Auto elettriche, un usato insicuro
I prezzi delle auto elettriche usate affondano, col rischio di destabilizzare il nuovo e l'intera filiera. Sono i problemi tipici delle transizioni tecnologiche, a cui si aggiungono i sussidi cinesi.
Come ogni transizione, anche quella verso le auto elettriche non è esente da criticità. Una tra le molte è segnalata da Bloomberg: il mercato dell’usato dei veicoli elettrici è in grandi difficoltà, e questo si riverbera fatalmente anche sul nuovo.
Nel mercato dell’usato di Stati Uniti ed Europa, che vale 1.200 miliardi di dollari, i prezzi scendono infatti molto più di quelli delle vetture con motore termico. Tra le cause ipotizzate, la mancanza di sussidi agli acquisti, l’attesa di nuove e migliori tecnologie, segnatamente sulle batterie, e l’incompletezza della rete di ricarica. A queste criticità si aggiunge poi la guerra dei prezzi condotta da Tesla e dai costruttori cinesi, che impatta sul resto del pianeta, su nuovo e usato.
LA PRESSIONE SULLE FLOTTE
Poiché in Europa la maggior parte dei veicoli elettrici sono venduti attraverso il leasing, costruttori e concessionari cercano di compensare le perdite sui prezzi attraverso l’aumento dei costi di finanziamento. A essere colpiti da questa stretta sono soprattutto le società di autonoleggio, che sono grandi compratori di veicoli. Di recente, Sixt ha quindi deciso di togliere i veicoli Tesla dalla propria flotta di noleggio a causa del forte calo del loro valore residuo, oltre agli elevati costi di riparazione. Anche Hertz segnala che la guerra dei prezzi ha abbattuto il valore di rivendita delle Tesla di un terzo.
L’usato sta quindi rivelandosi un’area di vulnerabilità per l’intera industria, alle prese con una già difficile transizione. Secondo Bloomberg, questi problemi sono destinati ad acuirsi il prossimo anno, quando giungeranno a scadenza i contratti triennali di leasing degli 1,2 milioni di veicoli elettrici venduti in Europa nel 2021, e il mercato dell’usato è quindi atteso a un’onda di piena che può affondare i piani di produzione e redditività del settore, oltre a colpire la fiducia dei consumatori e spingere le posizioni dei politici che chiedono un rallentamento o più propriamente un ripensamento nella transizione all’elettrico.
Secondo alcuni siti specializzati, i prezzi dei veicoli elettrici usati, nell’anno terminato a ottobre, sono scesi del 30% contro una flessione del 5% per quelli con motore a combustione interna. Il fenomeno è visibile in Germania, dove la maggior parte degli EV si vende nell’ambito delle flotte aziendali e giunge sul mercato dell’usato da uno a tre anni dopo la prima immatricolazione. E qui ristagna, costringendo a tagli sempre più profondi dei prezzi, producendo il fenomeno definito “scorte a rischio”.
Il canale secondario destinato alle flotte di mobilità collettiva (il cosiddetto ride hailing) non appare sufficientemente robusto per sorreggere i piani di vendita. Per tutte queste considerazioni, i costruttori stanno ridimensionando i programmi di sviluppo.
SONO I COSTI DI TRANSIZIONE, BELLEZZA
Anche la novità della tecnologia non aiuta a prezzare il mercato secondario: mentre per i veicoli con motore a combustione interna i consolidati parametri di riferimento sono l’età e il chilometraggio, la valutazione della tenuta delle batterie nel corso del tempo è ancora nella fase della scoperta. Si paga dazio anche all’evoluzione della tecnologia: l’attesa di nuove generazioni di batterie, a minore costo e maggiore autonomia, aumenta l’incertezza per chi decidesse di passare ora all’elettrico.
Tutte queste considerazioni dovrebbero aiutare a comprendere i costi della transizione. A ciò si deve aggiungere che la progressiva fuoriuscita dal motore termico determina la riduzione dei volumi prodotti da impianti a elevati costi fissi, cioè minaccia la redditività dei costruttori in transizione e rischia di spingerli sull’alta marginalità, minacciando la mobilità individuale di massa.
Anche per questo motivo, si può agevolmente ritenere che nei prossimi anni al settore automotive serviranno ancora robusti sussidi pubblici, diretti e indiretti (ai consumatori), se si vorrà evitare che venga progressivamente demolito dall’eccesso di capacità produttiva (sussidiata) dei costruttori cinesi, che stanno aggredendo il mercato europeo creandosi teste di ponte (ad esempio in Ungheria) e stanno arrivando in Messico, il cortile di casa degli Stati Uniti, che è diventato la seconda destinazione globale di auto elettriche cinesi, dopo la Russia.
Foto di Michael Fousert su Unsplash