lunedì 6 novembre 2017 - Gaetano Barreca

Bari, il miracolo della luce nella Cattedrale di San Sabino - L’orientamento astronomico delle chiese

La scoperta del miracolo della luce nella Cattedrale di San Sabino[1] è piuttosto recente. A compimento dei lavori di restauro che interessarono la Cattedrale per ben tre anni (2002-2005), l’Arcivescovo di Bari-Bitonto, Monsignor Francesco Cacucci, decise di cambiare la disposizione dei banchi del tempio, per rendere visibile il bellissimo rosone musivo del XIII secolo, celato da tempo e collocato proprio ai piedi dell’altare. Così facendo, permise l’incredibile riscoperta del miracolo della luce.

Era il sei giugno del 2005, un lunedì di ordinaria routine, quando il canonico e penitenziere Monsignor Ignazio Fraccalvieri era assorto a pregare nel confessionale. Michele Cassano, scrittore e sacrista della Cattedrale di San Sabino, si trovava sull’ambone a collocare il lezionario in preparazione alla messa vespertina. Era un tranquillo pomeriggio e la chiesa, in attesa dei fedeli, era silenziosa e illuminata dai raggi del sole. Stante sul lezionario, Michele osservava dinanzi a sé il lungo corridoio d’ingresso che, secondo le disposizioni dell’Arcivescovo di Bari-Bitonto, era finalmente libero dai banchi per rivelare il mosaico musivo. Un po’ come Mosè e il suo popolo tra le acque del Mar Rosso, Michele provò probabilmente un gran senso di ariosità e, ordinando il lezionario, l’attenzione del sacrista fu catturata dai riflessi del sole che filtravano dal rosone centrale. Questi, risplendendo in diciotto petali, apparvero lambire il mosaico musivo, prima celato dalle panche, posto dinnanzi all’altare. Il sacrista lo “scoprì” di stessa forma e dimensioni del rosone della facciata e, trasecolato alla vista, riferì subito a Monsignor Fraccalvieri. Quando don Ignazio lo vide, rimase basito e pieno di entusiasmo. Probabilmente sospettando dell’antico rito legato al solstizio d’estate, disse al sacrista di fotografare ogni giorno la posizione della proiezione del motivo ornamentale all’interno della Cattedrale. II 21 giugno, accadde il miracolo della luce: Beppe Gernone fotografò per la prima volta la proiezione posarsi perfettamente sul pavimento musivo. Erano le 17:10.

Negli anni successivi il miracolo della luce è diventato un evento sempre più conosciuto e partecipato nella città di Bari.

Il mistero celato nei secoli

Quindi l’incredibile scoperta, stando ai fatti, avvenne semplicemente per una nuova disposizione dei banchi della chiesa, che rivelò il mosaico del rosone celato da secoli. Il discorso non fa una piega se non si è curiosi ma, da ricercatore, non ho potuto che pormi qualche domanda: come è possibile che un evento così unico e spettacolare sia stato dimenticato col passare dei secoli? D’altronde la chiesa era stata costruita con lo scopo di esaltare il solstizio e rendere gloria alla grandezza di Dio e del Creato. Qualcosa non tornava. Decisi così di contattare il sacrestano Michele Cassano, che già conoscevo per i suoi libri su Bari Vecchia, e porgli la seguente domanda:

 “Per caso si sa come mai il culto era stato dimenticato? Probabilmente ci sarà stata qualche proibizione ecclesiastica, ma non riesco a trovare nulla sui miei libri o online, tu sai qualcosa a riguardo?”

Questa la sua risposta:

“Prima della mia scoperta non se ne sapeva nulla.”

Il miracolo, dunque, sembrava fosse stato davvero dimenticato nei secoli, sia dal popolo che dagli ecclesiastici stessi. Ma perché? Ancora senza prove, ero sempre più convinto che fossero stati ordini dall’alto a cancellare quell’evento. Continuai a fare ricerche e mi confrontai con il giornalista e insegnante di religione Salvatore Schirone, appassionato della sua città e con il quale condivido spesso dubbi e ricerche. Eravamo entrambi d’accordo che, probabilmente, l’evento fosse collegato alla confusione data dalla sostituzione e sovrapposizione della festa romana del Sol Invictus del 25 dicembre, in cui si celebrava il dio Sole, con la venuta al mondo di Gesù a Natale. Feste rurali e solstiziali, dunque, si confusero ancora una volta e in molti, persino i fedeli stessi, continuarono a credere che il Dio cristiano fosse il Sole, perché di fatto i seguaci di Jahvè pregavano rivolti verso il sole sorgente. Nel suo sermone di Natale del 460, papa Leone I esternò il suo disagio:

«È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei.»

