto, un po' geniale, dall'umorismo travolgente, che trasudava un senso di libertà raro negli artisti, destinato però ad affievolirsi prima, e perdersi poi.

Il primo scricchiolio affiora proprio nel film simbolo del momento di più alta popolarità, "La vita è bella". Forse perché destinato anche al pubblico statunitense, o forse perché “pensato” per la partecipazione agli Oscar, sta di fatto che il regista decide di forzare la storia (quella vera) e di far liberare il campo di Auschwitz dagli angloamericani piuttosto che, come realmente accadde, dall’Armata Rossa Un peccato veniale? Un sopruso alle verità storiche fatto per motivi commerciali? Giudicate voi.

Benigni da qui in poi disegna una parabola già vista, una progressiva perdita di creatività, degli aspetti satirici di denuncia ed un progressivo avvicinamento ai "poteri forti", con cui passa da rapporti di diffidenza a veri e propri connubi. Il pubblico lo percepisce e, progressivamente, lo abbandona. Storica è la ripetizione del gesto del "prendere in braccio" fatto con Mastella. Quest'ultimo, vicende giudiziarie a parte, è il campione del clientelismo e dalla mastodontica villa di Ceppaloni, racconta sereno di dispensare favori e privilegi al suo corpo elettorale. Prescindendo dalla banalità del siparietto, è lecito porsi una domanda: E' legittimo che Benigni usi la sua popolarità per avvicinare chiunque ai favori del pubblico?

Sicuramente, ne fa un uso perlomeno distorto.

Vi e poi lo scandalo di Sanremo 2011 e del relativo, sontuosissimo, cachet; per porre fine alle polemiche l'artista annuncia che sarà completamente devoluto in beneficenza all'Ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Il direttore dell'istituto dichiarerà prima di non aver ricevuto alcun assegno, in seguito di avere l'obbligo di riservatezza per le donazioni; nessuno riterrà opportuno puntualizzare l'accaduto.

E' cronaca di questi giorni la polemica che ha investito la sua partecipazione alla festa dell'Unità, in soccorso a Bersani in palese crisi di popolarità. Sia chiaro, da subito, che è lecito per un artista esporsi a favore di una paritito o di una causa politica, purché questo sia fatto senza scopo di lucro. Il suo agente ha precisato che ha percepito il solo incasso della vendita dei biglietti dello spettacolo a margine; questo lo pone di fatto in un "limbo" che può essere diversamente giudicato.

Da par mio, non ho dubbi.

Lo metterei nell'ottavo cerchio dell'inferno di Dante, che sicuramente conosce molto bene; a chi è riservato? E' quello che punisce i peccatori che usarono la malizia, in modo fraudolento, per ingannare chi si fida, chiaro no?




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