La violenza talvolta non è solo quella fisica, quella degli omicidi, quella dei volti deturpati,quella che vediamo e apprendiamo,c'e' un altra violenza . la violenza morale, di una dignità negata da quelle pari condizioni di convivenza e rispetto di una vita familiare o di una vita di coppia, ,essa fa parte, come parimenti a gravità,essa non può essere esclusa né meno pregnante di quella fisica. Essa spesso è quella violenza invisibile tra quelle mura domestiche che pur esiste,che talvolta non viene posta in rilievo a quelle istituzioni preposte, e all'attenzione di chi potrebbe rompere quella spirale. Quando si parla di movente, di giustificazioni per un gesto estremo, come quello di un femminicidio, sembra quasi voler giustificare situazioni che non possono essere giustificate nella normalità, qualunque causa o concausa se pur potesse esistere non può essere adotta a giustificazioni, né come fulcro di un gesto quale un femminicidio.Non possono esistere giustificazioni né attenuanti per gesti che fanno parte di un istinto bestiale, privatistico, di un possesso di qualcosa che mai può assomigliare a quella compagna considerata spesso oggetto indissolubile.
Analizzando tali situazioni spesso tali comportamenti conducono ad una prevalenza di quella parte latente nel comportamento di chi conduce tali violenze, quella parte che pur confinata in quel cerchio esiste e prevale su una pseudo normalità . Schopenhauer identificava i sogni come una breve follia e la follia un lungo sogno.La realtà sembrerebbe essere allora quella che in ognuno di noi c’è un contenuto manifesto ed uno latente ed è proprio tale contenuto, ovvero il latente, il vero significato di una facciata spesso sostenuta in un limite border line di normalità. Quel limite che non può e non deve esistere, quel limite che rende incivile un essere umano, che non può che far vergognare gli uomini quando tali fatti e quasi nel quotidiano, si verificano, in tali situazioni.
Antonello Laiso