 

(Papa Leone I, 7° sermone tenuto nel Natale del 460 – XXVII-4)

Ritornando al solstizio d’estate, pensai fosse davvero probabile che il rito, considerato come un retaggio pagano, fosse stato dismesso per ordine superiore. Ero quindi interessato a capire se esistessero testimonianze su documenti ecclesiastici e soprattutto desideravo scoprire chi, quando e perché aveva deciso di far dimenticare al popolo barese la sua festa della luce. Sin dalla costruzione della Cattedrale, tutti avevano saputo di quel miracolo architettonico. Ritenni fosse da ingenui credere che fosse bastato spostare le panche e coprire il mosaico per far dimenticare l’evento ai credenti. Qualcosa di importante era accaduto.

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Cattedrale di San Sabino. Bari, 2012. Fotografia di Nico Tomasicchio

 

Cattedrale di San Sabino. Bari, 2012. Fotografia di Nico Tomasicchio

L’orientamento astronomico delle chiese

Continuando le mie ricerche, mi imbattei in uno studio completo e molto interessante dal titolo L’orientazione astronomica delle chiese cristiane, scritto dall’archeologo e astronomo Adriano Gaspani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e pubblicato nel sito duepassinelmistero.com. In questo articolo, che invito i più curiosi a leggere, il professor Gaspani spiega la diffusa tradizione di orientare i templi, e dunque i luoghi di culto, seguendo il criterio denominato “Versus Solem Orientem.” Perché, come per i pagani, anche per i cristiani la salvezza e la rinascita erano collegate alla direzione cardinale orientale. Il Cristo aveva come simbolo il Sole (Sol Invictus), e la direzione est – come detto all’inizio di questo scritto – simboleggiava non solo la croce sul Golgota, ma la stessa assunzione al cielo del figlio di Dio.

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Architetti e astronomi lavorarono a fianco per secoli, per costruire le chiese secondo scrupolosi rituali e regole che seguivano il corso dei cieli e le favorevoli congiunzioni astrali. Il periodo scelto per la progettazione – come riporta il professore – era quello di poco successivo all’equinozio di primavera ed era in accordo con le regole astronomiche della celebrazione della Pasqua cristiana, ovvero con la levata all’orizzonte delle stelle della costellazione dell’Ariete. La conseguenza è che nessuno dei luoghi di culto medievali sorse secondo criteri casuali, ma ciascuno venne edificato in base a precisi canoni costruttivi, tra cui la scelta dell’orientamento a est e in particolare verso il punto di levata del Sole agli equinozi. Le chiese costruite prima del 1500 sono caratterizzate da un’orientazione molto accurata, mentre dal 1500 al 1700 è meno precisa, fino ad arrivare al 1700, quando i luoghi di culto tendono a essere orientati in maniera quasi casuale.

 

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Epilogo

Capii dunque meglio come funzionava il miracolo del solstizio d’estate nella Cattedrale e l’attinenza con l’associazione del Sol Invictus alla venerazione del Cristo, ma per me mancava ancora qualche tassello. Provando una profonda ammirazione per gli studi che il professor Gaspani aveva svolto, decisi di contattarlo ed esporgli i miei dubbi riguardo la Cattedrale di Bari.

“Gentile Adriano, ho letto con immenso piacere il suo articolo “L’orientazione astronomica delle chiese cristiane” risalente al 2010. Sono arrivato a lei per delle ricerche che sto conducendo sulla Cattedrale di San Sabino a Bari. Avendo spostato dei banconi che coprivano da secoli il rosone musivo sul pavimento della chiesa, il sacrestano “scoprì”, qualche giorno prima del solstizio d’estate, che la luce proveniente dalla finestra a rosone combaciava perfettamente con il rosone del mosaico. Fu una grande scoperta all’epoca e a me parve insolito che nessuno del popolo o gli stessi preti ricordassero questo evento straordinario. Ho contattato il sacrestano e mi ha riferito che prima di lui nessuno ne sapeva nulla. È chiaro che qualche emendamento papale, o forse anche locale, abbia proibito il culto del sole nella chiesa. La contatto dunque per questo, per chiederle se per caso lei possa dare risposta al mio dubbio. La Cattedrale di Bari fu costruita nel XIII secolo. Spero di avere sue notizie.”

