mercoledì 11 novembre 2020 - Doriana Goracci

Armenia, Turchia, Azerbaijan, Russia e un pizzico d’ Italia

E' prima mattina, ancora deve sorgere il sole quando ascolto la cronaca internazionale da Luigi Spinola, su Radio3 Mondo. Ieri a volerla proprio cercare la notizia... si apprendeva che" il leader dell’enclave armena, Arayik Harutunyan, ha dato il proprio assenso alla tregua voluta da Mosca per mettere fine alla guerra, come ha scritto su Facebook, «il prima possibile».

 
E ora saranno 2.000 militari-peacekeepers russi - già partiti - a garantire per cinque anni almeno la stabilizzazione lungo la frontiera tra la regione separatista e l’Azerbaijan ... Dopo più di un mese di combattimenti, scoppiati il 27 settembre scorso, e la perdita di 5.000 persone, nella notte tra lunedì e martedì Armenia e Azerbaijan hanno firmato (a distanza) la “pace” di Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan".
 
E così mentre si celebra lo Stop al conflitto in Nagorno-Karabakh, capitola l'esercito armeno e gli azeri festeggiano in piazza. Il premier armeno Nikol Pashinyan sostiene: «Il ritorno dei turchi nel Sud del Caucaso segna la ripresa del genocidio degli armeni d’un secolo fa, quando l’impero Ottomano massacrò un milione e mezzo di noi», lui l’ex giornalista d’inchiesta ed ex oppositore al regime corrotto e filorusso dell’Armenia che nel 2018 ha conquistato il potere organizzando pacifiche manifestazioni in tutto il Paese.
 
Centinaia di armeni furenti hanno fatto irruzione nelle sedi del Parlamento e del Governo di Erevan, capitale dell'Armenia, devastando gli uffici e accusando di tradimento Nikol Pashinyan". Nikol Pashinyan ha condannato l'incidente su Facebook, aggiungendo che dalla sua residenza sono stati rubati degli effetti personali: "un computer, un orologio, profumo, patente di guida ed altri oggetti... Sono in Armenia e continuerò a lavorare come Primo Ministro", ha detto.
 
Bene, era notizia del gennaio 2012 che “Negare il genocidio degli armeni diventa reato in Francia". Per me gli armeni, l'Armenia, erano degli sconosciuti. Non credo che i giovani oggi sappiano molto di più di questo popolo, in genere della politica attuale estera, se non quella che le tv ci passano, che i giornali descrivono. Fu un caso che mia figlia che si era iscritta un bel po' di anni fa all' Orientale di Napoli, ritornò a Roma, a Lettere, e il suo corso di studi di due anni fu chiuso: si laureò in Storia Orientale con pressioni perché facesse una tesi sugli Armeni, diversa da quella che voleva e su cui si era applicata. Andò in Puglia e fece una tesi sperimentale con gli armeni che li trovò, con le loro famiglie, le loro case, la loro storia.
Fu un caso che io conobbi gli Armeni che sapevo solo che l’ Armenia aveva un suo figlio, Charles Aznavour, che la cantava e sosteneva, come la Boheme, in armeno.
Fu un caso che ebbe una relazione con un giovane curdo, che viveva in Turchia ed era venuto in Italia...e così conobbi anche l'esistenza dei Curdi. Oggi mia figlia insegna come il fratello italiano in Francia, a Marsiglia.
 
Penso ai nostri giovani, all'Erasmus interrotto, alla loro vita dietro uno smartphone e un computer, alle biblioteche chiuse, alle facoltà chiuse, ai voli no load interrotti, al confinamento, anche di certe piccole notizie, confinate in cifre di guerra. Si parla solo dei morti per Covid. Lockdown di certa umanità.

Foto; Wikimedia




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