Antony and the Johnsons: The Crying Light
Non si può che essere lieti del ritorno in grande stile di Antony and the Johnsons. Dopo due album, il primo omonimo e indimenticato, e quel I’m a bird now che ha reso giusta notorietà alla grande voce di Antony Hegarty,si assiste ad un altro lavoro complesso e toccante. The Crying light è concepito con un grande equilibrio fra luci e ombre, fra l’inevitabilità del destino e la ricerca della salvezza. La prima tappa del viaggio è Her eyes are underneath the ground pezzo di apertura di sola voce, piano e archi leggeri in sottofondo, ballata sussurrata, ma diretta verso la speranza , seguita dal pezzo più significativo dell’album Epilepsy is dancing, di ritmo sostenuto da una chitarra armoniosa e un testo che ha tutta la meraviglia della poesia, nel contesto di un disagio fisico che si propone come una danza e non come un segreto da non rivelare o per cui provare vergogna: "All the metal burned in me/ Down the brain of my river /That fire was searching/ For a waterway home [...] My eyes pinned inside /With green jewels/ Hanging like Christmas stars/From a golden vein" fino alla conclusione che in soli due versi riscalda le vene e stimola i brividi "Cut me in quadrants/Leave me in the corner" eseguito in doppia, tripla voce dallo stesso Antony, di una potenza raggelante.
La possibilità, che è una delle chiavi di volta per leggere il disco, e la fede incrollabile sono i motori per One Dove, Aeon, arrangiata con una guizzante chitarra elettrica e Dust and Water gospel a voce solista con distorsioni a implemento di fondo, complessa più di tutte le altre tracce all’ascolto, ma concettualmente geniale. Da intramezzo non meno importante in questo percorso ascendente fanno l’accecante The Crying Light e Daylight and the sun, il suo diretto opposto, che riconosce nell’oscurità una compagna ostica, ma naturalmente accettabile. Sì, perchè la natura e i suoi abitanti, i quattro elementi e il creato prendono comunque parte al viaggio terreno di riscoperta soprattutto in Kiss My Name,nel cui finale appare un inatteso flauto di Pan, Everglade che rivela le reali e immutate doti dei "Johnsons" solitamente sacrificati per dar spazio alla voce e Another World, pianto forse disperato per la richiesta di un mondo diverso, ìn cui regni finalmente la pace: "I need another place /Will there be peace/ I need another world /This one’s nearly gone /Still have too many dreams /Never seen the light /I need another world /A place where I can go.
The Crying Light
Secretly Canadian- 2009
Her eyes are underneath the ground