Così mi rispose:

“Considerato che l’azimut astronomico di orientazione dell’asse della navata della Cattedrale è 92°,6, l’altezza del Sole al solstizio d’estate, quando al tramonto transita lungo l’asse della Cattedrale (Azimut=272°,6), deve essere 34° 41′ circa, allora si genera la proiezione della luce passante per il rosone (attualmente intorno alle 16 ora solare). Nel XIII secolo la situazione era la stessa, salvo che per la deriva del calendario giuliano il solstizio avveniva il giorno 14 Giugno.
Non penso che ci siano state delibere contro il fenomeno solare (avrebbero chiuso il rosone), ma solo una progressiva dimenticanza del simbolismo in quanto queste cose non vengono più insegnate da tempo.”

La risposta del professore era stata per me esauriente e il mio cruccio era così risolto. Il rito del sole era stato chiaramente dimenticato. La mia teoria di una qualche proibizione alla celebrazione del culto pagano, dunque, non resse, ma ebbe un nuovo risvolto.

Mi venne alla mente una foto in bianco e nero della Cattedrale, scattata nel 1920[2] circa, che Giuseppe Iannone, appassionato fotografo della Città Vecchia con l’amico Giuseppe Franco, condivise con me qualche tempo prima. Ritrovata la foto nell’archivio, ebbi la conferma. Il rosone non era stato chiuso, come aveva giustamente osservato il professore, ma modificato nella forma. Ed ecco che tutti i tasselli tornarono al proprio posto.

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Cattedrale di San Sabino. B ari, inizi ‘900. Foto archivio dell’Istituto centrale per il Catalogo e la Documentazione

Nel 1738, la Cattedrale romanica di San Sabino subì una massiccia e organica ristrutturazione in stile barocco, che rese il duomo quasi irriconoscibile. Mentre il mosaico rimase come nell’allestimento trecentesco, il rosone fu modificato drasticamente. Dal 1925 fino al 1954 circa, la Cattedrale venne poi ricondotta allo stile romanico, per mettere a nudo le pulite strutture medievali. Ovviamente anche il rosone centrale tornò a essere come ci appare oggi. Ma, non tramandandosi più i lavori di architettura e astronomia, come ha riferito il professor Gaspani, il “miracolo” della luce, che avveniva solo una volta l’anno e a una determinata ora, fu gradualmente dimenticato.

Sappiamo poi che compiuti i più recenti lavori di restauro durati tre anni (2002-2005), l’Arcivescovo di Bari-Bitonto, Monsignor Francesco Cacucci, decise una nuova disposizione dei banchi del tempio che rendesse visibile il bellissimo rosone musivo del XIII secolo, celato da tempo. Questo portò all’incredibile riscoperta del miracolo del solstizio. Al sacrista Michele Cassano bastò avere un acuto spirito di osservazione.

Dopo tante ricerche, posso ritenermi soddisfatto di concludere il libro con questo capitolo. Trovo incredibile come da una semplice domanda si possa scavare così tanto e scoprire storie incredibili. Molti mi chiedono perché scrivo o perché mi sono innamorato di Bari. Penso che quest’ultimo scritto rappresenti la risposta più adatta.

Gaetano Barreca Mascià

Tratto dalla sezione articoli e ricerche del libro “La Tagliatrice di Vermi e altri racconti”, di Gaetano BarrecaWip Edizioni.www

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[1] L’edificio attuale, che data tra il XII e il XIII secolo, probabilmente verso l’ultimo trentennio del millecento, fu costruito, per volontà dell’arcivescovo Rainaldo, sulle rovine del duomo bizantino distrutto da Guglielmo I detto il Malo (1156), del quale è possibile ancora oggi osservare, a destra del transetto, parte del pavimento originario che si estende sotto la navata centrale.

[2] Foto acquistata dall’autore dal sito dell’ICCD, Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione




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