mercoledì 27 maggio 2020 - Fabio Della Pergola

Assistenti civici e seconda ondata

È più che lecito, credo, ironizzare sulla "bella" idea del ministro Boccia che ha pensato di arruolare 60mila poveri disgraziati con l'obiettivo, nel suo progetto, di mandarli in giro a "ricordare" i comportamenti prudenziali per evitare una seconda ondata di pandemia. Senza alcun altro compito che questa, modestissima, funzione di promemoria.

D'altra parte non si può certo dire che sia una novità: «C'erano ancora persone – a parlare erano il sindaco di San Francisco, Rolph, e l'ufficiale sanitario della città Hassler, durante la pandemia di spagnola del 1918 – che "per incapacità di rendersi conto della gravità della malattia minacciosa, o forse per cattiveria o disprezzo della salute pubblica", non prendevano sul serio le raccomandazioni». Sta di fatto che i cittadini senza mascherina o con la mascherina posizionata sul mento, anziché su naso e bocca, venivano arrestati senza tanti complimenti. Roba d'altri tempi, si sa.

Da noi – grazie all'evoluzione dei sistemi democratici – ci si limita a "ricordare". Evidentemente si pensa che sia già svanita la memoria dei pronto soccorso in fibrillazione, dei reparti sovraccarichi, dei lugubri cortei di camion militari che trasportavano cadaveri da "smaltire" altrove, delle facce stravolte di stanchezza di medici e infermieri.

Forse è così o forse quella memoria è stata travolta (anche) dalle molte polemiche che hanno investito buona parte della classe dirigente di questo paese. Spesso a buona ragione, talvolta solo sull'onda del cicaleccio da social.

Se mai il progetto di Boccia vedrà la luce, quello che otterranno i distanziatori, è facile ipotizzarlo, sarà qualche micro successo temporaneo, la persona timida con mascherina abbassata sul mento per il caldo, se la tirerà sulla bocca per i due minuti successivi al promemoria o al rimbrotto ricevuto, a fronte una miriade di sfottò e di derisioni più o meno espliciti. Speriamo solo che gli "assistenti civici" non siano arruolati fra i facilmente irritabili sennò finirà in rissa a ripetizione con grave inasprimento della frattura fra "ligi al dovere" (e alla prudenza antiepidemica) e "ribelli" a tutti i costi, facili richiami di estremismi vari come si è già visto in Germania o negli Stati Uniti.

Quindi sì, ridiamo sulla proposta bocciana per qualche minuto, in attesa che sia, probabilmente, bocciata. Poi basta.
 
Perché la realtà è che la sensazione che l'emergenza sia finita scorre a fiumi, le pressioni per riaperture accellerate provenienti da ogni ambito produttivo e commerciale, da ogni categoria professionale e anche da ogni gruppo politico e istituzione locale sono tali da far cedere, sulla sicurezza, anche troppo. Nonostante le solite plateali dichiarazioni che si risolveranno nelle altrettanto solite tonnellate di carta di certificati, autodichiarazioni e simili che lasceranno il tempo che trovano.
 
Tutto, per tanti versi, comprensibile - sia chiaro - ma più gente sarà in giro (a lavorare, a darsi da fare come può, sui mezzi pubblici, nelle scuole, nei bar, a fare movida, nelle palestre, nei parchi e sulle spiagge) più scemerà la consapevolezza che il virus "è vivo e lotta contro di noi", per parafrasare una celebre frase antifranchista. È una banale questione di comunicazione; ciò che ognuno di noi comunica agli altri attraverso il proprio comportamento.
 
Il che rende - farò la Cassandra, per quel che conta, anche se spero davvero tanto di sbagliarmi - pressoché certo un ritorno dell'epidemia, in - ancora - assenza di cure efficaci e di vaccino. La famosa seconda ondata di cui più o meno tutti parlano, fra qualche mese. Quella della Spagnola fu più letale della prima, speriamo che nel frattempo si sia imparato qualcosa dalla storia, quantomeno in rapidità decisionale.
 
A meno, naturalmente, di non essere Giorgio Agamben (o uno dei suoi imitatori ed epigoni) che parlava di epidemia "inventata" per mettere al centro della sua riflessione il pericolo della tecnicizzazione dei rapporti sociali (con particolare riferimento alla scuola). D'altra parte per un heideggeriano quale altro pericolo può esistere al mondo se non quello della "tecnica"?
 
Il problema della seconda ondata non fa dormire sonni tranquilli ai lavoratori della sanità, credo nemmeno già da adesso. Soprattutto dopo le performance dei responsabili – locali, ma anche nazionali (una per tutte la mancata chiusura in zona rossa delle valli bergamasche nel rimpallo di responsabilità fra governo nazionale e regionale) – viste nella "prima ondata".
 
In più, ci avverte Milena Gabanelli con la sua solita, preziosamente pignola, precisione, la questione dei tamponi pare che sia tuttora in alto mare. E se l'alta moda si è davvero riciclata in produzione di mascherine a prezzo (forse) calmierato, quella dei reagenti mancanti e dei laboratori di verifica dei tamponi sottodimensionati rimarrà una problematica aperta (con buona pace di chi continua a gridare "servono più tamponi!").
 
Il futuro quindi non è affatto roseo, vigilantes di Boccia o meno. E non è solo la sanità, o l'economia, che andranno sotto un terrificante stress nel caso che la previsione di un ritorno della virulenza si avverasse. Potrebbe essere il tessuto sociale stesso ad andare incontro a lacerazioni forti. In special modo se la pandemia si dovesse allargare al sud dopo la riapertura dei confini regionali.
 
In quel drammatico caso non sarà strano vedere i diritti costituzionali revocati, questa volta con piglio ben più duro, da un governo ancor più decisionista (per il bene collettivo sia chiaro!) di quello che abbiamo visto finora.
A quel punto gli agamben avranno gioco facile a dire "l'avevo detto!" (anche se, in realtà, avevano detto tutt'altro).
 
L'unico consiglio serio, nel frattempo, è di attenersi il più possibile alle uniche forme di prevenzione possibile: distanziamento e mascherine. E di trovarsi un/una amante per il prossimo inverno, nel caso scattasse un secondo lockdown.



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