mercoledì 19 febbraio 2020 - Phastidio

Arriva la recessione e non ho nulla da mettermi

Dopo i pessimi dati del Pil giapponese del quarto trimestre 2019, causati ancora una volta da un improvvido rialzo dell’imposta sui consumi, e malgrado un sistema di cashback simile a quello che molti vorrebbero introdurre da noi per indorare la pillola di aumenti Iva, si dà per scontato che il paese del Sol Levante entrerà in recessione questo trimestre, anche per gli effetti della gelata prodotta da guerre commerciali e coronavirus.

Nel frattempo, il presidente della Fed si unisce al coro di governatori di banche centrali che chiedono ai governi uno stimolo fiscale, perché la politica monetaria da sola non ce la fa più. Detto da chi è alla guida di una banca centrale che dista oltre un punto percentuale e mezzo dal tasso zero fa un certo effetto, ma l’effetto aumenta quando ci si rende conto che gli Usa sono già in espansione fiscale, visto che lo stimolo di Donald Trump è stato calato su un’economia già al pieno impiego e quest’anno il rapporto deficit-Pil statunitense sarà intorno al 5%, il più elevato non in tempo di recessione; roba da far leccare le orecchie agli europei ed ai tossici da deficit italiani. 

Ecco, gli italiani. Il paese è stabilmente in coda alle previsioni della cosiddetta crescita europea, con distacco crescente. Lustri di ricette economiche sbagliate non sono trascorsi invano. O forse sì, perché quando anche noi finiremo ufficialmente in recessione, tra un paio di mesi, ci sentiremo ripetere dai quattro angoli dello schieramento politico che “è ora di finirla con l’austerità”.

Tutto molto bello, se non fosse che la posizione fiscale italiana è espansiva ormai da parecchi anni, quindi l’austerità non esiste ed i risultati li abbiamo sotto gli occhi. Del resto, avrete visto le pacche sulle spalle ed il trenino per il +0,1% di PIl stimato dal reddito di cittadinanza, che però costa lo 0,3%, no? Oppure la sortita da Barone di Münchhausen di chi voleva aumentare l’occupazione aumentando gli inattivi mediante pensionamenti, ricordate anche quello? 

Che fare, quindi? Non saprei, perché questo è un dissesto culturale prima che economico. In maggioranza pro tempore c’è un’Armata Brancaleone la cui missione è quella di eradicare dalle nostre lande il liberismo con tante b, a colpi di tassa e spendi e redistribuzione dell’impoverimento. All’opposizione c’è un personaggio che ormai fa quasi tenerezza, pugile suonato dalle proprie coazioni a ripetere: “non vogliamo uscire dalla Ue e dall’euro”, ma “se non otterremo ciò che vogliamo, meglio fare come gli inglesi” (sic),

Ma soprattutto, quando si arriva al dunque e si deve affrontare la realtà a mani nude, il nostro eroe fugge di notte per poi tornare a promettere burro, cannoni e cannoli e sfogliare la margherita. Io uscirei, non uscirei, ma se vuoi. La tragedia è che ancora in molti lo ascoltano, così come altrettanti ascoltano la banda dei “redistributori” sinistrati neomovimentisti, morsi da uno zombie a 5 stelle e che stanno diventando come lui. 

Zoologicamente, resto indeciso tra le rane di Fedro (che bollono in pentola) ed i capponi di Renzo. Ma tutto questo stucchevole wrestling tra fazioni dello stesso fallimento porta da una sola parte. Inutile che vi dica quale. Buon ascolto.

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Foto di Karen Arnold da Pixabay 




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